Rimborsopoli, l'appello non fa sconti
Andrea GIambartolomei 16:42 Lunedì 12 Novembre 2018A fine ottobre la sezione d'appello della Corte dei conti ha ribadito le decisioni dei giudici torinesi nei confronti di Artesio, Boniperti e Burzi. Dovranno risarcire lo Stato senza riduzioni
Arriva una prima parola conclusiva, almeno sul piano della giustizia contabile, nella vicenda dei rimborsi ottenuti dagli ex consiglieri regionali del Piemonte. La seconda sezione d’appello della Corte dei conti ha confermato le condanne a Roberto Boniperti, Eleonora Artesio e Angelo Burzi a restituire allo Stato rispettivamente circa 67mila euro, 43mila euro e 13mila euro ottenuti con rimborsi non dovuti. Nessuno sconto è stato fatto ai tre politici piemontesi.
Il quadro più complesso è quello del novarese Boniperti. Il 14 luglio 2014 l’ex vicepresidente del consiglio regionale in quota An, poi entrato nel Pdl e infine confluito in Progett’Azione, fu condannato dal tribunale di Torino con rito abbreviato a 2 anni e 2 mesi e il 17 dicembre 2015 la Corte dei conti lo condannò a risarcire 67mila euro per una lunga serie di spese non rimborsabili perché slegate da attività istituzionali: missioni e pasti non giustificati da attività istituzionali, ma anche abiti e altro materiale rimborsato in quanto “spese di rappresentanza” poi ritenuti illegittime. Boniperti, assistito dall’avvocato Claudio Bossi, ha chiesto una riduzione della cifra da restituire ma “non ravvisa il collegio gli estremi per operare una riduzione del carico di condanna alla luce della condotta chiaramente approfittatrice posta in essere dall’appellante che – si legge nella sentenza depositata il 22 ottobre - del tutto disinvoltamente ha richiesto il rimborso, tra le altre, di spese strettamente personali ed evidentemente prive di qualsiasi inerenza col mandato ricevuto”.
Non vengono usate parole di questo tenore nei confronti di altri due ex consiglieri, Artesio e Burzi. L’attuale consigliere comunale di “Torino in Comune”, assistita dall'avvocato Giuseppe Gallenca e da Mario Contaldi, era stata assolta penalmente, ma venne condannata a restituire allo stato i costi di due consulenze esterne conferite a due cooperative per ricerche in campo sociale sui flussi nel mondo del lavoro: “tali incarichi avevano prodotto un elaborato di sole otto pagine dal contenuto integralmente reperibile in internet”. Si era trattato, sostengono i giudici, di un modo per pagare un collaboratore del gruppo che non poteva essere assunto. Invece Burzi, assistituto dall’avvocato Carlo Merani, era stato condannato prima dalla Corte dei conti del Piemonte con la sentenza dell’8 dicembre 2015, mentre sul piano penale era stato assolto dal tribunale di Torino, sentenza ribaltata a luglio dalla Corte d’appello con una condanna a due anni e quattro mesi.
L'appello aveva sospeso il pagamento dei risarcimenti all'erario e ora lo Stato passerà all'incasso. Eventualmente ai politici resta un'ultima carta da giocare: il ricorso alla Corte di cassazione per sollevare motivi giurisdizionali.
Sia Boniperti, sia Burzi sono indagati di peculato anche nella seconda inchiesta della procura della Repubblica di Torino per i rimborsi ottenuti dai consiglieri nel corso della legislatura di Mercedes Bresso ed esattamente negli anni tra 2008 e 2010. Secondo l’ipotesi investigativa Boniperti sarebbe uno dei recordmen: avrebbe ottenuto 303mila euro di rimborsi.