VERSO IL VOTO

Non disturbate Chiamparino

Il governatore rimbrotta gli alleati per una serie di esternazioni critiche: "Servono solo a strappare qualche trafiletto sui giornali". Il Pd teme di finire cannibalizzato dalle liste civiche. Se non ottengono le deroghe, Portas pronto a candidare Pentenero e Boeti

Non parlate al conducente, anche se l’autobus va a passo d’uomo. Sergio Chiamparino non ha per nulla gradito i giudizi critici, pur sommessamente espressi, verso l’operato della sua giunta, così come qualche, altrettanto misurata, sollecitazione a dare un bel colpo d’acceleratore alla macchina elettorale. E non lo ha affatto tenuto per sé: alla prima occasione, data dall’incontro con tutti i rappresentanti della coalizione, da par suo ha lanciato stilettate intingendo, come al solito, la punta nel curaro.

“Meglio evitare dichiarazioni che servono solo per avere un trafiletto su giornali, ma non aiutano certo la coalizione”. Non smentendo la fama di moschin, tanto pronto a irritarsi quanto a non farla passare a chi ne è causa, il presidente senza far nomi ha manifestato il suo umore. A fargli saltare la mosca al naso un paio di interviste degli ultimi giorni.

Segnale ricevuto da Mimmo Portas, autore dell’intemerata sul delicatissimo ed elettoralmente cruciale tema della sanità: “bisognerebbe chiedere scusa ai cittadini per le liste d’attesa. Un tema che andava affrontato prima”, aveva detto il leader dei Moderati, aggiungendo che è ormai il momento di partire lancia in resta e con una accorta strategia organizzativa.

Recapitato a destinazione il messaggio pure a Daniele Valle, il consigliere regionale del Pd che in un’intervista allo Spiffero aveva avvertito del rischio di una campagna elettorale solo sulle cose fatte e con poche proposte per il futuro rischiando di affidare la ricerca del consenso a narrazioni lontane dal vissuto dei piemontesi: replicando i non esaltanti precedenti dei vari Matteo Renzi e Piero Fassino.

Osservazioni tutt’altro che gradite da Chiamparino, al quale l’esortazione a dare più mordente alla propaganda, abbandonando la flemma del suo esageroma nen è arrivata un po’ da tutti gli alleati, sia pure con toni differenti. A notare una certa moscezza in questo avvio di competizione, peraltro favorita dal fatto che il centrodestra non ha ancora un suo candidato formalmente investito del ruolo, sono tutti i partner della coalizione. Non fa eccezione il Pd, il cui segretario regionale aggiunge un’ulteriore preoccupazione: quella motivata dall’affollamento di liste civiche.

Anche di questo si è parlato nell’incontro dell’altro giorno. E Paolo Furia è tornato a ribadire un concetto che aveva già espresso commentando l’esito delle elezioni regionali in Abruzzo: “Se da una parte è vero che una forte componente civica aiuta a tenere vivo il centrosinistra, dall'altra è evidente che la debolezza del Partito democratico nuoce a tutta la coalizione".

Sviluppando il ragionamento sull’accidentato terreno delle elezioni in Piemonte, Furia non ha nascosto un rischio che potrebbe derivare da una proliferazione di formazioni civiche: quello di cannibalizzare il Pd, senza aumentare in maniera decisiva il risultato complessivo della coalizione.

Una tesi che certo non farà saltare di gioia chi sta lavorando a liste di supporto a Chiamparino, da quella ormai consolidata del Monviso che fa riferimento all’attuale assessore Alberto Valmaggia e al consigliere Mario Giaccone, passando per quella che probabilmente il consigliere ex montiano, Alfredo Monaco potrebbe collegare o fondere con la proposta elettorale del sindaco di Parma Federico Pizzarotti, con la non nascosta ambizione, come ha affermato lo stesso Monaco, di pescare voti anche dalle parti di Forza Italia. E anche la lista Sì Tav di Antonio Ferrentino è guardata con sospetto, visto che l’ex sindaco di Sant’Antonino di Susa, un No Tav convertito, pare stia arruolando amministratori locali iscritti o communque organici al Pd. Chi invece prevede di calare la lenza nel lago dei grillini delusi è il consigliere di Sinistra Italiana Marco Grimaldi, anche se per lui la posizione sulla Tav resta un nodo da sciogliere con Chiamparino.

Tra le questioni ancora aperte vi è quello delle deroghe al limite dei tre mandati. Nel caso di applicazione rigida dello statuto del Pd, non potrebbero ricandidarsi il presidente del Consiglio regionale Nino Boeti e l’assessore Gianna Pentenero. Sarà il segretario regionale a dover sbrogliare la matassa, con la non nascosta intenzione di Chiamparino di non voler rinunciare a due figure in grado di raccogliere un gran numero di preferenze. Che la soluzione sia quella prospettata dal vulcanico Portas? “Li candido tutti e due nei Moderati – ha detto Mimmo – così si risolve il problema”. Una battuta, certo, ma non scherzava mica.

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