CULTURA & FINANZE

Regio in rosso batte cassa

Il ministro Bonisoli lunedì è a Ivrea. Appendino cercherà di incontrarlo per discutere del teatro lirico. Mibac disponibile a intervenire con fondi straordinari. Oggi il neo sovrintendente Graziosi ha illustrato in Regione il piano industriale

Il tempo stringe e per salvare il Teatro Regio serve l’impegno di tutti i soci. È quanto emerso, in soldoni, dall’incontro in Regione Piemonte tra il presidente Sergio Chiamparino, affiancato dall’assessora alla Cultura Antonella Parigi, e i vertici dell’ente lirico, il sovrintendente William Graziosi e Guido Guerzoni, il manager professore della Bocconi chiamato per redigere un piano industriale in grado di salvare il teatro e possibilmente rilanciarlo. Entro la fine dell’anno serve un’iniezione di liquidità per compensare un rosso di 4,2 milioni, poi bisognerà stabilizzare le finanze a partire dal 2019, puntando a rendere la macchina sempre più competitiva e riducendo progressivamente il disavanzo strutturale quantificato intorno ai 2 milioni l’anno. Una situazione che è stata al centro ieri sera dei capanelli durante L’elisir d’amore, con una Cristina Giovando, consigliera della fondazione, visibilmente preoccupata delle sorti dell’ente lirico torinese che, a detta dei più pessimisti, potrebbe persino rischiare il commissariamento. Unica autorità cittadina presente il vicesindaco Guido Montanari, sorpreso a sbadigliare vistosamente, e quasi del tutto ignaro delle grane del Regio.

Il primo a cui verrà chiesto un intervento è il ministro della Cultura Alberto Bonisoli che lunedì visiterà prima Ivrea, new entry tra i patrimoni dell’Unesco per la sua storia industriale, e poi potrebbe fare un salto a Torino, anche se al momento non è stato fissato alcun incontro bcon Chiara Appendino. “Il ministero non farà mancare il suo supporto al Teatro Regio” aveva detto il ministro Bonisoli a ottobre, in occasione del primo incontro con la sindaca e il sovrintendente Graziosi, avvenuto a Roma. Dopo la riduzione dei fondi Fus, che ha ulteriormente aggravato la situazione finanziaria del teatro, il Mibac avrebbe offerto la propria disponibilità a istituire un fondo straordinario per gli enti lirici, anche perché il Regio non è l’unico in Italia a passarsela male. L’impegno del governo potrebbe a quel punto sbloccare anche gli altri: “Come Regione siamo pronti a sederci attorno a un tavolo e a fare la nostra parte” afferma Parigi, ovviamente a patto che tutti ci si siedano attorno a quel tavolo. E non è da escludere che a fronte di un impegno collettivo anche le fondazioni bancarie ritocchino il loro contributo, dopo aver mostrato più di qualche riluttanza. Molto dipenderà dalla credibilità del piano industriale e dalla capacità che il progetto che sta mettendo in campo Guerzoni sia effettivamente in grado di risanare le casse del Regio.

La situazione non è semplice: sul Teatro pende un’inchiesta del procuratore aggiunto Enrica Gabetta, a capo del pool “Reati contro la pubblica amministrazione”. Nei giorni scorsi le Fiamme Gialle hanno depositato una nota riepilogativa sui conti e presto le indagini – al momento non ci sono indagati né ipotesi di reato – potrebbero subire una svolta.

Il piano industriale punta su un aumento dei ricavi, attraverso il potenziamento di settori strategici come il marketing e la promozione per intercettare anche quel turismo d’élite che potrebbe essere interessato a un’offerta di qualità (altro tema su cui lavorare). Nel quinquennio 2012-2016, c’è stata infatti una significativa diminuzione dell’attività, passando dalle 143 esecuzioni di opere, balletti e concerti sinfonico-corali del 2012 alle 113 del 2016, con una diminuzione del 21%. È chiaro che se i costi aumentano e la produzione si riduce è difficile tenere in piedi il Regio (e non solo il Regio).

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