TOGHE ROTTE

"Siluro" di Padalino a Spataro

In un'intercettazione il pm (non indagato) si sfoga contro il suo superiore e cerca di metterlo in cattiva luce sui giornali. Intanto il clima al Palazzo di giustizia si fa teso e ci si prepara al cambio di guardia di fine anno

Che i rapporti tra il procuratore di Torino Armando Spataro e il sostituto Andrea Padalino fossero tesi era noto a chi frequenta quotidianamente il Palazzo di giustizia. Dalle intercettazioni dell’inchiesta che ruota intorno a un noto penalista cittadino, l’avvocato Pierfranco Bertolino (indagato per favoreggiamento e corruzione), emerge il retroscena del “siluro” preparato dal secondo nei confronti del suo superiore.

Da una conversazione avvenuta il 18 ottobre scorso tra un carabiniere indagato per corruzione in atti giudiziari, Renato Dematteis, e Padalino (non indagato) si apprende che il pm ha fatto avere a due cronisti di sua fiducia “un bel siluro”, la circolare interna con cui Spataro proibisce ai magistrati della procura di partecipare a operazioni di ordine pubblico, perquisizioni, arresti. La ragione di quel provvedimento interno era di opportunità perché alcune di quelle azioni possono “avvenire in contesti tali da potere determinare problemi di ordine pubblico, necessità di controllo del territorio, rischi di consumazione contestuale di altri reati o possibilità che si verifichino incidenti imprevedibili”. E, oltre all’incolumità fisica, se c’è un reato di cui un magistrato è vittima o testimone, allora c’è il rischio che tutto il fascicolo debba partire da Torino e andare verso la procura di Milano, competente per le indagini che coinvolgono come indagati o parti offese le toghe piemontesi. Tuttavia quella circolare firmata da Spataro conteneva dei riferimenti a un’operazione coordinata da Padalino, fatto che non è andato giù a quest’ultimo. “L’ha mandata a tutta la sezione - dice Padalino - e poi l’ha mandata al Questore, l’ha mandata al Provinciale (comando dei carabinieri, ndr)”.

Così, con un gesto più in voga nel mondo della politica che in quello della giustizia, ha passato il documento a due giornalisti più fidati, “un bel siluro” per gettare cattiva luce su Spataro. “Il bello è che (l’ha mandata) a tutta la sezione di polizia giudiziaria, quindi non potrà mai attribuirmela. Però a Saluzzo (Francesco, il procuratore generale, ndr) gliel’ho detto che la davo ai giornali. Mi ha fatto: ‘Sei sempre lo stesso’”. Padalino esprime al suo interlocutore tutta la sua amarezza. La conversazione va avanti: “Ma se io penso a Spataro cioè, ma oltre a tutta la merda che sta tirando fuori eccetera, ma uno che ha inquisito quelli della Cia che stavano portando via un terrorista di merda, ma che cazzo… ma chi sei?”. Dopo il riferimento al caso Abu Omar, le esternazioni proseguono.

Spataro, arrivato a Torino nell’estate 2014, aveva cercato di limitare le sacche di autonomia che alcuni magistrati avevano acquisito nel corso di anni sfruttando un capitale di fiducia da parte dei predecessori e degli aggiunti. Raffaele Guariniello anticipò la pensione dopo alcune diatribe con Spataro sull’apertura di alcune inchieste. Con Padalino, invece, erano sorte divergenze sulla gestione dei fascicoli riguardanti i No Tav (un esempio, quello sulla pasionaria Nicoletta Dosio che violava le misure cautelari) e poi sulla partecipazione alle azioni oggetto della circolare. E anche da questi episodi nasce la volontà di Padalino di assumere l’incarico di reggente della procura di Alessandria dopo un interpello della procura generale del Piemonte e della Valle d’Aosta. La sua partenza, l’allontanamento di alcuni carabinieri in forza alla polizia giudiziaria per via di un’inchiesta condotta in maniera dubbia e le voci di un’inchiesta su De Matteis e Bertolino hanno a lungo animato i pettegolezzi nel palazzo di giustizia. Ora che molte cose sono emerse, tra cui il procedimento disciplinare al Consiglio superiore della magistratura su Padalino e un’inchiesta della procura di Milano (senza indagati né ipotesi di reato), quel gossip si è trasformato in preoccupazione tra gli uomini e le donne che lavorano nelle segreterie e nella polizia giudiziaria, soprattutto tra i carabinieri, mentre tra i procuratori aggiunti dominano l’amarezza e la delusione per la fiducia tradita da alcune persone: “Questo mestiere insegna a non fidarsi neanche dei propri genitori”, commenta una delle toghe. Intanto si va verso il termine del mandato di Spataro alla guida della procura torinese (a dicembre dovrebbe andare in pensione) e a settembre si insedierà il nuovo Csm che dovrà valutare le candidature per la successione di Spataro in un ruolo per niente facile, soprattutto in questo periodo.

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