VERSO IL 2019

Election day per risparmiare, conviene soprattutto al M5s

L'abbinamento di europee e regionali avvantaggerebbe i Cinquestelle, che dietro a una consultazione più marcatamente politica riuscirebbero a nascondere la debolezza del loro candidato (Bertola) e i disastri dell'amministrazione Appendino

Tra alleati un aiutino non lo si può negare. Quello che la Lega si appresta a concedere ai Cinquestelle, accorpando per legge le elezioni regionali (e le comunali laddove sono previsti i rinnovi) a quelle europee, è però un aiutone. Questa la lettura immediata e più diffusa quando, ieri pomeriggio, si diffonde la notizia di un emendamento alla manovra con cui si stabilisce l’election day.

Non è un mistero che il partito di Luigi Di Maio, pur con le eccezioni di Roma e Torino, vada in difficoltà nel voto amministrativo rispetto a quello politico e il suo elettorato sia assai più sollecitato e attratto dal simbolo che non dai candidati. Un vulnus temuto dai Cinquestelle in maniera ancor più preoccupata in quella che sarà la prima tornata elettorale dopo la nascita del governo: con la Lega in continua crescita e il potenziale storico del Carroccio nelle consultazioni più vicine ai territori, lo spettro di una batosta inqueta i grillini. Nulla di meglio, quindi, che unire il voto europeo a quello delle Regioni chiamate a rinnovare i loro governi.

Ad un certo punto, però dev’essere successo qualcosa perché il sottosegretario grillino ai Beni Culturali Gianluca Vacca in una nota smentisce la notizia, ma solo a metà: “Non c'è nessun emendamento del Governo per l'election day e quello di iniziativa parlamentare sarà ritirato”, il che significa che è stato presentato e, quindi, votare per l’Europa e per le Regioni nello stesso giorno al M5s piacerebbe assai.

Inutile dire che, come sempre, la motivazione ufficiale è lì pronta sul tavolo: si risparmiano soldi. Indiscutibilmente vero, come vere sono le conseguenze, nel bene e nel male a seconda delle forze politiche e dei contesti, di un accorpamento delle elezioni che se attuato interesserebbe oltre alla Basilicata che l’election day lo ha già deciso in autonomia, anche l’Abruzzo facendo slittare di qualche mese in avanti la data ora fissata al 10 febbraio, la Sardegna e il Piemonte che il giorno del voto ancora non l'ha stabilito. La scorsa volta, quando venne eletto Sergio Chiamparino, fu election day e fu un successo per il Pd con Matteo Renzi che portò il partito a oltrepassare il 40 per cento in Europa e il Chiampa a conquistare la Regione con quasi il 47.

Ricordi ormai avvolti dalla nebbia che circonda il centrosinistra senza fargli vedere una strada per uscire dalla crisi. Cinque anni dopo, probabilmente, sarebbe proprio il Pd ad avere meno vantaggi se non palesi svantaggi nel vedere gli elettori entrare in cabina con la scheda per il Parlamento europeo e quella per il Consiglio regionale e governatore. È pur vero che se, come assai probabile, il voto avverrà nello stesso giorno il tema dell’Europa sarà coniugabile e declinabile con il sì alla stessa Europa, allo sviluppo, alla Tav e a quel Piemonte cui Chiamparino ha già incominciato ad anteporre la sillaba. Ma è altrettanto vero che una possibile e non improbabile onda negativa sulla sinistra trascinerebbe ulteriormente con sé l’offerta regionale e impedirebbe il distacco necessario per piemontesizzare al massimo (come intende fare il governatore uscente e ricandidato) la proposta agli elettori.

Del vantaggio indiscutibile per il M5s si è già detto nel quadro generale e non muta affatto se si concentra lo sguardo sul Piemonte: il pallido candidato Giorgio Bertola ricaverebbe dalla coincidenza del simbolo su entrambe le schede un vantaggio, così come i candidati grillini che storicamente (pur con una storia breve) appartengono per gran parte alla schiera dei carneadi e pagano un enorme handicap in fatto di preferenze. Lo stesso rischio di pagare nelle urne l'effetto Chiara Appendino sarebbe assai ridotto con una campagna mirata soprattutto sul fronte politico e quindi sulle europee lasciando di conserva un eventuale aumento della pattuglia grillina a Palazzo Lascaris all’effetto traino.

Di effetti direttamente positivi, ovvero legati al voto, non pare potersi avvantaggiare in modo particolare e importante Forza Italia, alla quale tuttavia l’election day converrebbe – se esteso a tutte le Regioni – per un altro motivo. Il voto anticipato in Abruzzo e altre possibili scansioni temporali fanno si che fino ad ora il tavolo tra alleati di centrodestra non abbia ancora assunto decisioni definitive per tutti gli enti prossimi al loro rinnovo. Anzi, la tattica di Matteo Salvini sarebbe proprio quella, peraltro non nascosta, di procedere passo passo. Un rischio di non poco conto per chi si trova verso il fondo della lista, come nel caso del Piemonte dove il patto che prevede la candidatura a presidente per Forza Italia potrebbe essere rimesso in discussione magari dopo un’elezione in un’altra Regione. Ecco perché una garanzia in più per gli azzurri piemontesi potrebbe venire proprio da quella data unica, senza eccezioni, così come contemplata nell’emendamento finito per essere protagonista di un mistero per nulla del tutto chiarito. Tra i sospetti circola quello di un caldo invito a ritirarlo arrivato proprio dalla Lega. Vero o non vero, Salvini ha tutto l’interesse a decidere di volta in volta.

Guardando ancora una volta al Piemonte, il Carroccio con i sondaggi che si ritrova non ha da temere né l’election day, né una sua non applicazione. Nel primo caso la probabile crociata sovranista di Salvini (e Giorgia Meloni) contro Bruxelles sarebbe un valore aggiunto al già forte radicamento territoriale rafforzato dal governo dei principali capoluoghi e dal risultato dello scorso 4 marzo. Nel secondo, immaginando un pre o un post europee, il rischio di effetti negativi pare rimanere prossimo allo zero, accrescendo quelli positivi nel caso si votasse dopo.

Scenari possibili, con tutte le riserve date dai mesi che ancora dividono dal voto e con la fortissima probabilità che, emendamento o no, in Piemonte election day probabilmente sarà. Non solo perché è stato così cinque anni fa, ma anche perché prendersi la paternità di un voto differito di poche settimane, tante ne consentirebbe la finestra, significherebbe mettersi contro facili accuse di un evitabile sperpero di denaro.

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