POLITICA & SANITA'

Saitta punta all'agenzia del farmaco

L'assessore alla Sanità del Piemonte in pole per la presidenza dell'Aifa. La nomina, su designazione delle Regioni, spetta però alla ministra pentastellata Grillo che, giusto per dare un segnale, ha appena azzerato il Consiglio superiore di Sanità

“La politica stia fuori dall’Aifa”. “Per la presidenza dell’Agenzia italiana del farmaco si va verso un profilo più politico che tecnico”. È passato soltanto un anno e mezzo tra l’avvertimento lanciato dall’allora assessore alle Finanze della Lombardia il leghista Massimo Garavaglia (oggi viceministro al Mef) e le parole, di segno opposto, pronunciate pochi giorni fa dal governatore dell’Emilia-Romagna, il piddino Stefano Bonaccini nelle vesti di presidente della Conferenza delle Regioni.

In mezzo, di cose al vertice dell’agenzia cui spetta l’attività regolatoria sui farmaci (dalla registrazione all’immissione in commercio, alla negoziazione del prezzo) ne sono successe parecchie, tra cui le rumorose dimissioni rassegnate dal presidente Stefano Vella nell’agosto scorso. “Avendo una posizione istituzionale, in un’agenzia che si occupa di salute pubblica, e non essendo d’accordo con la visione di salute del Governo ho ritenuto fosse doveroso dimettermi” aveva spiegato ricordando come il suo essere innanzitutto un medico non poteva consentirgli di condividere l’atteggiamento usato dall’esecutivo Lega-M5s sul caso della nave Diciotti, bloccata per alcuni giorni con 177 migranti a bordo nel porto di Catania.

Da circa tre mesi, dunque, l’Aifa è senza presidente. Ma il periodo di vacatio sembra dover finire già nei prossimi giorni. E a ricoprire il ruolo lasciato da Vella, sbattendo la porta dopo poco più di un anno dalla sua nomina (avvenuta il 30 marzo 2017), potrebbe essere Antonio Saitta.

Ormai alle spalle quella distanza della politica invocata da Garavaglia e seguendo, invece, l’orientamento verso un profilo politico espresso da Bonaccini, l’assessore regionale alla sanità del Piemonte avrebbe, in queste settimane, raccolto un bacino abbastanza consistente di consenso e di appoggio da parte dei colleghi delle altre Regioni. Non è stato, Saitta, il solo a proporre la sua “candidatura”: in lizza c’è anche la sua collega della Basilicata Flavia Franconi, governatrice reggente dopo l’abbandono forzato del presidente Marcello Pittella coinvolto in un’inchiesta proprio sulla sanità.

Il borsino sembra, tuttavia, salire per l’inquilino di corso Regina anche se occorre mettere in conto possibili sorprese. Soprattutto dopo la decisione a sorpresa assunta ieri dal ministro della Salute. La pentastellata Giulia Grillo ha azzerato tutto il Consiglio superiore di sanità, presieduto dalla cattedratica torinese Roberta Siliquini, che non ha negato il suo stupore e rammarico per la modalità del benservito. Proprio al ministro della Salute spetta, infatti, la nomina del presidente di Aifa, pur “d’intesa con la Conferenza delle regioni”.

La prassi sempre seguita è quella che attribuisce al ministro la scelta del direttore e alle Regioni quella del presidente, anche se il decreto di nomina resta in capo al titolare del dicastero. In alcuni casi, quando tra le Regioni non si era trovato un accordo unanime, al ministro era stata proposta una terna in cui scegliere.

In questa occasione, se le voci che raccontano di un probabile superamento di alcuni ostacoli saranno confermate, quello di Saitta potrebbe essere addirittura l’unico nome a finire sulla scrivania del ministro.

L’eventuale nomina dell’assessore piemontese libererebbe la poltrona di coordinatore della commissione Sanità in seno alla Conferenza, andando quasi sicuramente a un esponente del centrodestra e finendo così per bilanciare la “promozione” di Saitta nel rapporto tra centrodestra e centrosinistra, a ridosso di importanti scadenze elettorali che coinvolgeranno alcune delle maggiori Regioni, tra cui il Piemonte.

Ma anche superati scogli interni al consesso delle Regioni, rimarrà l’incognita ministeriale. È da ritenersi davvero scontato il rispetto della prassi consolidata da parte di un ministro che, senza preavviso e motivandolo solo con l’esigenza di “rinnovamento”, ha mandato a casa il Consiglio superiore di sanità la cui scadenza naturale era fissata al 2020? Accetterà la ministra grillina l’indicazione delle Regioni, oppure interpreterà in maniera diversa quell’”intesa” prevista dalla legge, scegliendo lei l’uomo (o la donna) da mettere alla presidenza dell’Aifa ribaltando la consuetudine?

Segnata in un passato poi non così lontano da alcuni scandali – nel 2008 vennero arrestati otto dirigenti per aver alterato l’iter di autorizzazione per la commercializzazione di alcuni farmaci e nel 2014 ci fu un blitz della Guardia di Finanza per un sospetto di manipolazione di prezzi di altri medicinali – l’Aifa resta un fulcro per la sanità e, soprattutto, un delicatissimo snodo nel rapporto tra lo Stato, le Regioni e le case farmaceutiche.

Il nome di Saitta – che negli ultimi tempi ha accresciuto la sua attenzione alla politica dei farmaci, proponendo tra l’altro l’unione delle Regioni per l’acquisto di medicinali in maniera di incidere sul mercato e ridurre i costi – potrebbe uscire dalla Conferenza già giovedì. Lui, quel giorno, non sarà a Roma: un’assenza da molti letta come un gesto di correttezza nei confronti di chi dovrà esprimersi sulla sua nomina. Mai come questa volta appesa alla decisione del ministro.

print_icon