LAW AND ORDER

Sindaca Appendino sotto scorta, il suo vice difende le occupazioni

Mentre la prima cittadina viene messa sotto tutela per le minacce degli anarchici, Montanari rivendica la funzione “sociale” di Askatasuna, Gabrio e Cavallerizza. Il questore Messina: “L’asilo era un covo di sovversivi, sgomberato dopo indagini approfondite”

La prefettura ha disposto la scorta per la sindaca di Torino, Chiara Appendino. Dopo lo sgombero dell’Asilo occupato di via Alessandria giovedì scorso, nel fine settimana si sono verificati pesanti scontri tra anarchici e forze dell’ordine. Sui muri del centro, dove sabato per alcune ore ci sono stati momenti di guerriglia urbana, sono apparse le scritte “Appendino appesa”. Proprio sabato sui social network la sindaca aveva scritto: “gli episodi di violenza perpetrati da alcuni manifestanti oggi a Torino sono di una gravità inaudita. Esprimo piena solidarietà alle persone rimaste coinvolte e sostegno alle forze di Polizia che stanno operando a tutela della Città”.

Toni assai diversi, con distinguo a dir poco inquietanti arrivano invece dal suo vice, Guido Montanari. Ieri in un post su Facebook pur censurando nettamente la guerriglia scatenata dalle frange degli anarco-insurrezionalisti, il vicesindaco ha nei fatti preso la difesa dei Centri occupati, riconoscendo loro – a differenza degli occupanti dell’ex scuola materna – una funzione “sociale”.

“Le violenze dei manifestanti di ieri non sono giustificabili in nessun modo. Non c’è nessuna politica degli sgomberi da parte della Città nonostante qualcuno cavalchi queste definizioni idiote”. Per Montanari “via Alessandria non aveva nessun contenuto sociale: era un rifugio di alcuni delinquenti odiato dai cittadini. Niente a che vedere con Cavallerizza, Gabrio e Askatasuna”. Il vicesindaco rivendica dunque il lavoro dell’amministrazione. “Stiamo liberando le palazzine ex Moi con pratiche riconosciute dappertutto per intelligenza e attenzione - scrive -. Per restituire lì come altrove beni comuni ad una fruizione pubblica. Facciamo cose che nessun altro è riuscito a fare in questi anni nell'interesse della città e per riaffermare una cultura della legalità e della giustizia”. Per il Montanari “altri sono i problemi: mancanza di lavoro, risorse e ridistribuzione di ricchezza. Niente a che vedere - sottolinea - con i quattro deficienti violenti che vorrebbero riproporre gli anni Settanta e dietro ai quali corre qualche esponente di una sinistra da salotto che cerca di nascondere il proprio fallimento morale e storico. Mentre i veri responsabili del degrado di questo Paese e di questa città - attacca -, il Pd e le sue politiche in prima fila, con i loro giornali, si beano di pretese divisioni tra i consiglieri del M5s pur di tornare a gestire un po’ di potere”.

Ieri il questore di Torino, Francesco Messina, ha precisato: “L’asilo, occupato da 24 anni, era un covo di sovversivi ed è stato sgomberato in forza di un provvedimento emesso dal Gip di Torino, su richiesta del pubblico ministero e dopo indagini approfondite della Digos”. Nel mirino della procura 21 attentati compiuti con l’invio di plichi esplosivi. “Una delle basi operative di questa cellula sovversiva era proprio l'Asilo occupato di Torino”, ha spiegato il questore, che ha descritto un contesto “che non ha nulla a che vedere con la protesta sociale”. Dopo i disordini di sabato la Digos ha arrestato 11 persone e sono ancora in corso indagini su oltre 200 soggetti identificati nel corso del corteo. La sindaca oggi pomeriggio in Consiglio comunale farà le comunicazioni sulla vicenda. Il questore ha parlato di un corteo composto da “gente addestrata e venuta in piazza per mettere in atto strategie sovversive, giunta da tutta Europa, da Francia, Spagna, Croazia e Serbia. C’è stata una chiamata alle armi, sono state usate tattiche militari”. Ma il dettaglio che più allarma è un altro: “In quella che non si può definire protesta sociale, c’erano soggetti che nulla hanno a che vedere con l’ideologia anarco-insurrezionalista. Una solidarietà che non mi spiego. C’erano addirittura una consigliera comunale di Torino - Deborah Montalbano, ex M5s - e una di Giaglione - paese della Val Susa interessato dai cantieri della Tav -, c’erano centri sociali come Askatasuna e Manituana, i comitati No Tav, gli Studenti Indipendenti”.

print_icon