POTERI FORTI

"Canone o più pubblicità", pressing di Cairo

L’editore alza la voce perché il governo “amico” intenda. “La7 fa servizio pubblico” e chiede di mettere fine alla situazione di privilegio della Rai. Musica per le orecchie di Di Maio che ha già aperto il fronte con viale Mazzini

Urbano Cairo alza il tiro sul duopolio RaiSet. La7 fa servizio pubblico e chiederà al governo di avere dei riconoscimenti in questo senso: lo ha detto l’editore lombardo-piemontese alla presentazione dei palinsesti della rete televisiva. “Abbiamo fatto ragionamenti e incontri sul servizio pubblico, abbiamo incontrato il governo, non ci hanno minimamente considerati siamo poco potenti, parliamo ma non ci considerano, mi sembra evidente, non mi sembra giusto perché dalla ricerca di Swg viene fuori che La7 fa servizio pubblico e anche bene, la gente viene a vedere cosa c’è perché si può informare in modo oggettivo, ci sono dei picchi perché la gente più in difficoltà a capire e viene ancora di più” ha spiegato Cairo.

Ora che però a Palazzo Chigi si è insediato un governo che, almeno sulla carta, potrebbe essere se non “amico” certamente più “sensibile” a tali richieste torna alla carica: “Ci riproveremo, credo che sia un tema che dovrebbe essere all’attenzione, quando vedo che la Rai ha un miliardo e 800 milioni di risorse da canone più la pubblicità dico o una o l’altra. In Spagna la rete pubblica non ha pubblicità, in Germania o Francia solo in momenti delimitati della giornata, in Italia 700 milioni per la Rai arrivano dalla pubblicità, numeri importanti - ha aggiunto - credo non sia giusto, a La7 siamo riusciti a riportar bilancio in piccolo utile facendo sforzi immani, tenendo tutti i dipendenti, investendo moltissimo e facendo qualcosa di incredibile. Sarebbe giusto avere delle pari opportunità”. Cairo si è chiesto “come si fa a competere con un soggetto che fattura in tutto 2,5 miliardi mentre noi abbiamo 150 milioni di raccolta, è un rapporto di 1 a 17 quando in altri paesi europei c’è la regola che se hai il canone non ha pubblicità, avendo così tanto canone puoi vendere la pubblicità in modo meno attento”.

Una stilettata in piena regola, seppur mitigata da quel “Non c'è l’ho con la Rai” pronunciato alla fine, quella di Cairo che potrebbe trovare orecchie attente in quegli esponenti del governo gialloverde coccolati e cresciuti nella notorietà anche grazie alla sua tv. E così se Luigi Di Maio ha aperto il fronte verso viale Mazzini, uno degli aspiranti consiglieri di amministrazione, il presidente del Codacons Carlo Rienzi, accoglie la richiesta del Berluschino alessandrino. “È una battaglia che portiamo avanti da anni. Come candidato al CdA della Rai presenterò una formale proposta per ridurre drasticamente la pubblicità sui canali della rete di Stato e garantire una più equa distribuzione del canone Rai. Con l’ingresso del canone in bolletta, infatti, la tv pubblica può godere di risorse enormi e non ha più necessità di trasmettere continuamente spot – prosegue Rienzi –. I tempi inoltre sono maturi perché una parte del canone venga ridistribuita alle tv private, ma solo in favore di quelle che fanno reale servizio pubblico e programmi utili ai telespettatori. Proposte che porterò avanti nell’ambito della mia candidatura al Cda della Rai”.

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