RETROSCENA

Renziani alla riscossa "civica" (e c'è pure Giordana)

L'ex leader delinea la strategia "oltre il Pd": comitati in ogni comune per contrastare l'orda populista. In Piemonte tesse la rete Ricca, un leopoldino doc. E tra le prime adesioni al progetto arriva a sorpresa quella dell'ex pigmalione di Appendino

C’è una foto che racconta la strada verso la vittoria del centrosinistra alle regionali in Piemonte del 2014, ma contiene anche un messaggio, neppur troppo subliminale, che oggi uno dei due ritratti nell’immagine annuncia come risposta di quel potrebbe essere dopo il Pd all’onda populista e sovranista, ma anche alla crisi dello stesso Partito Democratico. Matteo Renzi, all’epoca ancora sindaco di Firenze, abbracciato a Sergio Chiamparino che sindaco non era più da poco tempo, ma tale rimaneva per chi lo avrebbe votato portandolo alla guida della Regione. “C’era un messaggio fortemente civico, in quella fotografia”, dice Davide Ricca rivendicandone l’idea da allora responsabile della comunicazione del Pd, ma anche fervente sostenitore di quella linea civica che Renzi ha annunciato entro Natale darà vita a comitati in ogni Comune.

Prima ci sarà il passaggio cruciale della Leopolda, ma il sentiero per i renziani ormai è tracciato. E renziano Ricca lo è da quando l’allora sindaco di Firenze si affacciò verso il Nazareno. Forse lo è a tal punto da aver anticipato troppo la svolta civica cogliendo l’occasione del referendum che l’allora premier perse, ma che raccolse comunque oltre il 40% dei consensi. Cifra suppergiù uguale a quella delle fin troppo evocate europee del 2014 – coincidenti con la vittoria di Chiamparino – che il presidente dell’ottava Circoscrizione di Torino adesso ricorda per dire che “quei voti non erano tutti geneticamente del Pd, ma arrivarono con una speranza di cambiamento e poi gran parte di essi se ne andò altrove”. Per recuperarli serve andare oltre il Pd “senza però incorrere nell’errore di creare qualcosa di nuovo che vada ad allungare l’albero genealogico dal Pci e la Dc, passando per Ds e Margherita e via così”.

“Serve una cambio di schema, un processo di cambiamento e rifondativo del centrosinistra che l’approccio civico non solo può favorire, ma può diventarne motore e concreta proposta politica”. In un post su Facebook Ricca scrive “Lo dissi – riferendosi all’epoca del referendum e mettendo l’hashtag davanti alla parola comitati civici – ma forse ha ragione chi sostiene che dirlo troppo presto è come avere torto”. Adesso troppo presto non lo è più. Renzi ha dato il via e le prossime elezioni, soprattutto le regionali, saranno probabilmente l’occasione e il banco di prova per quello che si annuncia altro rispetto a un Pd 4.0, altri rispetto l’ennesima discendenza dagli avi della Prima Repubblica.

“Per la Regione, dove già esistono due formazioni civiche quali i Moderati di Mimmo Portas e la stessa lista del Monviso che hanno dato prova del loro appeal verso una parte dell’elettorato di centrosinistra, la strada credo sia proprio questa”. Non cespugli attorno alla ceppo malato del Pd, ma piante nuove in grado di crescere su un consenso “ampio e senza recinti che non siano quelli, ovviamente, che ci separano dai populisti e dai sovranisti che oggi governano il Paese”. Il messaggio a quei mondi dove ha raccolto voti e spera ancora di raccoglierne l’anima liberale e popolare di Forza Italia, così come ai suoi esponenti è piuttosto chiaro.

Ma altrettanto chiaro e non meno sorprendente vedere che proprio il primo commento al post di Ricca arriva da chi la prospettiva civica l’aveva coltivata anche quando si era trattato di costruire una candidatura, quella di Chiara Appendino, rivelatasi poi vincente, anche per questo aspetto. Paolo Giordana, l’ex capo di gabinetto della sindaca e vero artefice del successo ottenuto dalla giovane grillina, ormai lontano dai Cinquestelle (di cui peraltro non è mai stato organico) scrive: “Concordo totalmente! È necessario ripartire da pochi punti programmatici (i sì) condivisi e dalle persone “normali”, facendo comprendere che o si impegnano e partecipano oppure nessuno lo farà per loro... un modello da approfondire magari tra l’autunno e la primavera”. Perché anche in politica le stagioni non sono tutte uguali. E se a maggio si voterà per la Regione, già appena dopo il periodo delle vacanze i renziani incominceranno a seminare. In un campo largo. 

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