GIUSTIZIA

Finpiemonte, mossa della difesa: "Gatti truffato, processo a Roma"

I legali dell'ex presidente della finanziaria regionale chiedono al giudice di derubricare il peculato. Il raggiro, di cui peraltro sarebbe vittima, è stato compiuto nella capitale, pertanto il tribunale di Torino non è competente. Udienza tra un mese

Hanno chiesto di cambiare il reato, da peculato a truffa, e di mandare gli atti a Roma i difensori di Fabrizio Gatti, l’ex presidente di Finpiemonte indagato di peculato per l’uscita di circa 6 milioni di euro dai conti della finanziaria regionale aperti in Svizzera. Stamattina gli avvocati Luigi Chiappero e Luigi Giuliano hanno fatto questa richiesta al gup Giacomo Marson che dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata dal sostituto procuratore Francesco Pelosi e ribadita in aula nel corso dell’udienza preliminare di oggi, udienza nella quale la Regione Piemonte e la finanziaria si sono costituite parte civile. “Finpiemonte chiederà al tribunale penale soltanto il danno morale perché ha già avviato una causa civile per ottenere il risarcimento del danno materiale”. 

Gatti, insieme a due imprenditori coinvolti nel salvataggio della sua Gem Immobiliare, Pio Piccini e Massimo Pichetti, due presunti prestanome (Giuseppe Colucci e Giuseppe Arabia), all’ex direttrice di Finpiemonte Maria Cristina Perlo (accusata di aver omesso i controlli per evitare il peculato), al direttore della filiale della banca svizzera Francesco Coluccio e a un commercialista, Massimo Santoro (indagato per false attestazioni), è finito nell’inchiesta della Guardia di finanza partita da una denuncia dell’attuale presidente della società con sede in Galleria San Federico, Stefano Ambrosini. Quest’ultimo poco dopo il suo insediamento nel 2017 aveva rilevato un problema nel far rientrare in Italia i 50 milioni di euro depositati alla Vontobel, conti da cui erano partiti tre bonifici (per circa sei milioni di euro) verso alcune società coinvolte nel salvataggio della Gem Immobiliare di Gatti, società gestite da Piccini e Pichetti. 

Secondo i due legali dello studio Chiusano, Gatti non avrebbe potuto commettere un peculato perché non aveva quelle somme nelle sue disponibilità e non aveva potere di firma per muovere i soldi. Quei soldi sono stati ottenuti con “artifici e raggiri”, elementi alla base di una truffa. Quindi Gatti sarebbe stato vittima di un raggiro, un raggiro ideato e commesso non sotto la Mole, ma all’ombra del Cupolone. Per questo ritengono che il tribunale di Torino non sia competente territorialmente in quanto le somme uscite dai conti della Vontobel Bank di Zurigo sono state accreditati su conti correnti con sede a Roma. Inoltre sempre nella Capitale c’è lo studio di Piccini dove sarebbero stati commessi molti falsi alla base della “truffa” ai danni di Gatti.

A dare sostegno alla loro teoria sono stati Colucci, legale rappresentate della Gesi, società che ha salvato la Gem Immobiliare, e Piccini, l’amministratore di fatto di Gesi. Nel corso dell’udienza di stamane quest’ultimo ha voluto dichiarare che in una fase iniziale i rapporti con Vontobel e Finpiemonte erano regolari, ma poi - in un secondo momento - sono diventati irregolari perché, delusi dal comportamento della banca svizzera, lui e Pichetti hanno cominciato a fare dei falsi (all’insaputa di Gatti) creando addirittura un falso indirizzo email di Gatti.

La prossima udienza è fissata tra un mese. Il 14 marzo parleranno gli ultimi difensori e il pm potrà replicare, dopodiché il gup Marson potrebbe decidere sulle sorti del procedimento.

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