CINQUE CERCHI

Un tridente senza Torino?

Mentre Appendino sembra ormai nell'angolo, i sindaci della Valsusa non si danno per vinti. Chiamparino media con Coni e Governo e così potrebbe farsi largo una clamorosa terza via. Marin (Sestriere): "Lavoriamo fino all'ultimo per una Olimpiade dal Piemonte al Veneto"

Quando Chiara Appendino ha capito che sull’ipotesi del tridente olimpico non sarebbe riuscita a tenere insieme la sua maggioranza ha deciso che ormai il gioco non valeva più candela. Meglio far saltare il banco. La mossa era stata concordata con i vertici romani del Movimento 5 stelle, a partire da Luigi Di Maio: se Torino non otterrà le garanzie che chiede l’operazione salta. E salta per tutti. Un’intesa che si materializza in quella lettera ultimativa che da Palazzo Civico piomba sulla scrivania del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti. Non avevano tenuto conto però della contromossa, studiata nei dettagli dai due governatori leghisti Attilio Fontana (Lombardia) e Luca Zaia (Veneto) che infatti pochi minuti dopo l’annuncio dello stesso Giorgetti al Senato (“la candidatura olimpica italiana è morta qui”) hanno fatto sapere, con tempismo sospetto, di essere pronti a proseguire da soli. Disponibilità con altrettanta rapidità accolta dallo stesso Giorgetti. Così la prima cittadina si è ritrovata con il classico cerino in mano, mentre i sindaci delle valli olimpiche iniziavano a tempestarla di sms e telefonate allarmate.

Passano alcune ore e mentre continua a ribadire il suo niet da Roma l’altro sottosegretario di Palazzo Chigi, il grillino Simone Valente, dà seguito alla strategia concordata, definisce la candidatura “impossibile” e scarica la responsabilità sul sindaco di Milano Giuseppe Sala. Qualcosa però si muove. A pochi passi da Palazzo di Città, Sergio Chiamparino cambia rotta e inizia a lanciare messaggi di apertura nei confronti degli altri attori coinvolti. La notte, si sa, porta consiglio e nella mattinata di oggi il governatore di buon mattino sente Zaia mentre Appendino, ignara, tiene la posizione: “Senza le adeguate garanzie finanziarie Torino resta fuori” è il succo delle dichiarazioni rilasciate in tarda mattinata. Insomma, ognuno va per conto suo.

Che è successo? A quanto pare tra moglie e marito, anzi tra sindaca e governatore, a metterci il dito ci hanno pensato i sindaci delle valli olimpiche torinesi, capitanati da Valter Marin di Sestriere. Dopo essere stati gli unici a impegnarsi finanziariamente, pagando 50mila euro di consulenza all’architetto di Beppe Grillo, Alberto Sacco, per redigere un dossier con più di una sbavatura, si sono trovati tagliati fuori dal voltafaccia della Appendino e così le loro rimostranze le hanno dirottate sul presidente del Piemonte. “Di certo in queste ore non sono rimasto fermo – dichiara Marin allo Spiffero –. Continuo a lavorare per una candidatura olimpica, dal Piemonte al Veneto”. Non si spinge oltre ma il messaggio è chiaro ed è stato subito recepito da Chiamparino, che infatti mentre Appendino chiude la porta agli appelli a un ripensamento, lui addirittura chiede al governo di “convocare tutti a Roma e rilanciare questa candidatura”.

In questa partita a scacchi s’inserisce anche Giovanni Malagò, numero uno del Coni, che fin dall’inizio ha puntato su Milano, contando su un ufficiale di collegamento di primo livello come Roberto Daneo, cresciuto al Toroc, il Comitato organizzatore di Torino 2006, poi direttore della candidatura di Milano a Expo come titolare dei rapporti con le istituzioni e gli enti locali e infine responsabile del dossier per Roma 2024, candidatura saltata dopo il gran rifiuto di Virginia Raggi. Fu lui il primo a prospettare al capoluogo piemontese una grande alleanza olimpica, un MiTo a cinque cerchi, prima ancora che si facesse avanti Cortina, senza però mai riuscire a far breccia in Appendino. Ma ha sottovaluto la vecchia volpe Malagò, il capo del Coni in predicato di entrare a far parte del Cio, il quale pur di avere una candidatura italiana si è sempre dichiarato disponibile a ogni mediazione: su input del governo s’è pure inventato il tridente per accontentare tutti e ancora adesso dispensa a destra e a manca ramoscelli d’ulivo. Questa mattina, mentre Appendino ribadiva la sua posizione, lui era al telefono con Chiamparino per cercare una via d’uscita che forse è a un passo: il tridente olimpico senza Torino. Milano centro di gravità e anello di congiunzione di una kermesse che si divide tra Cortina e la Valsusa.

Un esito per certi versi obbligato visto l’atteggiamento di Torino volto sempre più a enfatizzare i rischi della kermesse, piuttosto che a coglierne le opportunità. Appendino chiede garanzie, brandisce l'analisi costi-benefici come una clava per tenere a bada i consiglieri più riottosi del suo gruppo, si aspetta che qualcuno le metta nero su bianco che il Comune di qui a otto anni non caccerà un euro. Al contrario, il sindaco di Milano Giuseppe Sala rivendica con orgoglio il dinamismo della sua città e pare abbia già trovato due fondi di investimento immobiliare pronti a offrire le necessarie garanzie per realizzare le strutture olimpiche e occuparsi della gestione dopo l’evento (mentre Torino ancora non sa come sgomberare le fatiscenti palazzine del Moi occupate dai migranti). Cit Turin contro la Gran Milan.

print_icon