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Il "listone" è solo una furbata

Dunque, tra le molte proposte che campeggiano in questa lunga campagna elettorale piemontese adesso parte anche quella del “listone” per la futura coalizione di centrosinistra. Proposta del tutto legittima e anche doverosa per chi pensa che sia meglio una sola lista, un solo capo, un solo programma, un solo volto politico e personale. Tutto legittimo, come ovvio. Però, com’è altrettanto ovvio, occorre anche rendersi conto - altrettanto legittimamente e senza alcuna polemica - quali sono le conseguenze concrete se questa scelta diventasse il progetto definitivo per l’ex coalizione di centrosinistra. Io ne vedo subito tre.

Innanzitutto è una proposta che avvantaggerebbe unicamente un solo partito della coalizione: il Partito democratico. Anche se ammantato di nobili intenzioni politiche e programmatiche; anche se ricoperto di dichiarazioni di apertura e di svecchiamento partitico, si tratterebbe semplicemente di un escamotage organizzativo per fare un Pd allargato a pochi altri e spacciandola come una operazione civica post partitica. In realtà, come sanno anche i sassi, uno straordinario regalo per far eleggere buona parte degli uscenti del Pd e pochissimi altri.

In secondo luogo la logica del listone rappresenta la negazione alla radice di un valore decisivo e qualificante per la politica democratica: ovvero, il riconoscimento del pluralismo politico e culturale. Ed è proprio dal riconoscimento e dalla valorizzazione del pluralismo che si dà voce e sostanza al cosiddetto “civismo” di cui si esaltano le virtù culturali, politiche e sociali. È un fatto abbastanza scontato che senza una presenza plurale, la stessa coalizione di centrosinistra ne uscirebbe monca non solo per la scarsità dei candidati complessivi rispetto agli altri schieramenti ma, soprattutto, per la semplice ragione che si riduce drasticamente la composizione e la rappresentatività di quella stessa coalizione. Una operazione di non grande qualità democratica.

In ultimo, e per fermarsi solo a queste tre brevi considerazioni, respingere al mittente liste diverse e, di conseguenza, centinaia di candidati, equivale anche a liberare energie politiche e culturali verso altri lidi e, forse, verso altre avventure politiche. Perché è del tutto evidente che quando in politica si è respinti difficilmente si continua a condividere la stessa battaglia o a perseguire i medesimi obiettivi.

Ecco, ho voluto fare solo tre telegrafiche osservazioni per arrivare ad una banale conclusione politica: se la logica che ispira il cosiddetto “listone” dell’ex centrosinistra è quello di premiare il solo Pd con i futuri eletti, di ridurre drasticamente il pluralismo di quella coalizione e di invogliare chi non fa parte della squadra ad andarsene, è persin ovvio prendere atto che si vuol giocare un’altra partita rispetto a quello che molti pensavano ed auspicavano. Speriamo che si tratti solo di uno sbandamento momentaneo.

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