VERSO IL VOTO

Salvini stoppa Berlusconi, nessuna incoronazione

A Pescara il Cav voleva annunciare il nome del candidato alla presidenza del Piemonte, ma il leader della Lega lo ha gelato: "Qui parliamo solo di Abruzzo". Una velina di Forza Italia tenta di metterci una pezza: "I patti saranno rispettati, la designazione tocca a noi"

“Qui si parla solo di Abruzzo” avverte e intima Matteo Salvini. Traduzione simultanea per Silvio Berlusconi: “Non pensarci proprio ad annunciare qui il candidato presidente per il Piemonte”. E il Cav, gelato da quel diktat del sempre meno alleato leghista, non solo ci aveva pensato, ma era pronto a farlo il nome dell’avversario di Sergio Chiamparino. Verosimilmente quello di Alberto Cirio, l’europarlamentare albese su cui un pezzo della corte di Arcore da tempo punta per rinserrare i propri ranghi. Meglio ancora se con un coup de théâtre vista la distanza geografica.

Il Capitano ha annusato l’aria, letto i segnali di fumo e i messaggi dei suoi, ha capito che quello di Berlusconi sarebbe stato un forzare la mano in maniera tale da impedire successivi ripensamenti e difficili smentite da parte sua e allora ha alzato l’indice: “qui si parla solo di Abruzzo”. Il breve incontro nel municipio di Pescara tra Silvio, Matteo e la signora Meloni (come userà rivolgersi a lei il leader di Forza Italia marcando anche lì una certa quale distanza) ieri nel tardo pomeriggio dura appena un quarto d’ora in un clima siberiano e un’aria che si taglia col coltello.

La conferenza stampa che seguirà, con una non casuale posizione al tavolo di Berlusconi e Salvini agli opposti e la leader di Fratelli d’Italia al centro, avrà la stessa temperatura politica. Volti tirati, soprattutto quello di Berlusconi e stavolta i lifting non c’entrano. C’entra, eccome, quello che non può che non essere letto come uno stop imperativo a corse in avanti nella ormai delicata questione delle regionali piemontesi. Ma letto, soprattutto, come ulteriore conferma della crescente perplessità (per usare un eufemismo) di Salvini verso il mantenimento di quell’ormai datato patto tra alleati (che sono sempre meno tali) in base al quale spetta a Forza Italia il candidato alla presidenza della Regione.

Ulteriore lettura dell’altolà del Capitano: nulla si muove e nulla si dice prima di aver visto il risultato delle elezioni abruzzesi. Questo perché lui è sempre più convinto che da queste prime urne amministrative che si apriranno domenica Forza Italia uscirà con le ossa rotte. Se i numeri confermeranno previsione e auspicio leghista, nulla sarà più incerto della candidatura alla presidenza del Piemonte in capo agli azzurri.

Le stesse veline prontamente fatte circolare da ambienti di Forza Italia non fanno che confermare questo quadro, cercando di smentirlo: “Una rassicurazione sulle candidature, spettanti a Forza Italia, in Piemonte e Basilicata è arrivata dal leader della Lega Salvini nel breve incontro con Berlusconi e Meloni prima della conferenza stampa al municipio di Pescara”. Sempre secondo le stesse fonti azzurre, “Berlusconi e Salvini avrebbero fatto un punto sull'accordo nel centrodestra per le candidatura in Basilicata e Piemonte e Salvini avrebbe assicurato il leader azzurro sul rispetto dei patti, dopo che, nei giorni scorsi, diversi rumors raccontavano della tentazione della Lega di correre da sola”. Ma se le cose stessero davvero così, non sarebbe stato più semplice ed efficace lasciar fare quello che il Cav aveva in mente e alcuni dei suoi davano per scontato fino a prima del gelido incontro, ovvero annunciare la candidatura che a questo punto non poteva che essere quella dell’europarlamentare di Alba?

Davanti alla foto di rito dei tre assai più sbiadita rispetto a quella del patto dell’arancino del 2017 a Catania, suona a dir poco surreale la forzatura di una delle tanti fonti azzurre che s’affretta a definire un “clima serenissimo” quello che ha connotato l’incontro. Sguardi tesi, occhi bassi e timidi sorrisi. La reunion di Pescara, a sostegno del candidato della coalizione alla Regione Abruzzo, Marco Marsilio, è solo un vago ricordo di un altro incontro: quello che si svolse a piazza di Pietra a Roma per la chiusura delle politiche del 4 marzo. Quel centrodestra ormai non c’è più. Salvini lo ha detto, lo ha fatto capire e lo ripete il concetto in ogni occasione.

Il dubbio se ci sia ancora quel patto cui si aggrappa disperatamente Forza Italia per rivendicare un suo uomo alla guida del Piemonte, se davvero la Lega non abbia già di fatto deciso di abbandonare al suo destino Forza Italia dopo l’attesa batosta proprio in Abruzzo, si avvicina rapidamente alla certezza. Ieri con quel diktat di Matteo a Silvio, si è fatto un evidente passo in avanti. Verso una possibile candidatura leghista contro Chiamparino. E forse verso quella rottura con gli azzurri che ai vertici del Carroccio nessuno considera ormai più di un fastidio in meno.

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