POLITICA & GIUSTIZIA

Centrodestra sub iudice

La mossa di Cirio per uscire da Rimborsopoli: restituire la somma contestata dai pm e chiedere l'archiviazione. I tempi per la designazione del candidato presidente della Regione slittano a metà gennaio. Il "precedente" Chiamparino

Una mossa soppesata e valutata a lungo, ma che potrebbe, forse, eliminare gli ostacoli più grandi spianandogli la strada verso la candidatura alla presidenza della Regione Piemonte. È quella che l’europarlamentare di Forza Italia Alberto Cirio sarebbe pronto a fare, attraverso i suoi legali, restituendo l’intera cifra, circa 30mila euro, contestatagli dalla Procura della Repubblica di Torino nel quadro dell’inchiesta sulla cosiddetta Rimborsopoli bis che vede coinvolti cinquanta ex consiglieri di Palazzo Lascaris durante l’era Bresso, dal gennaio del 2008 al febbraio del 2010. Accompagnando la restituzione della somma con la richiesta di archiviazione.

Il nome del deputato europeo, con un passato da assessore regionale, continua a essere indicato da tempo come il più accreditato sfidante di Sergio Chiamparino per la coalizione di centrodestra. Ancora nel corso dell’ultimo vertice alla vigilia di Natale, in videoconferenza, tra Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini in cui è stato dato il via libera alla candidatura di Vittorio Marsilio di Fratelli d’Italia per la presidenza dell’Abruzzo, i tre leader hanno ribadito l’assegnazione a Forza Italia del nome per il Piemonte.

Questa conferma del patto, stipulato ormai molti mesi fa, se da un lato tranquillizza i forzisti, allontanando spettri di possibili colpi di mano, dall’altro pone il partito di Berlusconi in una situazione non del tutto semplice, proprio a causa dell’inchiesta che vede Cirio tra gli indagati e che, in caso di eventuale condanna anche solo in primo grado, farebbe scattare gli effetti della legge Severino con risvolti a dir poco dirompenti nel caso di un governatore appena eletto. Ma anche ragionando solo (si fa per dire) sull’ipotesi di un rinvio a giudizio, lo stesso europarlamentare aveva ribadito la sua intenzione di non candidarsi: troppo alto il rischio di trascinare il suo partito e l’intera coalizione in una campagna elettorale in cui un processo all’orizzonte rappresenterebbe un peso difficile da reggere. E una situazione non facile da spiegare all’opinione pubblica.

Cruciale per lui sarà non passare da indagato a imputato. I tempi per il recepimento delle ultime memorie e la chiusura delle indagini sono ormai piuttosto brevi, sempre che i magistrati non optino per una richiesta di proroga, il che complicherebbe non di poco la situazione per il centrodestra. Se, come pare, entro la metà di gennaio si dovrebbe arrivare al redde rationem, si comprende anche l’atteggiamento cauto e il piede sollevato dall’acceleratore da parte di Cirio per quanto concerne la sua investitura ufficiale. Cautela suggerita anche da alcune avvisaglie, come quelle arrivate dai Fratelli d’Italia con la Meloni che per indurre Berlusconi a non soffiarle la candidatura abruzzese aveva proprio pronunciato il nome dell’europarlamentare associandolo all’inchiesta.

Sfumata anche la speranza, o comunque l’ipotesi, di un colpo di spugna sulla Severino grazie all’emendamento allo “Spazzacorrotti” approvato con un blitz alla Camera e poi cancellato dopo la bufera scatenata dai Cinquestelle e l’imbarazzo di Matteo Salvini, ora tutto per Cirio (difeso da Luigi Giuliano, associato dello studio Chiusano-Chiappero) dipenderà dalle richieste del pm e dalla successiva decisione del gip. Ecco che la restituzione dei circa trentamila euro il cui uso, pur molto attinente all’attività politica – non ci sono acquisti bizzarri o spese personali – viene contestato dai magistrati inquirenti potrebbe mutare la posizione del candidato in pectore alla presidenza della Regione. Se molto cambierebbe per quanto riguarda la Corte dei Conti, il restituire la somma sarebbe comunque un atto di cui – come filtra da ambienti della Procura – tenere in considerazione. Certo non significa un automatico proscioglimento, né la certezza di ottenere la richiesta di archiviazione, però resta comunque un gesto – da parte di un indagato che continua a 

professarsi innocente, spiegando di non aver mai speso illecitamente quel denaro – da mettere sulla bilancia. A confortare Cirio, del resto, c’è un precedente che ha riguardato proprio il governatore in carica. Nell’aprile del 2014, a poche settimane dalle elezioni regionali, la Procura chiese l’archiviazione di Chiamparino dall’accusa di abuso di ufficio per il caso Murazzi (istanza poi accolta definitivamente nel settembre successivo dal gip). Certo, i due casi sono difficilmente equiparabili, sia nel merito sia nelle procedure, ma l’esito della vicenda giudiziale e i successivi sviluppi politici incoraggiano Cirio a ben sperare. Insomma, molto dipenderà dalle decisioni che assumeranno il procuratore aggiunto Enrica Gabetta e i due sostituti Giovanni Caspani e Andrea Beconi.

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