GRANDI OPERE

Terzo Valico, Toninelli ha detto sì

Tutto come previsto: il ministro annuncia la decisione dopo aver valutato l'analisi costi benefici. "Troppo alto il prezzo di un recesso". La stessa manfrina del Tap (e della Tav?). Modifiche "per rendere l'opera efficiente rispetto agli scopi" - DOCUMENTI UFFICIALI

L’uomo del no ha detto sì. Come ampiamente previsto e contrariamente ai pronunciamenti suoi e del suo partito, il ministro Danilo Toninelli ha dato il via libera alla prosecuzione dei lavori per il Terzo Valico. “L'analisi costi benefici dice che il costo dell'opera a finire, attualizzato a 30 anni, supererebbe i benefici per una cifra di 1 miliardo e 576 milioni. Dentro questo miliardo e mezzo ci sono varie voci, per esempio i minori ricavi dei concessionari autostradali oppure 905 milioni di euro di accise sulla benzina che non verrebbero incassate dallo Stato per via del cambio modale da strada a ferrovia”, la premessa del ministro che confligge un po' con l'anima ambientalista del Movimento 5 stelle, giacché lo spostamento di merci e persone dalla gomma al ferro dovrebbe costituire un vantaggio ambientale e non un "minus".

Poi il ministro aggiunge: “C'è il versante giuridico, e l'analisi svolta fa una previsione sui costi di abbandono dell'opera. Al miliardo e mezzo già speso, per lavori già eseguiti, che non è contemplato nell'analisi giuridica, ma che a quel punto sarebbe speso per nulla, va aggiunto almeno un decimo del valore residuo del contratto: parliamo quindi di 463 milioni da risarcire al contraente generale che sta costruendo l'infrastruttura, ossia Cociv. Abbiamo detto almeno un decimo, perché si tratta di una stima prudenziale”. Inoltre “ci sono i lavori che il contraente generale affida a terzi, visto che realizza l'opera in proprio soltanto per il 40%: qui i costi, i danni e i mancati utili da pagare potrebbero attestarsi su una somma superiore a un decimo e ricadrebbero su rete ferroviaria italiana, quindi in definitiva sullo Stato. Dunque, stiamo parlando almeno di un altro mezzo miliardo”. Insomma, “rimanendo prudenti, siamo già di fronte a 1 miliardo di costi stimati derivanti da un eventuale recesso contrattuale unilaterale, a cui si sommano circa 200 milioni per il ripristino dei luoghi, quindi, il totale dei costi del recesso ammonterebbe a circa 1 miliardo e 200 milioni di euro di soldi pubblici”.

QUI LA VALUTAZIONE COSTI-BENEFICI

Risultato: disco verde per il collegamento ferroviario del porto di Genova con la pianura padana da sempre osteggiato dai grillini e di cui il M5s in campagna elettorale aveva promesso la cancellazione. Ma adesso è proprio il ministro grillino a dover dire quel che tutti, eccetto i Cinquestelle, hanno sempre sostenuto: “Il Terzo Valico non può che andare avanti".

QUI LA RELAZIONE GIURIDICA

Per cercare di uscire dal più che evidente e comprensibile imbarazzo e giustificare al fronte del no, di fatto coincidente con il M5s soprattutto in Piemonte e Liguria, Toninelli si è aggrappato a quelle cifre che per la parte grillina del Governo parevano dover dare loro dare ragione: "Come potete capire da questi numeri - scrive il ministro su facebook -  si tratta di un’opera complessa e molto onerosa, interamente pagata con soldi pubblici, sulla quale il Movimento 5 Stelle ha posto sin dal suo avvio forti dubbi (in realtà ne aveva promesso lo stop, ndr). Dalla nascita, negli anni '90, tante vicissitudini hanno riguardato il progetto: dalla sua bocciatura, per ben due volte, da parte del ministero dell’Ambiente, sino agli scandali giudiziari che hanno portato al commissariamento di Cociv - prosegue il titolare del Mit -. Insomma, siamo di fronte a uno dei tanti dossier avvelenati che ci hanno lasciato i professionisti della politica, ma che abbiamo affrontato senza pregiudizi”. E non potendo vantare una vittoria, sventola il risultato del confronto costi-benefici: “Ecco a cosa serve una seria, rigorosa e finalmente obiettiva analisi".

QUI L'ANALISI DEL GRUPPO DI LAVORO

La realtà, oltre che nella più volte e da più parti ribadita indispensabilità dell’opera per il traffico delle merci, sta anche nell’ampio fronte a sostegno del Terzo Valico: dal governatore ligure Giovanni Toti a quello piemontese Sergio Chiamparino, con l’ulteriore appoggio del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana l’asse politicamente trasversale è sempre stato solido a sostegno dell’opera. La stessa Lega, sulla tratta ferroviaria ha sempre mostrato assai più fermezza – a partire dal sottosegretario al Mit, il ligure Edoardo Rixi  - rispetto a quella in merito alla Tav.

E proprio il, seppure prevedibile, sì al Terzo Valico lascia ai Cinquestelle, che già hanno dovuto ingoiare il boccone del Tap in Puglia, solo più la Torino-Lione come possibile trofeo da mostrare ai loro elettori ai quali, oggi, hanno dovuto tradire l’ultima promessa.

QUI LA SCHEDA RIASSUNTIVA