TRAVAGLI DEMOCRATICI

Primarie trappola per Chiamparino

Cresce nel Pd la voglia di dare la parola a iscritti ed elettori. Da Viotti a Mangone, da Carretta a Lo Russo. Il governatore considererà la richiesta come un atto di lesa maestà e coglierà l'occasione per mettere nuovamente in forse la sua ricandidatura?

Come in una pentola di fagioli, anche nel Pd si brontola e si mugugna da quel giorno in cui, dopo lunghi tentennamenti, Sergio Chiamparino ha dato la propria disponibilità a candidarsi alla successione di se stesso. I lamenti trovano spazio in capannelli appartati dove si parla sottovoce, tra una costina e un dibattito, alla Festa dell’Unità di Torino e nelle kermesse di partito sparse per tutta la regione; in pochi tuttavia finora hanno osato contestare apertamente la scelta o meglio il pacchetto “prendere o lasciare” confezionato dal governatore. Lui è stato chiaro: pronto ad affrontare un’altra campagna elettorale, ma nessuna intenzione di partecipare a primarie. Vuole un consenso unanime e finora l’ha avuto, ma nella pentola i fagioli continuano a borbottare.

La prima occasione in cui tanti malumori potrebbero emergere è l’incontro del coordinamento regionale che, da quando si è dimesso Davide Gariglio, ha il compito di “reggere” il partito. La presidente Giuliana Manica ha convocato tutti i componenti (una ventina in rappresentanza delle varie correnti) per lunedì nel quartier generale di via Masserano. Chi annuncia senza riserve la propria posizione c’è l’europarlamentare Daniele Viotti, sinistra del partito: “Ripeterò in quella riunione le cose che dico da luglio: il Pd deve fare le primarie e Chiamparino deve candidarsi. Non lo dico contro di lui ma per lui, perché le primarie sono una grande spinta di popolo in vista delle elezioni”. Un modo per stanarlo? Forse per innervosirlo e portarlo alla rinuncia? Di certo, prosegue Viotti, “qui stiamo bruciando una generazione e prima di prendere decisioni importanti dobbiamo interpellare i nostri iscritti ed elettori”.

La discussione si annuncia frizzante, l’esito non del tutto scontato. Tra coloro che in questi giorni hanno ribadito la necessità di primarie c’è anche il tesoriere del partito regionale Mimmo Mangone, a lungo legato alla componente renziana, ma che in questa partita tiene a precisare di esprimere una “posizione personale”, essendo sul tema in dissenso con Gariglio, suo storico sodale ancor prima della comune militanza tra le file del leader fiorentino. Gariglio dopo il gelo fatto calare su Daniele Valle e le sue ambizioni ha manifestato obtorto collo il sostegno al governatore, questione di realpolitick. “Non si tratta di essere con o contro Chiamparino. È giusto che il partito lo ringrazi per la sua disponibilità a ricandidarsi ma allo stesso tempo penso sia utile un confronto”. Chi non parla ma osserva interessato è proprio Valle, consigliere regionale e presidente della Commissione Cultura di Palazzo Lascaris, l’unico che apertamente ha annunciato la propria intenzione di correre per il vertice della Regione, anche passando per una conta interna. In questi giorni il suo telefono ha squillato spesso, si sente quotidianamente con il segretario del Pd torinese Mimmo Carretta (anche lui presente lunedì) e il capogruppo Stefano Lo Russo, a dimostrazione di quanto la sfida abbia anche fortissimi connotati generazionali. Nei suoi colloqui privati il numero uno dem in Sala Rossa non ha mai perso occasione per ribadire le sue critiche verso un percorso che non ha previsto alcuna discussione su questi quattro anni di governo regionale e delegato le scelte a un “ristretto gruppo di capicorrente”.

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