QUATTRORUOTE

Governo in testacoda sull'auto

Federmeccanica contro la norma bonus-malus introdotta nella finanziaria. Dal Poz: "Misura offensiva e volgare". Allarme per tutta la filiera dell'automotive. Marsiaj (Amma): "Pessimista per il nuovo anno". Pesano i 12 mesi di cassa a Mirafiori chiesti da Fca

“È una misura offensiva e volgare, che non rispetta il lavoro, le imprese e i consumatori”. Con queste parole il presidente di Federmeccanica Alberto Dal Poz boccia senza appello il sistema “bonus-malus” sulle emissioni di Co2 contenuto nella nuova legge di Bilancio. Un provvedimento che introduce incentivi e penalizzazioni che tendono ad avvantaggiare i diesel: le motorizzazioni a gasolio, infatti, emettono molta meno Co2 di quelle a benzina, che invece sono molto più pulite dal punto di vista delle polveri sottili. Non a caso sono proprio i diesel a subire le maggiori restrizioni alla circolazione da parte di Regioni ed enti locali per salvaguardare la qualità dell’aria nei principali centri urbani (a partire dalla Torino a Cinque Stelle). Gli stessi diesel che il governo invece premia. L’alzata di scudi è generale e trasversale, unisce imprese e sindacati.

La norma prevede che da gennaio all’atto dell’acquisto di un’auto nuova sia dovuto il pagamento di un’imposta parametrata alle emissioni di anidride carbonica della vettura. Sotto i 110 grammi di Co2 per chilometro non si paga nulla, sopra si inizia a pagare una cifra fissa che parte da 150 euro per le vetture fino a 120 g/km e che sale progressivamente fino ad un massimo di 3000 euro per le auto che emettono oltre 250 g/km. Parallelamente viene istituito un sistema di incentivi, sempre basato sulle emissioni di Co2, che riconosce un contributo di 1.500 euro per l’acquisto di auto che emettono tra 70 e 90 grammi per chilometro e che sale a 3.000 euro per quelle tra 20 e 70 gr/km fino ad arrivare a 6.000 euro per le auto che emettono da zero a 20 gr/km. La decisione di parametrare il sistema alle emissioni di Co2 fa emergere la prima contraddizione rispetto alle scelte che stanno operando molti enti locali di disincentivare il diesel per combattere l’inquinamento da polveri sottili nelle aree urbane. Le motorizzazioni a gasolio infatti emettono molta meno CO2 di quelle a benzina che invece sono molto più pulite dal punto di vista delle polveri sottili.

“Finirà che gli operatori del settore auto e i lavoratori dovranno scendere in piazza insieme. Il governo è di nuovo riuscito a unire imprese e lavoratori nella protesta – prosegue Dal Poz –. Noi vogliamo essere uniti come generatori di crescita, non siamo a nostro agio nella protesta. Questa misura è offensiva nei confronti dei consumatori perché si favorisce chi può comprare vetture molto costose come quelle completamente elettriche e disincentiva l’acquisto di auto prodotte in Italia. Vuol dire darsi la zappa dei piedi”. Concordano tutti i sindacati. “Dal Governo l’ennesimo schiaffo all’industria nazionale e all’ambiente. Queste norme schizofreniche sono un danno per il Paese e i lavoratori”, afferma Marco Bentivogli, segretario generale della Fim Cisl. “Gli investimenti già programmati verranno messi in discussione, e le ripercussioni saranno pesantissime per l’occupazione”, sottolinea Ferdinando Uliano, segretario nazionale della Fim. Per il numero uno della Uilm, Rocco Palombella, “colpire il comparto dell’auto significa mettere a repentaglio decine di migliaia di posti di lavoro”.

Una polemica che s’inserisce in un contesto già teso, con i rapporti tra imprese e governo ai minimi con il continuo braccio di ferro sulla Tav e su una manovra che, prosegue Dal Poz, “non introduce strumenti per la crescita”. Il numero uno delle imprese metalmeccaniche ha partecipato oggi a Torino alla presentazione dell’indagine congiunturale sulla produzione industriale. Un settore, quello metalmeccanico, che incide per il 78 per cento sull’export dell’area metropolitana torinese e per il 60 per cento su scala regionale. Insomma, si tratta di un pezzo fondamentale dell’economia nazionale e pure piemontese, trainato dall’automotive e dallo space. A livello nazionale i dati indicano una crescita dell’1% della produzione industriale nel terzo trimestre dell’anno, che si riduce allo 0,1 se si tiene conto delle variazioni congiunturali. Su Torino pesa l’incertezza riguardo il settore aauto: le difficoltà di Maserati e l’anno di cassa integrazione annunciato a Mirafiori per preparare la produzione della 500 elettrica “non ci consentono di essere ottimisti per quanto riguarda il 2019” dice Giorgio Marsiaj, presidente dell’Amma, l’associazione delle imprese metalmeccaniche di Torino. Per la prima volta dal 2009 “c’è una situazione piatta, di stagnazione” prosegue Dal Poz. Condizione che di solito prelude alla recessione, sebbene si tratti di una parola che in via Fanti ancora nessuno vuole pronunciare. Ma qual è il ruolo della politica? “Provvedimenti come il bonus-malus rischiano di danneggiare tutta la filiera dell’auto, oltre alle incertezze derivanti dal tira e molla con l’Europa sulla legge di bilancio e sulla Tav: una situazione che porta le imprese a non investire e quindi non innovarsi in attesa di capire cosa succederà, mentre i nostri concorrenti all’estero corrono” conclude Dal Poz.

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