POLITICA & GIUSTIZIA

Falso in bilancio e abuso d'ufficio, Appendino verso il processo

Il Tribunale fissa l'udienza preliminare del caso Ream il 21 febbraio. Davanti al giudice, oltre alla sindaca di Torino, anche l'assessore Rolando, Giordana e il direttore finanziario Lubbia. Al centro del procedimento i 5 milioni di debiti non contabilizzati nei bilanci

Appuntamento al 21 febbraio prossimo. Per la sindaca di Torino Chiara Appendino comincerà un nuovo processo, il secondo dopo quello per piazza San Carlo: davanti al gup Alessandra Pfiffner cominceranno le udienze preliminari per la vicenda Ream. Lei, insieme all’assessore al Bilancio Sergio Rolando, l’ex capo di gabinetto Paolo Giordana e il direttore del settore finanze Paolo Lubbia dovranno rispondere dell’accusa di falso ideologico in atto pubblico e abuso d’ufficio.

Se nella vicenda di piazza San Carlo sono contestati reati dolosi, dovuti alla scarsissima organizzazione dell’evento per la finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid, in questo caso invece i guai nascono dalla volontà politica di Appendino e del suo entourage. La questione ruota intorno alla caparra versata dalla Ream come prelazione per l’area ex Westinghouse. Una volta aggiudicata l’area alla società Amteco-Maiora, la città avrebbe dovuto restituire quella somma a Ream: la scadenza per la restituzione era fissata al 2017, ma l’amministrazione Appendino - di fronte alle difficoltà finanziarie della Città - aveva deciso di posticipare. La giunta non aveva registrato quell’importo tra i debiti ed era nato un confronto con l’allora direttrice del settore finanze Anna Tornoni e poi con il collegio dei revisori, presieduto da Herri Fenoglio. Appendino e Giordana insistono nel dire che i cinque milioni di euro non erano da iscrivere tra i debiti perché c’erano trattative in corso con Ream per posticipare la restituzione e alla fine la spuntano.

Ad Alberto Morano e a Stefano Lo Russo la situazione non quadra e così presentano un esposto in procura sul bilancio 2016; altri due si aggiungono sul bilancio del 2017 da parte dei revisori. Il procuratore aggiunto Marco Gianoglio (poi coadiuvata dalla collega Enrica Gabetta) iscrive Appendino, il suo braccio destro e l’assessore accusandoli di due episodi di falso ideologico in atto pubblico. Il primo sarebbe avvenuto nel novembre 2016, durante la preparazione del rendiconto 2016, quando Giordana (assistito da Maria Turco ed Enrico Cairo) scriva la mail a Tornoni affermando: “Per quanto riguarda il debito Ream lo escluderei al momento dal ragionamento, in quanto con questo soggetto sono aperti tavoli di confronto”. Il 30 novembre la sindaca le manda una lettera: “Stante le trattative aperte con la Città, non è prevista la restituzione”. La procura, però, sospetta che non ci fosse nessuna trattativa perché il 6 dicembre il presidente della Ream Giovanni Quaglia spedisce una lettera in cui chiede quella somma di denaro “auspicando che la stessa possa essere evasa dal prossimo gennaio 2017”. Il secondo episodio di falso ideologico era stato contestato ad Appendino (difesa da Luigi Chiappero e Luigi Giuliano) e Rolando (assistito da Fabio De Matteis) perché il 25 luglio 2017, in occasione dell’approvazione del bilancio di previsione, la giunta aveva  presentato una delibera “omettendo di appostare per l’anno 2017 la maggiore spesa di cinque milioni di euro, corrispondente al debito della Città di Torino verso Ream”, in barba al parere del collegio dei revisori.

Alla conclusione dell’inchiesta, notificata all’inizio di giugno, il quadro accusatorio era cambiato: alle due ipotesi di falso ideologico in atto pubblico si erano aggiunti anche due ipotesi di abuso d’ufficio (connessi ai primi reati) per aver violato la norma del Testo unico degli enti locali che prevede l’iscrizione dei debiti derivati da obbligazioni. Non solo: per il bilancio preventivo 2017 è stato indagato anche l’attuale direttore delle finanze Lubbia (difeso da Lorenzo Imperato). La procura di Torino nelle scorse settimane ha chiesto il rinvio a giudizio per portare a processo gli indagati e dal 21 febbraio un giudice valuterà se gli elementi sinora raccolti consentono di processarli.

print_icon