POLITICA & GIUSTIZIA

Rimborsopoli, impunità per legge

Ma quale incidente? La derubricazione del reato di peculato nel più tenue abuso d'ufficio rimarrà e salverà condannati e imputati delle due inchieste sulle "spese pazze" dei consiglieri regionali. La Procura va avanti ma la prescrizione incombe

Non sarà un voto di fiducia, impraticabile tecnicamente e per ragioni di tempo, a rimediare all’”incidente di percorso”, come Matteo Salvini ha definito l'approvazione a scrutinio segreto dell’emendamento sul reato di peculato presentato dall’ex pentastellato Catello Vitiello. Si sistemerà tutto in Senato, promettono Lega e Cinquestelle in un’apparente ritrovata e palesemente ostentata serenità.

C’è però chi prefigura uno scenario diverso: “Faccio un pronostico – dice il deputato di Forza Italia Enrico Costa, che come tutto il suo gruppo ha votato a favore – l'emendamento Vitiello diventerà legge e non verrà cambiato né alla Camera né al Senato”. L’ex ministro si dice convinto che “tutto il clamore di questi giorni sparirà ed il testo verrà confermato con il consenso dei Cinquestelle".

Insomma, dietro le rassicurazioni arrivate anche dal premier Giuseppe Conte – “saremo ottimi vigili urbani”, per evitare ulteriori incidenti – e l’accerchiamento pentastellato dei leghisti sospettati di aver manovrato per far presentare l’emendamento fotocopia di quello da loro ritirato in commissione, anche le certezze più granitiche circa l’evolversi della situazione potrebbero non rivelarsi tali.

Nel qual caso, con la trasformazione dell’emendamento in norma come profetizzato da Costa, gli effetti sull’inchiesta in corso a Torino prenderebbero una piega diversa, alleggerendo moltissimo le posizioni dei circa cinquanta ex consiglieri attualmente indagati.

Non a caso, fonti della Procura della Repubblica hanno fatto sapere che in attesa delle possibili modifiche legislative, l'inchiesta, ovviamente, procede. I magistrati stanno esaminando una decina di memoriali difensivi consegnati nei giorni scorsi, ma per tirare le somme dovranno attendere l'eventuale entrata in vigore della nuova formulazione dei reati di peculato e abuso in atti di ufficio.

In base all'emendamento approvato l’altro ieri la condotta contestata agli imputati, ovvero un utilizzo improprio dei fondi destinati teoricamente al funzionamento dei gruppi consiliari, non potrà più essere considerata un peculato. Se la modifica diventerà legge, i magistrati dovranno valutare se procedere o meno per abuso d'ufficio, verificando – aspetto questo non certo irrilevante – i tempi di prescrizione.

Una derubricazione del reato, come indicata nella modifica alla norma votata in senso opposto a quello indicato dalla maggioranza di governo, avrebbe quasi certamente anche effetti sull’altra inchiesta, quella di Rimborsopoli 1 già conclusa con una serie di condanne in appello, tra cui quella comminata all’attuale capogruppo della Lega a Montecitorio, Riccardo Molinari.

“Andranno valutati i vari casi, ma certamente una norma nuova più favorevole deve essere applicata. Questo accade non solo nel terzo grado di giudizio, ma anche per sentenze passate in giudicato” osserva l’avvocato Luigi Chiappero, difensore di numerosi consiglieri nei due processi. E in questa seconda inchiesta tra gli ex consiglieri indagati, come noto, c’è anche l’europarlamentare di Forza Italia Alberto Cirio per il quale la spada di Damocle degli effetti della legge Severino in caso di una condanna (anche in primo grado) continua ad essere un ostacolo all’ufficializzazione della sua candidatura alla presidenza della Regione.

Nonostante gli endorsement (tra cui quelli ripetuti di Antonio Tajani) Cirio, per alcuni dirigenti della Lega e pure del suo partito continua ad essere “a rischio” proprio per via dello spettro della Severino. La trasformazione in legge dell’emendamento che ha rischiato la frattura tra Lega e Cinquestelle, equivarrebbe a un totale disco verde per l’eurodeputato per la corsa verso Piazza Castello, almeno sotto questo profilo.

Al netto dei singoli casi e delle loro conseguenze, la ratio della modifica - inizialmente proposta dalla Lega sollevando le contestazioni del Pd e poi ritirato per le ragioni già descritte – troverebbe a detta di molti più di una ragione anche considerando proprio il caso piemontese. Qui son impazzate le mutande verdi dell’ex governatore leghista Roberto Cota, ma non si sono raggiunti neppur lontanamente gli eccessi che avevano portato all’onore delle cronache (giudiziarie) l’allora capogruppo del Pdl in Regione Lazio, Franco Fiorito, er Batman de Anagni, i viaggi e le feste in maschera stile impero romano. Erano state, in verità, le settimane bianche citate dall’allora parlamentare forzista Roberto Rosso e, pare, pagate con i soldi dei gruppi a far prendere avvio alla prima inchiesta.

C’era chi aveva comprato il tagliaerba e chi aveva pagato con i soldi del gruppo qualche frizzante serata, ma pure chi adesso è indagato per cene con i sindaci. Il problema, eccetto per le spese che nulla hanno a che vedere con l’attività politica, è (stato) un regolamento dalle maglie forse troppo larghe e, quindi, interpretabile in maniera altrettanto ampia.

Ecco, se l’inevitabile esposizione mediatica non è certo stata salutata con fervore dai diretti interessati e se sull’applicazione del reato di peculato da tempo si manifesta da più parti più di una perplessità, c’è una certezza: quel sistema di rimborso è stato cambiato radicalmente e in maniera decisamente restrittiva. In Piemonte, Rimborsopoli con il suo carico di indignazione ha provocato una logica reazione e portato all’introduzione di nuove norme in grado di evitare il suo possibile ripetersi.

Per il passato – peculato o abuso d'ufficio – non resta che aspettare come andrà a finire in Parlamento. Costa ha fatto un pronostico, ma non è il solo a pensare che la partita non sia ormai conclusa e l'"incidente di percorso" archiviato, come si sono affrettati a spiegare Salvini e Di Maio.

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