POLITICA & GIUSTIZIA

Pasquaretta non va dai pm

L'ex capo ufficio stampa di Appendino sceglie di non recarsi in Procura a rispondere agli inquirenti. È accusato di estorsione nei confronti della sindaca, turbativa d'asta e traffico di influenze. Una strategia difensiva suggerita dai legali. Sentito come testimone Giordana

Slitta l’interrogatorio in procura a Torino di Luca Pasquaretta, l’ex portavoce della sindaca Chiara Appendino che la scorsa settimana ha ricevuto un invito a comparire nella veste di indagato. L’audizione era prevista questa mattina ma, secondo quanto trapela dagli ambienti giudiziari, Pasquaretta ha deciso di non presentarsi dai pm Enrica Gabetta e Gianfranco Colace. Fra le ipotesi di accusa mossa all’ex capo ufficio stampa della sindaca, difeso dall’avvocato Stefano Caniglia, c’è quella di una estorsione ai danni di Appendino per ottenere un nuovo lavoro dopo il suo allontanamento da Palazzo Civico. La sindaca è stata ascoltata ieri per oltre due ore come persona informata sui fatti e, nel caso specifico, parte lesa.

“Finora sono stato zitto. Ma sono stufo. Se aprissi bocca vedi cosa succederebbe…”, avrebbe detto Pasquaretta al telefono con vari interlocutori, millantando chissà quali segreti inconfessabili da rivelare. Conversazioni che, a detta dei magistrati, profilerebbero la prova di estorsione nei confronti della sindaca alla quale chiedeva "contatti e contratti" dopo essere stato messo alla porta. Pasquaretta era stato successivamente nominato portavoce della sottosegretaria al ministero dell’Economia Laura Castelli, che dopo l’apertura dell'inchiesta ha interrotto ogni collaborazione: in mattinata un avvocato di riferimento del polito è stato ricevuto dal pubblico ministero. 

“Abbiamo valutato che, alla luce della gravità delle accuse e del non moltissimo tempo a disposizione, fosse meglio soprassedere al momento. Valuteremo più avanti se farci sentire dai magistrati” ha spiegato il legale di Pasquaretta, Caniglia, che racconta come il suo assistito sia “molto provato” e “colpito profondamente” per le vicende che lo vedono coinvolto “anche perché essendo uomo di comunicazione si rende conto di quello che sta succedendo”. Caniglia ha spiegato inoltre che “lo ha profondamente ferito essere stato accostato alle accuse alla sindaca” dalle quali continua a dichiararsi estraneo. “Dal punto di vista personale – continua il legale – il loro rapporto era buono e ci si  augura che rimanga buono. Il resto fa parte delle indagini”.

Quanto alla consulenza fornita al sottosegretario Castelli, finita al centro dell’inchiesta “faceva parte di quelle occasioni di lavoro che un professionista della comunicazione che si muoveva in un ambito anche politico ha avuto occasione di recuperare, non c’è niente di segreto o di particolare in questo” ha spiegato il legale ribadendo che con l’eurodeputata M5s Tiziana Beghin “ci sono stati solo dei contatti. Non ho invece notizia di contratti”.

Venerdì scorso i carabinieri della sezione di polizia giudiziaria gli hanno perquisito casa e sequestrato computer e cellulare. Gli investigatori gli hanno notificato un avviso di garanzia contestandogli quattro ipotesi di reato. Oltre all’estorsione, anche traffico di influenze illecite e turbativa d’asta. “Non ho mai ricattato Appendino, le voglio bene. È tutto un equivoco che chiarirò nelle sedi opportune”. Oggi, per strategia difensiva suggerita dal legale, ha preferito evitare l’interrogatorio. “A fronte della gravità delle accuse - spiega l’avvocato Caniglia - per ragioni di cautela e di prudenza abbiamo preferito avvalerci della facoltà di non rispondere. In futuro valuteremo, La vicenda lo ha colpito profondamente anche perché essendo un uomo di comunicazione si rende conto di quello che sta succedendo ed è molto provato”.

Si è presentato, invece, al settimo piano del Palazzo di Giustizia l’ex capo di gabinetto della sindaca di Torino, Paolo Giordana, ascoltato come testimone, che ha lasciato la procura senza rilasciare dichiarazioni.

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