INTERVISTA

"Smettiamola con i piagnistei"

Il Piemonte non gode di grandi simpatie a Roma e sconta una pericolosa marginalizzazione, però ha risorse e potenzialità per rialzare la testa e competere sui mercati mondiali. Servono piani e una politica concreta. Parla Dal Poz, leader di Federmeccanica

Una ripresa debole e che appare già in affanno, una politica che fatica a parlare, figuriamoci a individuare piani di sviluppo e un sistema Piemonte vulnerabile, più propenso a piangersi addosso che a rinnovarsi. Nel giorno del convegno di Confindustria a Torino sui grandi corridoi europei, il presidente di Federmeccanica, il torinese Alberto Dal Poz analizza la situazione di una regione che, a un atavico isolamento geografico ora somma anche la progressiva marginalità dai centri del potere. Un gelo, quello tra i vertici di piazza Castello e il governo gialloverde, che ha raggiunto il culmine nella sfida a distanza sulla Torino-Lione tra Sergio Chiamparino e il ministro grillino Danilo Toninelli, il quale continua a declinare gli inviti a un confronto sull’opera (e su altre come l’Asti-Cuneo) in attesa dell’analisi costi-benefici commissionata prima dell’estate.

Presidente Dal Poz, anche i rapporti tra industriali e governo restano difficili…
«C’è delusione e anche un po’ di smarrimento. Nell’ultima assemblea dei nostri associati, che si è svolta a giugno a Vicenza, nessun rappresentante del ministero dello Sviluppo Economico ha partecipato, mi pare che manchi la voglia di confronto, un atteggiamento che fa perdere tutti».

Cosa vi aspettate?
«Un dialogo strutturato, non solo con noi ma con tutti i corpi intermedi. C’è un contratto nazionale che ha introdotto delle novità importanti e che va nutrito da un continuo confronto. Il 50 per cento dell’export nazionale è legato all’industria metalmeccanica, come si può ignorare una realtà come la nostra?».

Se la cosa può esserle di conforto non siete gli unici a sentirsi ignorati. Chiamparino ancora aspetta un appuntamento dal ministro Toninelli
«Mi pare ci sia poca attenzione rispetto alle iniziative di questo territorio. In particolare riguardo ad alcuni temi specifici».

Si riferisce alla Torino-Lione?
«Il Piemonte, come tutta l’Italia, ha bisogno di infrastrutture. La Tav è una di queste ma non l’unica, in Veneto per esempio c’è il tema della Pedemontana. I collegamenti per persone e merci restano un argomento prioritario per le nostre imprese, poiché si tratta non solo di un eccellente metodo per ammodernare il Paese ma anche per rilanciare l’economia».

Sventolando la bandiera della Tav Chiamparino ha lanciato l’appello a un’Alleanza per il Piemonte che potrebbe tradursi in un rassemblement trasversale alle prossime elezioni…
«Da sempre quando i leader sono in difficoltà mettono le carovane in cerchio e si appellano alle forze produttive e chiamano alla pugna i resistenti. Chiamparino è persona concreta e fa fuoco con la legna che ha. Il rischio però è che si riduca il tutto a un cartello elettorale, come peraltro qualcuno paventa, dimenticando quell’accezione più alta e complessa della politica, da intendersi come rappresentanza di un territorio e delle sue tante istanze».

Ma l’operazione la convince?
«Di certo non mi stupisce e riconosco lo sforzo del governatore e il suo tentativo di promuovere le peculiarità del territorio e i suoi bisogni. Nessuno ha la bacchetta magica, anzi forse le bacchette magiche siamo noi».

Vorrà mica dire anche lei che la rigenerazione viene dal basso?
«Dico che servirebbe una maggiore capacità di reinventarsi come Sistema Piemonte. Maggior dinamismo. Invece ogni tanto ci piangiamo addosso, recriminiamo e basta».

Intanto, voi industriali, un risultato lo avete ottenuto: dopo i tentennamenti iniziali sono arrivate le rassicurazioni sul proseguimento del programma Industria 4.0, peraltro ampliandolo alle Pmi. Soddisfatto?
«Le rassicurazioni ci fanno ben sperare, ma ora servono i fatti. Però attenzione, bisogna tenere alta l’attenzione. Se da una parte la riduzione della cassa integrazione testimonia che stiamo uscendo dal pantano, dall’altro ci sono tanti segnali che lanciano l’allarme sul rallentamento della fase espansiva dell’economia. Non dobbiamo aspettare di tornare in recessione per confrontarci e cercare delle soluzioni».

E quali sono, secondo lei, le soluzioni?
«Negli anni di crisi tremenda le grandi filiere - come l’automitive, il tessile, l’aerospazio - hanno fatto di tutto per attuare un cambiamento profondo e chi c’è riuscito oggi è ancora in piedi. Dobbiamo puntare su formazione e internazionalizzazione che in un tessuto fatto di tante piccole e medie imprese vuol dire puntare sulle filiere».

Il Piemonte da questo punto di vista è indietro?
«Penso di sì. Siamo ancora troppo legati a un numero limitato di industrie. Da moltissimo tempo cerchiamo di stimolare il concetto di filiera poiché nel momento in cui i grandi colossi sono sempre meno, abbiamo bisogno di aziende di medie dimensioni che devono diventare riferimenti in termini di mercato e anche di solidità finanziaria. Ho visto dei distretti avanzati che hanno stabilito dei contatti con i territori a partire da aziende capofila che si sono portate dietro tutte le altre. Così si stabiliscono dei meccanismi di funzionamento a livello di equity che permettono una crescita diffusa».

A proposito di formazione, il Politecnico di Torino resta ai vertici delle classifiche italiane ed europee, sforna ingegneri e aspiranti manager di alto profilo ma poi abbiamo aziende che restano a conduzione familiare in cui la scissione fra management e proprietà resta un tabù. È un limite?
«Se l’impresa rimane chiusa a livello padronale prima o poi avrà dei problemi a gestire le dinamiche dei mercati, le nuove tecnologie, la concorrenza dei competitor stranieri. Per contro, però, non è facile per un imprenditore affidarsi a un manager esterno che sviluppi la sua attività: bisogna trovarlo e introdurlo in un contesto spesso atipico, c’è un tema di formazione e cultura che tuttavia va sviluppato. Sono operazioni che il mercato impone ed è il mercato stesso a mettere ai margini chi non è in grado di rinnovarsi».

print_icon