TRAVAGLI DEMOCRATICI

Furia della sinistra al congresso Pd

La minoranza punta sul giovane ricercatore di Biella per la successione di Gariglio alla segreteria regionale. Due nomi finora in campo: l'ex sottosegretario Bobba e il fassiniano Gallo. La variabile Chiamparino. Ma i giochi sono appena iniziati

Trattative sotto l’ombrellone in un surreale stato di calma apparente, dove nessuno fa il primo passo forse per non essere scoperto o forse perché di vere strategie sembrano essercene ancora poche. L’autunno in casa dem porterà con sé il congresso, assieme al dibattito sul candidato del centrosinistra alle regionali del 2019, eppure in quel Pd acefalo (dopo le dimissioni di Davide Gariglio), tra qualche spirar di correnti e poche burrasche nel bicchier d’acqua i big sembrano ancora fermi ai nastri di partenza. Si marcano, si studiano, come i favoriti del Tour all’inizio dell’ultima salita. Con la Caporetto del 4 marzo tutti gli equilibri che avevano retto le sorti del partito sono saltati. Dentro i renziani ognuno gioca per sé, nella componente che fu di Piero Fassino regge l’asse tra Mauro Laus e la famiglia Gallo, con Giancarlo Quagliotti nelle vesti di gran visir assieme a Gioacchino Cuntrò; a sinistra si prova ad allungare il brodo per capire che decideranno al Nazareno e si tentano goffe manovre diversive per rimandare la conta. L’apatia di un Pd ormai con la testa in vacanza è stata palese nell’ultima direzione, quando con l’unico parlamentare presente, il cuperliano Andrea Giorgis, in sala c’erano mal contate una trentina di persone.

Un torpore dal quale è emerso l'intervento del giovane dirigente Paolo Furia. Classe 1987, assegnista all’Università di Torino, consigliere comunale a Biella e fino allo scorso anno segretario del partito di quella provincia. Secondo molti sarà lui a essere gettato nella mischia da quella variegata componente che fu orlandiana e prima ancora cuperliana, a meno che i suoi maggiorenti non riescano a far procrastinare il congresso. È lui, molto più che l’ex senatore alessandrino Daniele Borioli, il candidato degli ex Ds per una gara che – in questo scenario – si preannuncia di pura testimonianza.

A oggi, infatti, tra i più accreditati alla corsa per il vertice di via Masserano resta in campo l’ex sottosegretario Luigi Bobba, vercellese, di matrice cattolica, renziano seppur poco praticante. Nelle settimane scorse ha riunito dirigenti ed eletti del Piemonte orientale per rivendicare il ruolo di quelle bistrattate province dal capoluogo e lanciare il guanto di sfida contro il “Torinecentrismo”. Lui, più di tutti, è diventato il capitano di quell’assalto al centro lanciata dalle periferie piemontesi e ora vuole sfruttare il vantaggio acquisito in vista della conta al congresso. Contro di lui c’è l’anagrafe e una carriera politica ormai lunga, seppur senza macchie: “Può rappresentare il gruppo dei rottamatori (o quel che ne resta) un uomo che ha ormai da tempo passato gli anta?” si chiede uno dei dirigenti che, secondo la mappa interna, dovrebbe sostenerlo.

Tra loro due – Bobba e Furia – rischia di rimanere stritolato il consigliere regionale Raffaele Gallo, su cui pesa, vista l'aria di fronda geografica, la residenza a Torino. Inoltre i suoi principali sponsor faticano a tessere delle alleanze. Dalla sua c’è un (fragile) patto generazionale stretto con Daniele Valle, che ha annunciato la sua disponibilità a succedere a Chiamparino, e con il segretario della Federazione di Torino Mimmo Carretta. Gallo in via Masserano e Valle in piazza Castello è l’obiettivo di questa pattuglia di trenta e quarantenni, ai quali si sono recentemente avvicinati anche il capogruppo in Sala Rossa Stefano Lo Russo e il collega Claudio Lubatti. Ma a oggi il percorso appare quanto mai tortuoso, anche perché resta una variabile indipendente di cui tenere conto, una sorta di bomba a orologeria che ha già terremotato più volte il quartier generale di via Masserano, e che risponde al nome di Sergio Chiamparino. Per quanto possa sembrare incredibile, nonostante il passo di lato da poco annunciato, tutto sembra continuare a ruotare attorno alla sua figura, se possibile ulteriormente rafforzata dalla battaglia a sostegno della Tav. “Non abbandono la nave nel mare grosso, io sono sempre in campo”, assicura il governatore. “Sergio gioca, come piace fare a lui. E continuerà a farlo finché non avrà le idee chiare” dice chi lo conosce bene. E chissà che in quel momento non annunci il suo bis, magari indicando il “suo” candidato alla segreteria. E allora tutti i piani di questi giorni potrebbero presto rivelarsi tanti sogni di una notte di mezza estate.

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