Meno pil per tutti

Da stime di Banca d'Italia e del Fondo Monetario Internazionale nel 2019 la crescita del Pil sarà inferiore alle stime del governo che a quanto pare risulterebbero ottimistiche. La probabilità che le stime del governo siano sbagliate sono significative, stante il rallentamento della Germania con cui l’Italia ha un elevato interscambio. Le industrie esportatrice tedesche utilizzano parecchia componentistica italiana, per quanto in molti settori risultano concorrenti a quelle italiane.

Con un incremento del Pil inferiore a quello previsto il rapporto fra defict e Pil risulterà più alto rispetto alle previsioni mettendo a rischio i conti pubblici con l’eventualità di una manovra correttiva. Il problema di questa manovra, che per quanto sia finanziata a deficit distribuendo soldi a pioggia, è di risultare non amica dell’economia perché non contiene né riduzioni di imposte né investimenti. Anzi si mettono a rischio anche gli investimenti già decisi come la Tav e l’Asti-Cuneo, o la Tap e si bloccano nuove trivellazioni e così via. Come può un investitore estero venire in Italia a mettere su una qualche impresa economica quando questo governo appare nemico dell’impresa? Come liberali ci piacerebbe che le infrastrutture fossero progettate e finanziate dai privati, ma considerata l’attuale situazione sarebbe auspicabile che almeno i soldi delle tasse fossero usate per finanziare infrastrutture e non spese improduttive. Un’opera come la TAV già iniziata costerebbe di più bloccarla che completarla. In una situazione in cui lo Stato fosse meno presente, che si occupasse di meno cose, con una tassazione bassa, sarebbero molte di più le infrastrutture progettate e finanziate dai privati

L’unica agevolazione all’intrapresa economica è rappresentata dall’estensione del regime forfettario per le partite Iva che per quanto introduce una distorsione nel mercato spingendo a non superare il limite di fatturato per continuare a godere del regime agevolato, rappresenta un sicuro vantaggio per l’imprenditore.

Qualcuno spera che reddito di cittadinanza e quota 100 possano in qualche modo far ripartire i consumi interni, ma ciò non è scontato. Il reddito di cittadinanza sarà dato ai poveri e potrà essere usato solo per consumi di sussistenza che in qualche modo i poveri già facevano, per esempio tramite la carità o i contributi comunali. Pertanto non è detto che tale spesa pubblica possa trasformarsi in un aumento significativo dei consumi. Lo stesso dicasi per quota 100: non è detto che per ogni nuovo pensionato ci sia un’assunzione. Una cosa è sicura ci saranno nuovi pensionati da mantenere a fronte di un numero incerto di nuovi assunti con il rischio che i giovani si vedano aumentati i contributi per mantenere i nuovi pensionati.

Sarebbe risultata più utile una manovra che diminuisse le tasse e la burocrazia e indirizzasse le poche risorse pubbliche verso le infrastrutture per far fronte al rallentamento economico.

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