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Veleni e conflitti d'interesse, terremoto al vertice del Caat

In un dossier di 65 pagine le accuse di un componente del consiglio di amministrazione che rassegna le dimissioni. Nel mirino il presidente del Centro agroalimentare Lazzarino, nominato da Appendino su indicazione dell'assessore Sacco

Un dossier di 65 pagine, contenente accuse di conflitto d’interesse in seno al consiglio di amministrazione e di verbalizzazione mendace delle sedute del board. Lo scontro al vertice del Caat, il Centro agroalimentare di Torino, è al calor bianco. Con una lettera inviata a tutti i soci, nei giorni scorsi sono arrivate le dimissioni di Patrizia Ferrarini, titolare dell'hotel Napoleon di Susa, uno dei cinque componenti del cda - indicata dall'Ascom - e responsabile della trasparenza e dell’anticorruzione della società.

Alla base della sua decisione, c’è il rapporto turbolento con il presidente Marco Lazzarino, voluto nel 2017 da Chiara Appendino su indicazione del suo assessore al Commercio Alberto Sacco. Una gestione controversa quella del nuovo numero uno del Caat; secondo Ferrarini “ben distante” dai principi contenuti nell’articolo 21 dello Statuto, per il quale “la gestione dell’impresa” è riferita “all’attuazione dell’oggetto sociale … nel rispetto dell’interesse pubblico espresso dai soci che costituiscono la maggioranza”.

Al centro di un braccio di ferro che dura da quasi un anno c’è la questione dei contributi dovuti dai grossisti per lo smaltimento dei rifiuti. Solo una parte delle aziende e cooperative presenti nel Centro di strada del Portone, a Grugliasco, versano la propria quota, mentre le altre hanno intrapreso un contenzioso contro il Caat stesso. Della questione si era occupato l’ex direttore generale Massimo Busi, scomparso più di un anno fa  per un improvviso malore. Sotto la sua gestione erano state avviate delle trattative con il Cidiu – il Consorzio di raccolta e smaltimento rifiuti dei Comuni della zona Ovest di Torino – per introdurre la raccolta differenziata. Contestualmente, il piano del direttore prevedeva che tutti i grossisti pagassero il contributo per la raccolta e lo smaltimento, calcolato forfettariamente in 350mila euro annui (ridotti poi a 120mila) da ripartire tra tutte le aziende operanti all’interno del grande mercato. Tra chi si rifiuta di versare la propria quota ci sono le società direttamente riconducibili a Edoardo Ramondo, potente grossista torinese a capo della FV Srl, della Ramondo Srl e della AgroT18 Srl, tutte inserite all’interno del Caat. Due di queste, inoltre (la FV e la Ramondo) con il Caat hanno in atto un contenzioso.

Edoardo Ramondo, dunque, è al timone del Centro agroalimentare e allo stesso tempo rappresenta la controparte in una vertenza legale. Ecco, secondo Ferrarini, l’origine di un conflitto d’interesse che potrebbe aver portato l’azienda a modificare le proprie politiche con l’obiettivo di sanarlo. Ma a vantaggio di chi? Si tenga conto inoltre che Ramondo è anche il vicepresidente della Apgo Torino, l’associazione dei grossisti che si contrappone ad AgroCaat, gli operatori che il contributo sui rifiuti lo hanno sempre pagato.  

Risulta allo Spiffero che nel business plan approvato in una delle ultime sedute del consigli di amministrazione dello scorso anno sia sparita la voce in cui viene previsto il contributo per i rifiuti da parte dei grossisti. Una decisione che, a voler essere maligni, potrebbe essere figlia di un asse tra il presidente Lazzarino e il consigliere Ramondo, con la complicità del nuovo direttore generale, Gianluca Cornelio Meglio. Il piano industriale è stato approvato da soli tre consiglieri su cinque (Lazzarino, Ramondo e Paolo Odetti, espressione della Camera di Commercio) visto il voto contrario di Ferrarini e l’assenza di Roberta Baima Poma, indicata da Confesercenti.  

Il grande mercato ortofrutticolo acquista e vende ogni anno mezzo milione di tonnellate di frutta e verdura, per un giro d’affari che si aggira intorno ai 7 milioni di euro (e utili ridotti all’osso). Il socio principale è il Comune di Torino che detiene il 93 per cento delle quote e nomina il vertice. Oltre al contributo per i rifiuti, sul tavolo del consiglio di amministrazione ora c’è anche il rinnovo dei contratti che sono stati tutti disdetti e ora dovranno essere rinegoziati. Secondo quali criteri?

Dinamiche organizzative e gestionali si fondono con ambizioni personali e antiche rivalità. Non sfugge infatti che Ferrarini sia stata nominata nel cda su indicazione dell’Ascom ed è considerata molto vicina alla presidente Maria Luisa Coppa, la quale a sua volta deve difendersi da quella che considera un’opa ostile all’associazione pianificata proprio da Ramondo.

Le difficoltà di gestione del Caat sono già state al centro di un dibattito in commissione Commercio, sollecitato dal consiglieri Pd Enzo Lavolta. Per fare chiarezza sulla vicenda il presidente Andrea Russi ha convocato nuovamente la commissione per il prossimo 21 febbraio giorno in cui verranno auditi i vertici della società.

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