No Tav, forse Tav
Juri Bossuto 06:45 Martedì 31 Luglio 2018 1
Il Tav continua ad essere incessantemente al centro della politica nazionale e locale: l’alta velocità da sempre ha condizionato alleanze politiche a Torino come in Val di Susa, nonché la tenuta dei governi regionali e di quelli nazionali. Una linea ferroviaria, una tra le tante del nostro Paese, ha l’incredibile capacità di mobilitare la politica continuamente, di sollevare polemiche insieme a serrati confronti, e di tenere per il bavero i Primi ministri come i Presidenti regionali.
Leggendo i quotidiani matura la sensazione che in Italia non vi siano altri problemi oltre la linea Torino-Lione, mentre il cantiere di Chiomonte dove da anni si lavora a un buco infinito (forse addirittura nero) detta la compilazione delle pagine di quasi tutte le agende politiche parlamentari.
Probabilmente il potere oscuro del Tav risiede nell’essere una linea ferrata progettata per attraversare antichi territori di origine celtica, ricchi di templi scomparsi e terre di druidi; oppure la tratta Torino-Lione, inizialmente disegnata sulle pendici del Monte Musinè (stregato sin da tempi remoti), si è intrisa di una magia che solo la Val di Susa poteva consegnarle.
Magia potente poiché capace di portare a segno piccoli ma non indifferenti miracoli. Il primo di questi è sbalorditivo: l’alta velocità, ideata per il trasporto esclusivo di passeggeri, con un piccolo colpo di bacchetta (tirando una riga sulla prima pagina progettuale) in Valle Susa diventa anche Tac, ossia linea di traffico merci, creando così un caso unico nel mondo trasportistico europeo. Il secondo miracolo consegue al primo, poiché caricare pesantissimi container su un treno per farli correre ai 200 km/h sopra i binari senza dover fare continue manutenzioni straordinarie della tratta è fantascienza pura.
Evidentemente l’atmosfera del Musinè è determinante nello sconvolgere addirittura le leggi della fisica, ma lo è ancora più nello sparpagliare le dinamiche dei partiti. La sintesi di questi trent’anni di battaglie No Tav è davvero corposa (a tal punto che il collettivo di scrittori Wu Ming ha curato un ricco libro sulla resistenza della Valle) ed è fatta di scontri con le forze dell’ordine, atti di resistenza civile, diatribe all’interno dei vertici dei partiti ma anche di involontari suggerimenti indirizzati ai progettisti ed utili nel far evitare loro delle bruttissime figure (grazie al Movimento i tecnici hanno compreso che il primo tracciato, tirato con una matita su una mappa ritraente territori a loro stessi sconosciuti, era impossibile da realizzare se non a fronte di spese insostenibili).
Tornando alla politica è bene ricordare come nel 2010 la Presidente della regione Piemonte, Mercedes Bresso ormai a fine mandato, abbia ripercorso le scelte fatte dal sindaco Chiamparino qualche anno prima dichiarando: “Mai alleanze di governo con chi è contro il Tav, al limite sono consentiti appoggi esterni alla mia giunta”. In seguito la Sinistra piemontese, quella oltre il Pd, è caduta in un profondo stato catatonico da cui non è più uscita, neppure osservandosi mentre raggiungeva percentuali elettorali omeopatiche.
In compenso il Movimento 5 Stelle ha trovato la sua culla proprio in Valle Susa grazie alla determinazione con cui i militanti grillini hanno sempre ribadito il loro “No” all’alta velocità. Il comizio di Beppe Grillo alla Pellerina, tenutosi il 17 dicembre 2005 dopo un imponente corteo partecipato da cinquantamila persone, ha rappresentato il colpo finale assestato sulla testa dei partiti cosiddetti radicali: agli atteggiamenti ambigui di governo e anti-governo mostrati dalla Sinistra, il comico genovese ha sempre saputo contrapporre dei netti e chiari “No” all’opera, con dati alla mano che ne dimostravano l’assoluta inutilità. I cinquantamila della Pellerina ascoltavano in estasi il leader pentastellato, anticipando così il suo prossimo successo elettorale.
Eccoci giunti adesso al paradosso finale di una vicenda complessa e contorta dal nome Tav. Il Movimento 5 Stelle conquista la maggioranza relativa dei consensi popolari, portando in Parlamento un esercito di onorevoli e senatori. Un consenso che possiamo definire enorme ma comunque insufficiente per archiviare definitivamente l’opera ferrata: dimostrazione definitiva di come l’alta velocità goda di vita propria, sino ad assomigliare ad un’entità sovrannaturale resistente a tutto e a qualsiasi evento.
La Torino-Lione sopravvive infatti a governi e premier, dimostrando una grande tenacia sino a rendere inutile qualsiasi successo elettorale dei propri detrattori. Simile a un mostro invulnerabile, sul genere di Alien o Predator, il Tav avanza inarrestabile sulla testa di una popolazione ormai logorata, avallando contemporaneamente la tesi che richiama alla totale inutilità della politica.
La Lega Nord tiene per la cinghia dei pantaloni un Di Maio sospeso su un profondo dirupo, mentre Salvini ricorda all’Italia intera l’essenza strategica alla base della tratta alpina ad alta velocità: le camicie verdi in questa occasione sono totalmente allineate alle tesi espresse recentemente dall’Unione Europea (l’ennesimo miracolo dovuto al taumaturgico Tav).
Un partito-movimento quindi che pur detenendo la maggioranza ampia in Parlamento non riesce a fermare il treno e quindi neppure a mantenere una promessa ripetuta quotidianamente, negli ultimi dieci anni, ai valsusini. Il Tav si dimostra ancora una volta una grande opera intoccabile, inamovibile e dogmatica: un mix tra le prerogative dei magistrati e del Pontefice, acquisendo così anche un vago odore di santità. Il dato certo rimane quello di una Lega padrona che governa e comanda preparandosi ad incassare un corposo premio futuro puntando sulle paure ataviche delle persone, mentre ai Cinque Stelle tocca imboccare la strada dell’oblio: quel brevissimo percorso che divide la gloria dalla scomparsa totale.
Quale rifondarolo è questo un viaggio che conosco purtroppo molto bene.