DIRITTI & ROVESCI

Prescrizione, avvocati in rivolta

I penalisti proclamano tre giorni di astensione contro la “sciagurata iniziativa” del Governo. Trinchero, presidente della Camera penale del Piemonte: "Una controriforma che peggiora la giustizia". Manifestazione nazionale e contro-informazione

Tre giorni di astensione. Dal 20 al 23 novembre. E prima della manifestazione nazionale a Roma, una serie di iniziative a Torino per informare l’opinione pubblica della “sciagurata iniziativa” del Governo e rappresentare il pericolo imminente e concreto di violazione dei principi Costituzionale del “Giusto Processo” e della “Ragionevole durata del processo”. L’Unione delle Camere penali italiani aveva annunciato la “lotta dura” contro la riforma della prescrizione che tanto vuole il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e “lotta dura” sarà. A poche ore di distanza dall’annuncio di Matteo Salvini e dello stesso Guardasigilli sull’accordo per la riforma sullo stop della prescrizione dopo la sentenza di primo grado (che entrerà in vigore l’anno prossimo, sempre che in 12 mesi non ci siano delle sorprese), l’Ucpi guidata dall’avvocato romano Gian Domenico Caiazza proclama lo sciopero. “No alla controriforma della giustizia penale, “dicono gli avvocati. “Penalisti in astensione in difesa dell’astensione” è lo slogan. Una mobilitazione che trova pienamente concorde Roberto Trinchero, presidente della Camera penale del Piemonte, che si mostra a dir poco preoccupato di fronte a quella che a tutti gli effetti è una “deriva giustizialista e populista”.

«Le intenzioni di tale riforma, chiaramente espresse dal Ministro Bonafede e dai deputati 5 Stelle proponenti – spiega Trinchero – risiederebbero nella necessità di contenere in tal modo i tempi processuali, o meglio ancora di accelerare i processi penali, ottenendo così una effettiva e concreta riduzione, se non l’azzeramento della prescrizione: secondo il Ministro non vi sarebbero più “furbetti” premiati e “i loro azzeccagarbugli”. A parte la sgradevole, se non offensiva, affermazione del Ministro rivolta agli avvocati, niente di più oggettivamente errato e fuorviante».

La prescrizione, infatti, «non può, e non deve, essere assimilata o considerata un “cavillo” in mano ai colpevoli per farla franca, come ha più volte espresso il Ministro della Giustizia (peraltro avvocato), essendo invece, ma non perché lo diciamo noi avvocati penalisti, un “diritto” per ogni cittadino di essere giudicato dallo Stato in un tempo ragionevole». Di questo fondamentale principio Costituzionale l’opinione pubblica deve essere correttamente informata per acquisirne una precisa consapevolezza». La prescrizione è una norma di diritto sostanziale, quindi si applica ai reati commessi dopo l’entrata in vigore della norma. Per questo se ne vedranno gli effetti solo tra molti anni. «Significherebbe purtroppo, nonostante il principio costituzionale della “presunzione di non colpevolezza”, di “lasciare” l’imputato nell’oblio eterno. Non solo ma significherebbe lasciare in attesa di tempi indefiniti anche le persone offese dal reato per l’accertamento definitivo riconoscimento dei “loro diritti” ».

Insomma, un tema così delicato, «riteniamo non possa e non debba essere affrontato con un emendamento di poche righe, in un percorso parlamentare autonomo coinvolgendo le comunità dei giuristi, dell’accademia, dell’avvocatura e della magistratura». Da qui la necessità di fare contro-informazione e cercare di ribattere con il buon senso e la dottrina giuridica allo “scempio” del Governo.

Non solo: il 23 novembre, giornata conclusiva dell’astensione, tutti gli avvocati che aderiranno all’iniziativa scenderanno in piazza a Roma per “affermare e difendere l’idea liberale e costituzionale della giustizia penale”. Alle riforme in materia di processo penale che il Governo vuole attuare, i penalisti rispondono la richiesta avanzata al Governo di affermare ben altri principi: “Giusto processo, terzietà del giudice, ragionevole durata dei processi, presunzione di non colpevolezza, libertà personale, funzione rieducativa della pena”.

“L’Unione delle Camere Penali – si legge nella nota con la quale si comunica l’astensione – ritiene necessario procedere a una forma di protesta più radicale al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica, tutte le sedi di giurisdizione, le istituzioni parlamentari e governative sulla grave situazione di pregiudizio per le libertà individuali, denunziando la svolta illiberale che si intende imprimere al processo penale”.

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