DISCORDIA ISTITUZIONALE

Torino "area di crisi", l’iter deve passare dalla Regione

Chiamparino non si mette di traverso ma puntualizza: “La procedura deve seguire rapporti istituzionali non può avvenire in colloqui politici”. Peraltro l’idea di Appendino e Di Maio non è neppure originale: già due anni fa venne proposta e poi bocciata dal Governo

“Oggi parte la convocazione del tavolo per valutare la possibilità, che io auspico ci sia, che Torino sia riconosciuta come area di crisi complessa. E vorrei ricordare al Governo e alla sindaca Chiara Appendino che è sulla Regione che si incardina tutta la procedura. E che questa non può essere decisa in colloqui politici”. Lo ha affermato il governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino, parlando nell’aula del Consiglio regionale. “Sono per il rispetto dei rapporti istituzionali - ha rimarcato Chiamparino - e lo dico molto nettamente. Noi convochiamo il tavolo, lo abbiamo già fatto due anni fa, ma allora c’è stata una risposta non positiva dal Governo. Se oggi sono cambiati dei dati benissimo, ma sia chiaro - ha ribadito - che quella procedura viaggia sulla base del tavolo costituito presso la Regione Piemonte e non in sedi politiche più o meno trasparenti”. La sindaca Appendino ha incontrato ieri a Roma il ministro Luigi Di Maio per avviare l’iter di riconoscimento di Torino come area di crisi industriale complessa.

E sempre sul piano dei rapporti istituzionali, Chiamparino è tornato a sollevare il trattamento che da tempo subisce da parte del Governo il massimo rappresentante dell’amministrazione piemontese. “Pretendo, come istituzione, di essere sentito dal governo”, a partire dalla Tav. “A giugno ho scritto al ministro Toninelli per chiedere un incontro; subito dopo la conferenza sulle infrastrutture ho scritto al premier Conte e non mi è stato risposto neppure crepa”, ha ricordato il presidente. “Venerdì incontrerò con i sindaci il prefetto di Cuneo sulla vicenda dell’autostrada Asti-Cuneo - ha aggiunto - e chiederò al prefetto, come rappresentante del Governo, di intercedere perché non è tollerabile che i rapporti istituzionali vengano sostituiti con rapporti tutti interni ai partiti o come dite voi - ha concluso rivolto ai consiglieri del M5s - ai movimenti”.

Toni caldi oggi in consiglio tra gli esponenti del M5s ed il presidente Chiamparino, nel corso del dibattito sulla Tav. “È tempo di smetterla con i comizi. E non prendo neppure in considerazione le volgarità e le insinuazioni che ho sentito. Mi limito a dire che il sottoscritto, con altri che sono qui, ha gestito una vicenda come quella olimpica del 2006 onorandosi del fatto che non ci sia stato un solo episodio tacciabile di connivenza con mafia, 'ndrangheta o simili. Pensate piuttosto alle leggi sui condoni edilizi che state approvando in Parlamento”. È sbottato così Chiamparino alla fine della mattinata, replicando alle parole del capogruppo grillino, Davide Bono, il quale aveva sostenuto che “il Movimento 5 Stelle dice no alla Torino-Lione perché è libero e non prende finanziamenti da chi ha interesse a fare l’opera, mentre per voi va fatta perché i vostri finanziatori principali la chiedono”.

Infine, sulla Tav il governatore torna a chiedere risposte “chiare e inequivocabili”, giacche, al momento da parte del Governo “non lo sono, servono solo a far perdere altro tempo. E tempo da perdere non ce n’è più”. Ambigue, in particolare, sono le dichiarazioni di Matteo Salvini: “Fa come quelli che si mettono l’abito a festa e poi tornano a casa a cambiarsi. Perché mentre dice che le altre opere vanno bene, sulla Tav ribadisce che va fatta l’analisi costi benefici e poi si vedrà”.

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