CINQUE CERCHI

Villaggio olimpico all'ex Thyssen

La proposta di ospitare gli atleti nella fabbrica della tragedia del 2007 è contenuta nel pre-dossier che domani verrà inviato a Roma. Appendino: "Un tentativo di ricucire una ferita che è sia della città sia dell'Italia"

Collocare il villaggio olimpico di Torino 2026 nell’area ex Thyssen, nella zona Nord della città. Questa la proposta contenuta nel pre-dossier olimpico della Città di Torino che domani sarà inviato a Roma. Lo ha annunciato il sindaco Chiara Appendino, oggi nel corso delle comunicazioni al Consiglio comunale. “Abbiamo cercato di tenere insieme l’esigenza di rigenerazione urbana del nostro territorio con l’accompagnamento all’evento - ha spiegato la prima cittadina in Sala Rossa - non a caso il villaggio olimpico è previsto sull’area Thyssen. Una scelta che vuole essere un tentativo di intervenire in una zona, a Nord della città, in grandissima difficoltà”. A detta della sindaca si tratta di “un tentativo di ricucire una ferita che è sia della città sia dell’Italia”. Il progetto prevede la bonifica dell’intera area, la creazione di un polo dedicato alla sicurezza sul lavoro. Un polo di ricerca, di sviluppo e formazione.

“Non prevediamo di costruire nulla ex novo e non vogliamo fare debito”: sono i principi della candidatura di Torino alle Olimpiadi invernali del 2026 illustrati dalla Appendino. Il pre-dossier “delinea le linee guida della Torino del futuro”, spiega la prima cittadina che parla di un “evento green e sostenibile” che “terrà conto di quanto non ha funzionato nel 2006”. “Quello che cerchiamo di fare - ha proseguito Appendino - è un evento che va oltre i 15 giorni dei Giochi. Non lavoreremo per le Olimpiadi ma per Torino 2030. Tenendo insieme i principi dell’Agenda 2020, il piano Torino 2030 e le linee di sviluppo della nostra città - sottolinea - le Olimpiadi possono essere un’occasione per permettere alla città di proseguire la sua vocazione utilizzando ciò che in passato non ha funzionato per migliorarlo”. Nel suo intervento la prima cittadina ha parlato della “doppia legacy di Torino” definendola “uno dei punti di forza di questa candidatura. Da un lato - spiega - la legacy materiale, il fatto di avere strutture e infrastrutture già a disposizione. Dall’altra quella immateriale. Questo territorio - precisa - ha già fatto un evento di questo tipo e ha un’eredità, in parte positiva e in parte no. E poter fare le cose una seconda volta - conclude - permette di avere più tempo per correggere quello che non ha funzionato. Questo è il tema che ci dà il valore aggiunto rispetto alle altre candidature e ci permette di costruire un nuovo modello”.

“Abbiamo tolto il Parco del Valentino dalle location olimpiche perché non vogliamo prevedere innevamenti urbani, ma sfruttare le nostre montagne”, ha proseguito illustrando parti del pre-dossier. È ancora un documento riservato, per cui entrerà nel merito del documento il 4 luglio in conferenza stampa, spiega la prima cittadina, che tuttavia ha voluto dare qualche anticipazione ai consiglieri comunali. “Tutte le location sono state concordate con il territorio e, per quanto riguarda Torino, abbiamo tenuto insieme esigenze di rigenerazione urbana con quelle legate all’evento”, sottolinea a proposito del documento, curato dall’architetto Alberto Sasso. “È un’opportunità unica per il territorio, che può tenere insieme innovazione, industria 4.0, poli di ricerca, rigenerazione urbana e recupero di infrastrutture, secondo la vocazione della città che vogliamo perseguire - sostiene ancora -. Non ci sarà alcun costo per creare infrastrutture per i trasporti, solo manutenzione, e per costruzioni ex novo. E saremo attenti ai temi dell’elettrico e della mobilità sostenibile. Offriremo ospitalità diffusa e faremo crescere il territorio, stando attenti alla spesa, che sarà più trasparente e governata dalla nuove tecnologie”.

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