GRANDI OPERE

"Se fermate la Tav fermate il futuro"

Sindacati compatti contro il governo gialloverde e sindaca Appendino: "Sulle grandi opere anche la Lega ci ha scaricati". Annunciano una iniziativa nelle prossime ore: "Non staremo fermi ad aspettare gli eventi"

“Vogliono tagliarci fuori dal resto d’Europa”. Dopo l’indignazione di Dario Gallina, leader degli industriali subalpini, per l'ordine del giorno No Tav che Chiara Appendino farà votare lunedì (possibile il rinvio di una settimana per l'assenza della sindaca) al Consiglio comunale, anche i sindacati viaggiano compatti sulla Torino-Lione e puntano il dito contro quell’asse del No che vuole “negare il futuro al Piemonte”. A parlare è Gerlando Castelli, segretario degli edili Cisl, che assieme ai colleghi della Fillea-Cgil e Feneal-Uil ha sottoscritto un volantino di protesta indirizzato al ministro Toninelli e ai deputati leghisti Elena Maccanti e Alessandro Benvenuto, i due che avevano garantito con una nota ufficiale il massimo sostegno al partner grillino nella gestione del dossier Tav, in attesa dell’analisi costi-benefici. “Bloccare i lavori vorrebbe dire condannare non solo il Piemonte, ma tutta l’Italia a un ruolo marginale in Europa” si legge. Padroni e lavoratori dalla stessa parte, contro lo sfascismo, costruito sull’altare del governo gialloverde e che si rafforza sulla direttrice che da Roma porta fino a Torino, dove l’ala massimalista della maggioranza grillina detta ormai la linea a un’amministrazione in cui la sindaca è sempre più debole: Scaricata dai suoi a Roma e invisa da buona parte di quel milieu torinese che l’aveva accolta due anni fa tra le proprie braccia.  

“Giocano sulla pelle dei lavoratori” tuona Gerlando Castelli. Il Piemonte ha un tessuto d’imprese edili formato per la maggioranza da piccole realtà, che si barcamenano per restare a galla in un settore che in dieci anni ha perso 40mila occupati. Mentre “si calcola che tra lavoratori diretti e indotto” con la Tav “si possano creare 8mila posti di lavoro: una vera boccata d’ossigeno”. Hanno contato sulla Lega come elemento di garanzia per le grandi opere - “ci hanno sempre raccontato di essere a favore” - e ora si sentono traditi. Nei giorni scorsi anche i lavoratori del Terzo Valico hanno attaccato il governo per chiedere reddito da “lavoro e non di cittadinanza” durante una manifestazione organizzata a Genova, la città di Beppe Grillo, dove i pentastellati da anni si oppongono anche alla Gronda.  

E anche i sindacati edili torinesi annunciano iniziative nelle prossime ore: “Non staremo fermi, almeno finché non troveremo un interlocutore – conclude Castelli –. Oggi non ci parla nessuno, né in via ufficiale né informale. Siamo in bilico senza sapere se continueremo a lavorare o no”. Fermo restando che “per noi non è possibile accettare un No”.

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