INFRASTRUTTURE

Così il governo Sì Tir punisce i piemontesi

Autorizzando l'aumento dei pedaggi sulla Torino-Bardonecchia, controllata dall'Anas, Toninelli getta la maschera: garantisce maggiori introiti alla costruzione della seconda canna del Frejus e penalizza la Tav ferroviaria. La rivolta dei comuni montani

C’è chi non si stupisce più neppure di questo, ma certo resta a dir poco bizzarro (e anche un po’ misterioso) che Danilo Toninelli sia riuscito a trovare un accordo con gli odiati concessionari autostradali e non con se stesso, vien da dire visto che la controparte è l’Anas. La questione è quella dei pedaggi autostradali, il ministro sempre lui. Che, inaugura l’anno nuovo, con squilli di tromba annunciando che per il 2019 non vi saranno aumenti, in verità per i primi sei mesi. E questo, ha spiegato il titolare delle Infrastrutture, “grazie una fruttuosa interlocuzione con i concessionari autostradali”.

Interlocuzione che dev’essere mancata in qualche rara, ma non irrilevante, occasione come sulla Torino-Bardonecchia dove la gabella è stata toccata eccome: 6,6% in più. Anas, che è un’azienda a tutti gli effetti pubblica, pur essendo stata integrata nel gruppo Ferrovie dello Stato, destinata a uscirne dopo solo pochi mesi proprio per volontà dell’esecutivo gialloverde, possiede la maggioranza, il 51%, delle quote della concessionaria per il Frejus, la Sitaf. E, guarda caso, le è stato consentito di incrementare il pedaggio. Proprio in Piemonte dove il M5s combatte la battaglia delle battaglie: quella contro la Torino-Lione. E così Toninelli ci mette davvero poco a ad aggiungere al titolo di ministro No Tav anche quello di Sì Tir. Già perché non sfugge che gran parte delle nuove entrate servirà proprio a finanziare il completamento del raddoppio del tunnel autostradale che collega l’Italia alla Francia. I costi iniziali della seconda canna, infatti, sono lievitati parecchio dai 200 milioni iniziali per la parte italiana, soprattutto dopo che il Cipe ha approvato la trasformazione del progetto da semplice galleria di sicurezza (riservata ai mezzi di soccorso) a tunnel di transito per tutti i veicoli. E a mettere mano al portafoglio, oltre ai Gavio, soci privati (che comunque ringraziano), dovrà essere l’Anas. Inoltre, l’incremento del pedaggio sulla A32 farà salire la cifra dei mancati introiti nel calcolo costi-benefici della Tav, rendendola meno conveniente. Insomma, ecco la risposta alla richiesta di spiegazioni posta provocatoriamente dall’ex senatore del Pd Stefano Esposito.

Dura la reazione di Uncem, l’associazione dei Comuni e Comunità Montane: “Il nord-ovest dei transiti, della mobilità e dei trasporti è ancora una volta l'area più penalizzata d'Italia. Non solo la grave situazione, registrata ormai da anni, sempre più acuta, al Tenda. Non solo le eterne incancrenite battaglie tra chi è contro e chi a favore dell'alta velocità. Non solo il Maddalena troppo spesso chiuso a causa della neve e del rischio valanghe. Non solo la Cuneo-Asti resta incompleta. Oggi scopriamo che tra le pochissime autostrade che aumentano in Italia vi sono quelle piemontesi: Torino-Savona, Torino-Aosta, Torino-Bardonecchia” scrivono Marco Bussone e Lido Riba, rispettivamente presidente nazionale e regionale di Uncem. "Aumenti scellerati, gravissimi", denuncia l’ex consigliere regionale del Pd.

Una botta, l’ennesima, all’odiato Piemonte che anche in questo caso “esce come uno dei territori più colpiti e penalizzati”, come nota la deputata dem Silvia Fregolent. E, davvero, non può essere un caso. Contro la ferrovia Torino-Lione, Toninelli ha ormai sposato la linea di Marco Ponti, il professore che ha in uggia i binari e vede meglio i traffici su ruote, al quale è stata affidata l’analisi costi-benefici sulla Tav. Al punto da sventolare la bandiera Sì Tir come vessillo del suo successo contro i vituperati concessionari autostradali.

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