Quella sinistra di Veltroni

Qualche giorno fa Walter Veltroni ha scritto un ricco e approfondito articolo sulla necessità del “ritorno della sinistra” dopo il devastante voto del 4 marzo. Almeno per quanto riguarda il Pd. Francamente non capisco le polemiche che ne sono scaturite accompagnate, comunque sia, da vasti apprezzamenti. Certo, l’unica obiezione che si potrebbe fare, e come molti hanno fatto, è quella che per lunghi quattro anni di incontrastato dominio renziano in quel partito mai si erano sentiti sermoni così critici e taglienti, in quanto molto autorevoli. Anzi, si ricordano al contrario presenze ed interventi come “testimonial” del renzismo e presenze varie di supporto alle scelte politiche intraprese dall’ex sindaco di Firenze a supporto del cosiddetto “nuovo corso”. Un elemento, questo, che ha accomunato però moltissimi altri dirigenti del Pd, a cominciare dall’ex sindaco di Torino Fassino che dopo una lunga stagione di profonda e convinta condivisione del progetto politico renziano, adesso ne prendono misteriosamente e comprensibilmente le distanze. Ma anche questo non fa notizia...

L’elemento di maggior interesse della lunga ed interessante riflessione di Veltroni, riguarda proprio il cuore del suo ragionamento. E cioè, dopo il fallimento della “vocazione maggioritaria” di quel partito, dopo il superamento della sua natura “plurale” e, soprattutto, dopo l’avvento del governo gialloverde, è del tutto naturale, nonché scontato, che ritornino le antiche culture e le tradizionali organizzazioni politiche di riferimento. Certo, e come ovvio, con modalità rinnovate e moderne ma senza nascondere la vera priorità politica. Che, nel caso specifico, significa una presenza politica di una sinistra moderna, post ideologica, di governo e riformista. Ma soprattutto che riaffermi il “pensiero della sinistra”. Ecco, la riflessione centrale dell’ex sindaco di Roma è tutta qui. Che assume, come ho ricordato poc'anzi, un significato ancor maggiore perché arriva dal primo segretario del Pd che aveva teorizzato e coerentemente praticato la tesi della vocazione maggioritaria e della pluralità culturale ed ideale del Pd dopo una cinquantennale contrapposizione tra le varie culture. In particolare, tra quella cattolico democratica popolare e quella della sinistra ex comunista.

Ora, però, lo scenario politico è radicalmente cambiato, dice giustamente Veltroni. È cambiato per il Pd come per l’ex centrosinistra che, come quasi tutti sanno, non esiste più per come si era manifestato per molti anni. Cioè dalla fine della prima repubblica sino all’avvento del governo pentaleghista. Non a caso, chi pensa ancora di contrapporre il vecchio centrosinistra con il tradizionale centrodestra è del tutto fuori luogo perché sono categorie politiche e culturali che non corrispondono più a ciò che capita realmente nella società italiana. Ma il ritorno della sinistra, e quindi di un “partito di sinistra” come sostiene comprensibilmente Veltroni, non può non prevedere anche il ritorno di una presenza politica cattolico-popolare e cattolico-democratica. Una presenza ovviamente laica ma che ripropone nello scenario politico italiano una cultura, un progetto, una prassi e un programma di governo ispirato alla miglior cultura del cattolicesimo politico italiano. Il tutto dopo la presenza di una destra chiara e netta, quella della Lega salviniana, e di un populismo anti sistema altrettanto netto e chiaro quale quello espresso dal movimento di Grillo e Casaleggio.

Ecco perché l'intervento di Veltroni non va sottovalutato né, tantomeno, relegato solo ad un contributo culturale e politologico. No, Veltroni ha disegnato, seppur brevemente, le coordinate politiche del futuro. Senza polemiche e senza forzature. Del resto, il voto del 4 marzo ha spazzato via il precedente sistema e, di conseguenza, ha travolto le due formazioni politiche su cui quel sistema si reggeva: e cioè, il Partito democratico e Forza Italia. Due partiti, in effetti, che non sono più riproponibili nella futura geografia politica italiana. Come dicono, del resto, i loro maggiori dirigenti. Non si tratta che prenderne atto e agire di conseguenza. Come ha già fatto Veltroni.

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