REGIME CARIOCA

M5s e Lega "destinati" a governare

Con il sostegno alla Appendino è stato l'antesignano dell'alleanza gialloverde. Ma per Borghezio è proprio la deludente prova della giunta grillina di Torino il principale ostacolo alla proiezione in chiave regionale dell'accordo

Può ben dire di aver tracciato il solco, di essere stato in qualche modo – a suo modo – il precursore di quella strategia dell’attenzione verso i Cinquestelle che ha poi portato il suo partito, la Lega, alla stesura del “contratto di governo” e alla nascita dell’esecutivo gialloverde. Quando poco più di due anni fa, in piena campagna per il ballottaggio al Comune di Torino, Matteo Salvini annunciò che se fosse stato cittadino della Mole non avrebbe esitato a votare per Chiara Appendino, Mario Borghezio “pur di mandare a casa Piero Fassino” fece di più: girò per mercati e periferie con plichi di volantini per l’aspirante sindaca grillina. E ora che si tratta di “completare l’opera” sfrattando l’attuale inquilino di piazza Castello è pronto a fare la sua parte. Seppure con qualche distinguo. “Chiamparino è una minestra riscaldata. Una scelta perdente”.

Converrà, onorevole Borghezio, che sarebbe  una notizia se lei, europarlamentare della Lega e sul Carroccio fin dalle origini, dicesse il contrario.
“Sì, ma questa volta lui e la coalizione, che appartengono ormai al passato, verranno spazzati via dal rinnovamento che le forze oggi al Governo del Paese ben rappresentano”.

Che le piaccia questa Lega nazionale, lei che per primo era sbarcato oltre il Po uscendo pure eletto alle Europee nel centro dopo aver risposto al telefono per anni esordendo con Qui Padania, chi parla? e che per primo ha intessuto rapporti con Marine Le Pen ancor prima di Salvini, non lo ha mai nascosto, anzi. Però promuove a pieni voti anche i Cinquestelle.
“Lega e M5s con le loro diverse declinazioni fanno la cosa più importante, più nuova e rivoluzionaria: cercano di mantenere le promesse fatte al loro elettorato”.

Vedendo come sta andando non le pare un po’ azzardata come affermazione?
“Ho detto cercano, quindi nei limiti del possibile”.

Avvertendo che mai la Lega entrerà nel Ppe, ha auspicato un fronte comune con i grillini dicendo che se si unissero a voi, in Europa, troverebbero la legittimazione della loro proposta politica oggi confinata all’espressione di un disagio, di una protesta. Pensa che succederà, dopo le elezioni europee del prossimo anno?
“Non lo so, sicuramente è importante che ci sia una forte affermazione delle forze che possono appartenere a gruppi diversi, ma che in realtà combattono una battaglia comune nei confronti della vecchia struttura politica europea. Sono convinto che ci saranno delle convergenze”.

Le piace questo Governo pentaleghista o legastellato faccia lei, vorrebbe i grillini insieme nel gruppo a Bruxelles, possibile non sogni la sua regione governata dalla stessa alleanza? Lei poi che due anni fa alle comunali ha fatto votare Appendino.
“Bisogna vedere cosa succederà tra la Lega e Forza Italia”

Borghezio, da politico di lungo corso, come la vede?
“Mi pare che non ci sia dell’entusiasmo nell’ambito del centrodestra, non vedo afflato. Può darsi che poi si faccia di necessità virtù e si trovi un’intesa”.

Sia sincero, le piacerebbe un Piemonte governato da Lega e Cinquestelle?
“Io penso che tutto quello che va nella direzione del cambiamento e del superamento delle vecchie facce, che è stata la logica per cui io ho fatto votare Appendino, va bene. Indubbiamente l’esperienza di governo sta dimostrando l’importanza, in determinate fasi politiche in cui ci si deve staccare dal passato, di trovare intesa con chi ci sta. Al Governo sta funzionando bene. In Piemonte, a Torino, però c’è un problema”.

Quale?
“L’insistenza con la quale la sindaca, a suo tempo da me appoggiata, fa di tutto per apparire in stretta liaison con un rottame della vecchia politica come Chiamparino, non è un bel viatico per degli accordi. Insomma, non mi pare che per tanti aspetti la Appendino rappresenti il nuovo: ondeggia tra l’ossequio ai poteri forti della città e la sudditanza psicologica verso un esponente di un partito allo sfascio. Tutto questo non favorisce un clima di collaborazione. Per fortuna Appendino non è il M5s. E se si deciderà per l’alleanza, a farlo saranno altri”. 

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