ECONOMIA DOMESTICA

Ilva, Di Maio prende (e perde) tempo

Tavolo affollato di sigle e comitati al ministero. "Una sceneggiata". Scettica sull'esito dell'incontro anche la delegazione piemontese guidata dal sindaco di Novi Ligure Muliere: "Una messa cantata, si rischia un salto nel buio"

“Sentiremo cosa dirà ll ministro, ma il rischio di assistere a una messa cantata non è altissimo, di più”. A poche ore dal pletorico incontro sull’Ilva che Luigi Di Maio ha convocato questa mattina alle 10 al Mise, il sindaco di Novi Ligure – città dove ha sede lo stabilimento che occupa oltre 800 dipendenti – Rocchino Muliere non si fa illusioni. Il suo collega di Taranto, nonché compagno di partito (il Pd), Rinaldo Melucci era stato ancor più duro, ieri, annunciando che non avrebbe partecipato al vertice definendolo una “sceneggiata all’insegna del dilettantismo spaccone che Di Maio vuole spacciare per trasparenza e democrazia, per coprire il vuoto di proposte e di coraggio”.

Muliere, invece, ci sarà pur non riponendo grandi (e forse neppure piccole) speranze in quel tavolo che il ministro ha voluto allargare in maniera da molti definita sconsiderata a una miriade di comitati e sigle, tra cui alcuni di quelli, come ha rimarcato il primo cittadino di Taranto, “spesso inclini al dileggio delle istituzioni”.E a rappresentare le istituzioni piemontesi oltre al sindaco di Novi Ligure, per la Regione ci sarà un funzionario: Sergio Chiamparino è impegnato prima in giunta e quindi al Coni, mentre l’assessore Gianna Pentenero non può essere a Roma per un impegno personale non rinviabile. A complicare le cose e a far correre il rischio che neppure Muliere potesse essere al tavolo questa mattina sono stati i tempi della convocazione: “È arrivata venerdì quando gli uffici del Comune stavano chiudendo e solo per un caso fortuito sono riuscito a venirne a conoscenza”, spiega l’ex capogruppo del Pd a Palazzo Lascaris che da quattro anni guida la città dove ha sede lo stabilimento attorno al quale ruota un notevole indotto, soprattutto legato all’autotrasporto.

“Avevo sollecitato la Regione a fare la lettera per chiedere l’incontro” dice Muliere ricordando quella richiesta sottoscritta da lui e dal suo omologo di Racconigi (dove c’è il secondo impianto piemontese con un centinaio di maestranze) Valerio Onerda e inviata al titolare del Mise: “Certi di poter portare un contributo alla discussione sul futuro dell’azienda e dei lavoratori la Regione Piemonte e le Amministrazioni comunali di Novi Ligure e Racconigi chiedono di essere convocate con gli altri enti locali agli incontri del tavolo aperto sulla delicata vicenda”, avevano scritto lo scorso 5 luglio.

Negli ultimi giorni, tuttavia, lo scenario è ulteriormente cambiato, con Di Maio che chiede un parere all’Anac sulla gara vinta da ArcelorMittal, quest’ultimo che si dice disponibile a un miglioramento della condizioni, ma un ministro che non decide, rinvia a settembre e non esclude affatto l’ipotesi più preoccupate, che a questo punto potrebbe anche passare proprio per un annullamento del gara e un ritorno alla casella di partenza.

“Per come si stanno mettendo le cose, salvo colpi di scena, domani il governo chiuderà l’Ilva – affermava ieri in una nota la parlamentare di Forza Italia Mara Carfagna  –. Continuando così la più grande acciaieria d'Europa non potrà essere trasformata nemmeno in un luna park come voleva Beppe Grillo”.

Da sottolineare anche come l’allargamento del tavolo di stamane deciso da Di Maio abbia suscitato una reazione non propriamente positiva da parte di ArcelorMittal: “In merito alla comunicazione con cui il ministero ha allargato ad un ampio numero di soggetti privati il tavolo istituzionale, teniamo a precisare – si legge in una nota del gruppo  – che la nostra società non era stata messa previamente al corrente di tale decisione, che quindi anche per noi è del tutto inattesa".

A chiedere che “che il governo faccia estrema chiarezza sui tempi e i modi che ha in testa per portare avanti la trattativa” è la leader della Fiom Francesca Re David, la quale ha aggiunto: “Non vorremmo trovarci di fronte ad un incontro in cui Mittal spiega le migliorie apportate e poi tutti a casa fino a chissà quando”. L’eventualità, tutt’altro che remota, di passare dal piano Calenda alle calende greche di Di Maio è al tempo stesso assai concreta, quanto preoccupante.

“Sarebbe davvero un errore gravissimo riaprire la questione con tempi che non combacerebbero con la necessità di continuare a tenere attiva la produzione, pur con le difficoltà che si protraggono da un anno e mezzo” osserva Muliere.  “Mi auguro – dice il sindaco di Novi Ligure  – si trovi la strada per concludere positivamente con ArcelorMittal. Altrimenti sarà un salto nel buio. Quanto al tavolo di oggi, spero non sia solo un atto dovuto per non dirci nulla”. La speranza, come si dice, è l’ultima a morire. In questo caso, dopo l’Ilva.

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