Consulenze alla fidanzata, per i pm va condannato
Andrea Giambartolomei 16:11 Venerdì 29 Giugno 2018 4L'ex direttore del Parco fluviale del Po aveva affidato alla compagna lavori per 35mila euro. I pm chiedono chiedono la condanna per entrambi a due anni con l'accusa di abuso d'ufficio. Tra due settimane la sentenza
Da direttore dell’ente Parco fluviale del Po, Ippolito Ostellino aveva affidato alcune consulenze per 35mila euro alla sua compagna, Monica Nucera Mantelli. Affidamenti avvenuti in modo diretto, senza gara pubblica. Secondo la procura, però, queste attività dovevano essere assegnate soltanto dopo una procedura comparativa tra le qualità della fidanzata, esperta di marketing e comunicazione, e quella degli altri “concorrenti”. Per questo stamattina il sostituto procuratore Laura Longo ha chiesto la condanna a due anni per abuso d’ufficio nei confronti di Ostellino e Nucera Mandelli. Alla sua richiesta si è aggiunta quella dell’avvocato Alessandro Mattioda, rappresentante dell’ente di gestione del Parco fluviale del Po torinese. Gli avvocati Stefano Campanello e Vincenzo Enrichens, difensori dei due imputati, ne hanno chiesto invece l’assoluzione.
Il caso è emerso nel 2015 quando la Regione Piemonte, a cui fa riferimento l’ente, ha ricevuto delle lettere anonime (firmate da tale “Rosaspina”) nelle quali si denunciavano gli incarichi conferiti dal direttore alla compagna per la promozione dell’immagine del parco e delle sue attività. Da piazza Castello, a quel punto, la segnalazione è stata inoltrata alla procura, che ha condotto l’inchiesta penale. Sono emersi tre contratti annuali per il 2012, 2013 e 2014 e un contratto biennale nel 2015. Ostellino, poi, avrebbe voluto rinnovare l’incarico alla sua convivente per altri due anni e affidarle anche il compito di curare il dossier per la candidatura del Parco a “Riserva di biosfera dell'Unesco”. In questo modo, secondo l’ipotesi dell’accusa, Ostellino aveva provocato un vantaggio alla compagna e un danno all’ente.
In tutto questo non ci sarebbe nulla di illegale, hanno ribattuto i difensori, anzi “il presidente dell’ente è venuto a dirci che l’immagine del Parco è migliorata”, ha ricordato l’avvocato Campanello per sottolineare che gli incarichi hanno portato a risultati positivi, mentre Enrichens ha sostenuto che quel tipo di consulenza per la comunicazione non richiedeva una gara. Quest’ultimo, inoltre, ha ricordato che, tra le tante cose, era stato il presidente dell’ente a chiedere al direttore di trovare una professionalità per curare l’immagine del parco in vista della proposta per la designazione a patrimonio dell’Unesco, una “candidatura caduta perché non si è voluto dare una consulenza da 900 euro”, ha detto. Infine Enrichens ha fatto un parallelo con un altro processo per abuso d’ufficio, quello sulle concessioni delle arcate dei Murazzi, spiegando che quella sentenza ha ribadito la prevalenza dell’interesse pubblico sulla violazione dei regolamenti amministrativi: “Bisogna guardare all’interesse pubblico”. Per questo hanno chiesto l’assoluzione, perché il fatto non sussiste e perché manca il dolo. La terza sezione penale del tribunale ha rinviato il processo al 16 luglio per la sentenza.