GRANDI OPERE

In campo il fronte del fare (la Tav)

Duecento imprenditori per ribadire il loro Sì incondizionato alla Torino-Lione. Boccia contro Toninelli: "Un ministro delle infrastrutture contro le infrastrutture". E i francesi ribadiscono: "Onoreremo i nostri impegni"

“Se disponessimo di infrastrutture e logistica pari alla Germania il nostro export subirebbe un incremento del 15 per cento”. Lo sa bene Fabio Ravanelli, presidente di Confindustria Piemonte, a capo di Mirate, uno dei colossi europei nel settore igiene e bellezza, che esporta i suoi prodotti in tutto il mondo. L’occasione per ribadire il concetto è stato l’incontro sul “Sistema industriale a sostegno dei corridoi europei”, che si è svolto oggi al centro congressi dell’Unione Industriale di Torino. Oltre 200 imprenditori 

presenti, compresa una rappresentanza dei distretti francesi di Medef Auvergne/Rhône-Alpes. Un dibattito per ribadire il Sì alla Tav Torino-Lione, ma anche a tutte quelle opere infrastrutturali necessarie per connettere tra loro le regioni italiane e soprattutto l’Italia con il resto dell’Europa.

L’area economica europea integrata che va da Trieste a Lione, passando per Treviso, Padova, Verona, Bologna, Milano, Novara, Torino e Grenoble, nel 2016 ha generato un Pil di 1.191 miliardi di euro, più grande di quello della Spagna (1.118 miliardi) e della somma di due colossi come il Baden-Württenberg e la Baviera (1.049 miliardi insieme). L’Italia è interessata dal Corridoio Mediterraneo, il Corridoio Reno-Alpi e lo Scandinavo. Il solo Corridoio Mediterraneo, di cui è parte anche la Torino-Lione, interessa il 18 per cento della popolazione europea e attraversa regioni che rappresentano il 17 per cento del pil comunitario.

"Un Paese moderno ha bisogno di reti che siano al passo con i tempi, nei trasporti, nell’energia, nelle risorse idriche e nelle telecomunicazioni - dice Ravanelli - nonché con lo stesso livello di sviluppo dei territori e delle loro esigenze di relazionarsi a livello nazionale e internazionale. La questione del ponte Morandi, nella sua tragicità, ci fa comprendere quanto il tema delle infrastrutture sia importante”.

Il braccio di ferro tra Confindustria e governo si riflette anche nelle parole del leader di viale dell’Astronomia Vincenzo Boccia: “Il ministro Toninelli farebbe bene ad andare a visitare il cantiere della Torino-Lione. Un ministro delle Infrastrutture non può essere contro le infrastrutture, altrimenti è un altro ministro. Non si bloccano i cantieri, al massimo si discutono i progetti. Un Paese che blocca i cantieri non ha i fondamentali dell’economia. Chiediamo al governo un confronto sui dati. La Tav non appartiene agli interessi di qualcuno ma alle esigenze del Paese”.

Intanto la Francia ha confermato ancora una volta l’intenzione di onorare i propri impegni riguardo l’alta velocità tra Torino e Lione. “Onoreremo i nostri impegni” ha riferito Stephane Guggino, delegato generale di Transalpine, comitato che promuove l’opera, nel suo intervento di questa mattina. La necessità di realizzare l’infrastruttura “non è una favoletta” ha sottolineato Guggino, che ha poi mostrato alla platea una foto del tunnel storico del Frejus, costruito nel 1871: “Ecco l’unico tunnel ferroviario che trasporta merci e passeggeri tra l’Italia e il Nord Europa, questo non è il futuro” ha concluso Guggino spiegando che la Francia guarda con attenzione a cosa sta accadendo in Italia.

Il presidente degli industriali torinesi Dario Gallina afferma che “la Torino-Lione è un’infrastruttura fondamentale per l’industria italiana, per lo sviluppo del nostro Paese e per la connessione alle grandi rotte commerciali fra l’Oriente e l’Occidente, a partire dalla Via della Seta. A Torino - sottolinea Gallina - per rivendicare con forza e determinazione il diritto di vedere ultimato, in tempi rapidi, il collegamento della Torino-Lione si è mobilitata tutta l’industria del Nord Italia che, da sola, pesa più della metà del pil nazionale, i due terzi della produzione industriale e oltre il 70 per cento dell’export. Inoltre - ricorda Gallina - la realizzazione dell’opera crea un margine netto annuo pari a 970 milioni; una risorsa importante che potrebbe essere utilmente impiegata a vantaggio delle opere pubbliche che necessitano di interventi manutentivi per la messa in sicurezza”.

Secondo lo studio del gruppo Clas, presentato oggi l’opera avrà un impatto per l’Italia di circa 9 miliardi di euro e porterà negli undici anni 52mila assunzioni, il 76% in settori diversi dalle costruzioni. Complessivamente il progetto di costruzione - spiega il dossier, realizzato dai professori della Bocconi Lanfranco Senn e Roberto Zucchetti - apporta 10,6 miliardi di valore aggiunto: 3,6 in termini diretti (cantiere), 3,7 in modo indiretto (imprese + fornitori che vengono attivati), 3,2 indotti (redditi, occupazione, fatturato). Sugli 11 anni saranno necessari 125.000 lavoratori a tempo pieno di cui il 73% in settori diversi dalle costruzioni (agricoltura, industria, commercio, trasporti, turismo, servizi alle imprese, servizi). La spesa diretta prevista nei cantieri italiani è di 3,1 miliardi e attiva complessivamente 3,4 miliardi di produzione nei settori fornitori e 2,5 miliardi nelle attività indotte; gli effetti socio-economici complessivi assommano a circa 9 miliardi di euro. Il contributo del progetto imputabile al Pil italiano è pari a 11,3 miliardi di euro. Considerando il contributo europeo previsto tra gli anni 2019 e 2029, il rapporto tra Pil prodotto (11,3 miliardi) e spesa sostenuta dall’Italia (2,9 miliardi) si attesta su 3,77. Più specificamente e in media, la spesa di investimento effettivamente sostenuta dall’Italia tra il 2020 e il 2027 assomma a circa 350 milioni di euro l’anno e genererà, in termini diretti, indiretti e indotti, un aumento del Pil nazionale annuo pari a 1,3 miliardi. Alla luce di tali dati, il margine creato dall’investimento sostenuto dall’Italia, pari alla differenza tra i due ultimi valori, è di 970 milioni di euro annui e potrebbe essere impegnato in altre opere pubbliche senza impatti sui conti pubblici.

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