VERSO IL 2019

Appena nata LeU è già finita

Divorzio nel cartello elettorale guidato da Grasso. Gli ex Pd mollano i compagni di Sinistra italiana e anche in Regione la rottura produce diversi atteggiamenti verso Chiamparino. Fornaro e Corgiat (Mdp): "Sulla Tav nessuna guerra di religione, ma va fatta"

“Evitiamo guerre di religione sulla Tav”. A Liberi e Uguali non piace un Sergio Chiamparino alle crociate. “Sono sempre stato favorevole alla Torino-Lione, così come al Terzo Valico, pur con la massima attenzione alla riduzione dell’impatto ambientale e dei costi, però da qui a caricare di elementi ideologici quest’opera, a pensare che la piazza di Torino si trasformi in un’alleanza elettorale, ce ne passa. Insomma, andrei molto cauto e farei attenzione, politicamente, sempre guardando a quell'immagine, all'illusione ottica"

La cautela che viene richiamata dal capogruppo di LeU alla Camera Federico Fornaro, insieme al consiglio su come guardare alla piazza e poi alle urne, non può che risuonare come una pacata, ma ferma replica all’aut-aut del Presidente della Regione: o si è pro Tav oppure non si può stare nell’alleanza di centrosinistra che ambisce a continuare a governare il Piemonte.

I toni di Fornaro sono assai più tenui di quelli usati, in una nota, dal presidente del gruppo regionale Marco Grimaldi, il quale rivolgendosi a Chiamparino ha avvertito: “Se qualcuno ha già deciso che un’alleanza progressista contro le disuguaglianze non può esistere, non cerchi pretesti: lo dica subito, così evitiamo di perdere tempo”, ma il tema è quello. Lo è pur con declinazioni differenti che raccontano lo stesso travaglio interno a quello che nato con la candidatura dell’ex presidente del Senato Pietro Grasso come lista destinata a diventare partito, si sta – come si dice in politica quando i problemi sono seri – interrogando, con all’orizzonte strade differenti per coloro che arrivavano da Sinistra Italiana (come lo stesso Grimaldi) e gli ex Pd fedeli a Pierluigi Bersani.

“Abbiamo lavorato perché diventasse un partito, ma non è stato possibile” ammette Andrea Stroscio, coordinatore regionale di Articolo 1-Mdp, la parte di LeU che guarda a un futuro soggetto di cui in Piemonte si parlerà il prossimo 19 novembre con Roberto Speranza, mentre Sinistra Italiana pare aver ormai imboccato la strada verso le europee con Rifondazione Comunista e, probabilmente, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris.

Movimenti e riposizionamenti che non sono estranei alla questione della Tav e, più ancora, alla futura composizione dell’alleanza di centrosinistra a sostegno di Chiamparino. Tant’è che ieri nel coordinamento regionale è stato questo il tema, essendo invece rinviato a un prossimo incontro quello sollevato dalle dichiarazioni del presidente della Regione.

Ciò non vuol dire che sia solo quella di Grimaldi la reazione suscitata. Se Roberto Placido, partendo dal forte segnale arrivato sabato scorso da piazza Castello, ha detto chiaro e tondo che chi si oppone alla Tav “è fuori dal mondo”, il sì alla Torino-Lione che giunge dal partito che non sarà partito (almeno con l’attuale denominazione) è costellato da precisazioni e distinguo, tali da non poter non pesare sul tavolo al quale Aldo Corgiat chiede a Chiamparino e al Pd di tornare a ragionare “non solo di Tav, ma di quelle tre questioni nodali che noi abbiamo posto fin dall’inizio: mobilità e infrastrutture dentro cui rientra la Tav, la sanità e l’innovazione dell’industria per lo sviluppo”.

L’ex sindaco di Settimo Torinese osserva come “all’interno del gruppo regionale convivono impostazioni che nel passato avevano visto divisione netta tra sì e no Tav. Io non voglio rivestire la posizione intermedia – dice – ma ragionerei in modo tranquillo”. Un ragionamento che lo porta a sostenere come sia “evidente che le grandi infrastrutture vanno fatte, così come mi pare corretto affrontare il tema della mobilità soprattutto nell’area metropolitana”. E mentre insieme agli altri sta lavorando a un documento “che metterà in luce pro e contro della gestione dell’opera, che più volte ha cambiato progetto che dimostra una certa approssimazione che in altri Paesi non si sarebbe vista” Corgiat, da anni figura di spicco della sinistra torinese, non ha perplessità nel dire che “Il tunnel va fatto, il collegamento con la Francia è nelle cose”, piuttosto l’ex sindaco invita a valutazioni sul percorso interno: “Non è più sensato anziché spendere 700 milioni in più per portare la Tav a Orbassano ragionare su un punto prossimo a Chivasso e quindi più vicino a Milano? Valutiamo”.

Ma è il o dentro o fuori dall’alleanza che il governatore subordina allo schieramento sulla Tav che a Corgiat fa dire che “Chiamparino ha il gusto della provocazione, ma questa volta fa l’errore di usare un vecchio schema di gioco, ovvero quello di dire i partiti sono inadeguati, però ci sono io”. Corgiat avverte il governatore: “Stavolta, caro Sergio, non è che i partiti non sono inadeguati, è che non ci sono proprio più”. E allora “O lui pensa anche a questo scenario, oppure l’operazione mi pare un déjà vu. E poi Chiamparino non è che in questi anni è stato all’estero e adesso è tornato e ha visto la sua Torino finita male. Lui, insieme a noi, è stato protagonista di una stagione di governo non particolarmente brillante”. Per cercare di rimediare, l’ex sindaco di Settimo al suo ex collega di Torino manda a dire che “forse è meglio tirarsi su le maniche, non dare la colpa agli altri e aprire una discussione su temi che possano portare la città e il Piemonte ad essere di nuovo luoghi di produzione e di innovazione. Però – avverte – quando incominci mettendola giù male il frutto che raccogli rischia quasi sempre di essere un frutto cattivo”.

print_icon