GIUSTIZIA & POLITICA

“Inaccettabile sopprimere garanzie”

L’ex vice Guardasigilli Costa critica la relazione del presidente della Corte d’Appello di Torino: “Affronti piuttosto la situazione del suo distretto, al vertice per procedimenti di prescrizione”. E bacchetta Davigo: “I problemi non si risolvono con logiche correntizie”

“L’inaugurazione dell’Anno Giudiziario a Torino è stata utilizzata da qualcuno come palcoscenico per proporre soluzioni finalizzate a sopprimere le garanzie, anziché discutere dei problemi di un distretto che vanta numeri record di prescrizioni in Appello”. Così, in una nota, il responsabile Giustizia di Forza Italia Enrico Costa critica le parole pronunciate oggi da Edoardo Barelli Innocenti. «Nella sua relazione – spiega l’esponente azzurro, in passato vice Guardasigilli nel governo Renzi – il presidente della Corte d’Appello suggerisce l’introduzione di “filtri” per scremare gli appelli penali e di abolire il divieto di reformatio in peius. Una cerimonia che dovrebbe concentrarsi sull’analisi della situazione del distretto, la Corte d’Appello di Torino è ai vertici nazionali quanto a numero di procedimenti che vanno in prescrizione, diviene occasione per proporre riforme finalizzate solo a scaricare sui cittadini le criticità e le carenze dello Stato». Espressione del più ampio principio del favor rei, tale divieto è previsto e disciplinato dal comma 3 dell’art. 597 del Codice di procedura penale secondo cui il giudice «non può irrogare una pena più grave per specie o quantità, applicare una misura di sicurezza nuova o più grave, prosciogliere l’imputato per una causa meno favorevole di quella enunciata nella sentenza appellata né revocare benefici».

Il deputato piemontese, inoltre, si dice non sorpreso che su questi temi si sia allineato il rappresentante del Csm Piercamillo Davigo: «anch’egli ha sostenuto la tesi dell’abolizione del divieto di reformatio in peius. I problemi del sistema giustizia vanno affrontati affidando i vertici degli uffici a persone che abbiano capacità organizzativa, anziché a chi viene individuato con logiche correntizie. Troppo semplicistico cancellare garanzie scaricando tutto sui cittadini».

A detta del presidente del tribunale di Torino, Massimo Terzi, «i pubblici ministeri dovrebbero far processare gli imputati solo quando sono sicuri di avere prove certe della colpevolezza». Secondo il magistrato questo è «l’intervento decisivo sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo» per ridurre la mole dei processi. Si tratta, ha detto, di prevedere la «necessità che il pubblico ministero eserciti l'azione penale solo in presenza di fonti di prova idonee per la condanna, cioè idonee a convincere il giudice della sua colpevolezza al di là di ogni ragionevole dubbio». A questo, sempre secondo Terzi, si potrebbe affiancare l’abolizione dell’udienza preliminare o la modifica della disciplina del rito abbreviato.