Lunga vita al sovranista

Nell’ultimo commento ospitato da “Cronache Marxiane” ho usato il termine “psicodramma” riferendomi alla Sinistra. Una tragedia psichico-teatrale che è iniziata quando il nostro Paese ha assistito, con fare indifferente, alla scomparsa dei partiti socialisti e comunisti dalla compagine parlamentare.

Una sparizione maturata grazie ai tanti errori, commessi negli ultimi anni, da parte di dirigenti e quadri incapaci di confrontarsi con la realtà sociale circostante (contraddicendo appieno il messaggio gramsciano). L’ambiguità politica, che questi hanno praticato su temi essenziali per lavoratori e cittadini, ha comportato una caduta repentina della fiducia riposta dall’elettorato nei confronti della galassia post comunista. Lo stesso fenomeno migratorio raramente è stato interpretato dall’intellighenzia anti-padronale sulla base dell’insegnamento marxista, ossia in termini di “esercito di disoccupati” o meglio nuova manovalanza da sfruttare.

Paradossalmente la macelleria repressiva abbattutasi brutalmente sulle ossa dei manifestanti anti G8 a Genova nel 2001, ha coinciso (guarda caso) con l’apogeo delle rivendicazioni di un popolo pronto ad esigerle indossando con orgoglio le bandiere del Che. L’unione delle componenti cristiane progressiste con quelle no global antagoniste sembrava il grande elemento di novità: un fattore forse capace di ribaltare, una volta per tutte, gli equilibri politici e di regime di un’Italia invischiata da decenni nei soliti pantani di palazzo.

L’esecutivo Berlusconi, lasciando mano libera ai suoi ministri post fascisti (non troppo “post”), ha letteralmente smantellato, a suon di cariche della polizia, ogni proposta avanzata dalla piazza a seguito di seminari di studio e dibattiti. La violenta irruzione a Bolzaneto, seguita in molti casi da veri e propri atti di tortura ai danni dei militanti anti-capitalisti, ha assestato il colpo di grazia a qualsiasi dissidenza politica: dopo la rabbiosa repressione avvenuta nel capoluogo ligure (a cui è seguita una debolissima reazione da parte delle forze radicali) si è letteralmente spenta la fiaccola della speranza in un cambiamento reale.

Il consenso elettorale degli eredi di Nenni e Gramsci ha iniziato a scendere verticalmente già dal 2002, fino a permettere esclusivamente una loro sopravvivenza politica residuale, basata su alleanze capestro con il partito prossimo alla rottamazione renziana (il Pd). Lo spostamento dei democratici su posizioni neoliberiste a Destra ha trascinato tutta la Sinistra su posizioni gravemente contraddittorie, sino alla spaccatura incolmabili sui temi della Tav in Valle Susa, del lavoro e delle grandi opere.

Scissioni, micro scissioni, riti autocelebrativi, hanno infine completato l’opera distruttiva che ha coinvolto pure (con grande stupore) le regioni storicamente rosse e operaie. Purtroppo la classe dirigente della gauche nostrana si è spesso confusa, in un abbraccio mortale, con la ristretta élite che da decenni governa l’economia e la finanza del Paese. Lo stesso sindacato, grazie a frequentazione sempre più “sostenute”, ha spesso offerto la rassegnazione a coloro che invece rivendicavano diritti.

Nel campo culturale non si è più ritrovata la capacità di comunicare con il popolo che abita le metropoli, offrendo regolarmente “performance” adatte soprattutto a persone colte e forse un po' snob. La miglior forza dialettica del Pci è affondata in un mare di incomunicabilità e di autoreferenzialità, costruendo così un grande muro fatto di tenebre    buie intorno a coloro che già propendono verso la chiusura ermetica, l’esclusione sociale, nei confronti di ogni differenza non conducibile alla rassicurante normalità.

Una frana disastrosa quindi, che nel suo crollo ha travolto velleità riformiste mescolate ad una filantropia caritatevole di stampo tipicamente ottocentesco. Le lotte sociali e operaie si sono repentinamente arrese ai salotti e all’amaro sapore dell’impossibilità di un prossimo riscatto di classe.

Ripartire è quanto mai difficile per la Sinistra. Lo spazio politico che nuove formazioni sociali hanno occupato in taluni Paese europei, come ad esempio Podemos in Spagna, è frutto di percorsi non riproponibili in Italia. Quelle grandi praterie in attesa di una nuova Sinistra che le coltivino, sono state sottratte dai 5 Stelle nonché da piccoli partiti privi i militanti e voti.

Pippo Civati, simpatico personaggio, credo sia tra gli esempi più suggestivi di come si costruiscano le false partenze movimentiste, così come bene raffigurano sperimenti di cantieri politici non andati a buon fine l’ex Presidente Boldrini e Liberi e Uguali.

Solamente una stagione ricca di lotte e conflitti sarà in grado di ridare energia vitale alla rinata eredità social-comunista: per questa ragione auguro lunga vita al Ministro Salvini e alla sua efficace imitazione di un Mussolini alle prime armi (ante Marcia su Roma).

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