Il ministro sull'orlo del ponte

Il disastro di Genova ha colpito tutti, mettendo in evidenza le carenze infrastrutturali della nostra nazione e molti, percorrendo viadotti e ponti autostradali, non potranno che pensare a ciò che è successo. Nell’immediatezza il vicepremier Di Maio ha fatto dichiarazioni ben poco istituzionali, forse perché ancora non conscio di essere al governo e di quali poteri e responsabilità abbia. In qualche modo atteso che in simili circostanze si cerchi un capro espiatorio e che un movimento politico di tipo manicheo, che si regge sulla dicotomia “noi i puri e gli altri il demonio”, attacchi a destra e manca, ma un ministro ha un potere enorme e delle responsabilità nei confronti dei cittadini e non può rilasciare dichiarazioni come se si fosse al bar fra quattro amici.

Il ministro Di Maio ha accusato il Pd di aver favorito i Benetton in cambio dell’aiuto in campagna elettorale: se ha delle prove perché non denunciare il fatto alla magistratura, essendo tra l’altro un esponente di un partito giustizialista? Altra dichiarazione che lascia sconcertati è la minaccia di revocare la concessione alla società Autostrade poco dopo il crollo del ponte, determinando una discesa repentina del valore delle azioni in borsa della controllante. Fra Stato e Autostrade esiste un contratto e in uno stato di diritto i contratti si rispettano. Se ci sono i presupposti si revoca tranquillamente, altrimenti non si fa niente.

Se in Italia ci sono pochi investitori esteri è anche a causa dell’incertezza sul fronte della giustizia. Dichiarazioni rilasciate senza aver letto contratti e consultato avvocati sono parole vuote che pronunciate da un esponente del governo hanno il solo effetto di causare danni. Il crollo del valore delle azioni Atlantia non ha solo danneggiato i Benetton, che nell’ottica dei 5 Stelle probabilmente è una cosa benvenuta, ma danneggia tanti piccoli azionisti, sia quelli che detengono le azioni direttamente, sia quelli che le detengono in maniera indiretta come i tanti possessori di fondi comuni e fondi pensione. Anche l’operaio e l’impiegato che hanno aderito ai fondi pensione di categoria, sicuramente non ricchi, sono stati danneggiati dalle incaute parole del ministro che hanno causato un crollo in borsa. Alla faccia di chi vuole difendere i più deboli.

Nella discussione che ne è nata si è teorizzato la rinazionalizzazione delle autostrade come soluzione della sicurezza. Ci si dimentica una cosa banalissima: le autostrade sono di proprietà pubblica e solo la gestione è affidata ai privati dietro corresponsione di un canone. Per quanto si voglia dare la colpa a qualcun altro, il responsabile ultimo della sicurezza stradale rimane lo Stato italiano che ha il compito di controllare. Questo avrebbe dovuto spingere il ministro ad essere più cauto nelle sue dichiarazioni fintantoché non si siano accertate le responsabilità, perché ci potrebbe essere stati errori anche da parte degli ispettori statali. Al momento non è dato sapere le responsabilità e bisognerà aspettare le indagini del caso. Si ricorda che il ponte è stato costruito dallo Stato ed è stato edificato sulle case senza neanche pensare di offrire una nuova abitazione ai proprietari in modo tale da procedere alla demolizione degli edifici sotto il ponte.

La gestione privata viene accusata di voler risparmiare sui costi di manutenzione, ma nessuno scientemente arriverebbe a causare un disastro che potrebbe significare il fallimento. Ci possono essere state delle mancanze, ma nessuno sega il ramo su cui è seduto. Come ci è capitato di dire in altre occasioni per quanto si voglia accusare il privato di voler fare profitto, anche un’azienda pubblica ricerca un “profitto” che è il consenso che deve acquisire per i politici che ne hanno nominato i vertici. Come si può procedere a un licenziamento di un incapace in un’impresa pubblica quando questi vota? Come si può contrattare con un fornitore quando questi può garantire un bel bacino di voti? È sotto gli occhi di tutti l’efficienza della gestione statale anche delle strade: è di due anni fa il crollo di un cavalcavia in provincia di Lecco di competenza Anas.

Non si può affermare che la gestione statale sia migliore di quella privata. Nel caso delle autostrade con un sistema misto con una proprietà pubblica e una gestione privata dovrebbe crearsi una sorta di conflittualità fra proprietario e concessionario, al contrario di quanto potrebbe succedere se i due soggetti venissero a coincidere. Se la gestione è completamente statale i controllori sarebbero statali come i gestori e fra i due soggetti non si verrebbero a creare le stesse distanze che si hanno con i due soggetti completamente diversi.

Il crollo ha evidenziato come le infrastrutture italiane siano vecchie e l’inesistenza di un piano di sostituzione. Gran parte della rete autostradale risale agli anni Sessanta quando il traffico era ben poca cosa rispetto all’attuale e manutenzione e aggiustamenti non possono sempre sopperire all’invecchiamento delle strutture e all’incremento del traffico. Come possa un partito che è contrario alle grandi opere e auspica una decrescita felice occuparsi di questi problemi resta un mistero.

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