VERSO IL VOTO

Pd incagliato sulle deroghe
Boeti: "O tutti o nessuno"

Il presidente del Consiglio regionale del Piemonte chiede al partito pari trattamento dei quattro "uscenti" con tre mandati sulle spalle. Pentenero disponibile a correre alle europee solo se salta Bresso (improbabile). E il rinnovamento?

O tutti o nessuno. Può essere sintetizzato così l’appello con cui il presidente di Palazzo Lascaris Nino Boeti chiede al Pd di usare lo stesso metro per valutare la posizione dei quattro consiglieri regionali che, con tre legislature sul groppone, necessitano di una deroga per potersi nuovamente candidare alle elezioni del 26 maggio. Oltre a Boeti in attesa di una eventuale dispensa dalla norma dello statuto del partito che impedisce un quarto mandato ci sono anche il numero due della giunta Aldo Reschigna, l'assesora Gianna Pentenero e la consigliera astigiana Angela Motta.

“Se il partito intende far rispettare la regola dei tre mandati non ho nulla da obiettare, non mi offenderò e darò il mio contributo alla campagna elettorale – afferma il numero uno del Consiglio –. Quello che chiedo al Pd è solo una cosa, ovvero un comportamento di equità: non fare parti diseguali tra uguali”. Chiede un trattamento equo Boeti, soprattutto dopo le voci di un atteggiamento più indulgente nei confronti di Pentenero, visto anche il suo contributo alla parità di genere e al ruolo nella squadra di Sergio Chiamparino. La stessa posizione di Boeti era stata assunta qualche giorno fa, in alcuni colloqui informali, anche dalla Motta, soprattutto dopo che il partito del Vco aveva votato un documento di sostegno a Reschigna, braccio destro del governatore. Non ci dovranno essere figli e figliastri e per assicurare un trattamento uguale per tutti è necessario che ad assumersi l’onere della decisione sia il partito piemontese e dunque il segretario Paolo Furia.

Più di un dirigente dem da settimane indica come possibile via di uscita il dirottamento verso Strasburgo di Pentenero, legata all’area di sinistra del partito che ha sostenuto Nicola Zingaretti alle primarie. Il neo segretario ha fatto sapere che proverà a convincerla, anche se non sfugge che la condizione imprescindibile per far desistere l’attuale assessore al Lavoro dalla corsa verso la Regione e dirottarla verso la competizione europea è un passo di lato di Mercedes Bresso. “E te lo vedi Furia che convince la Zarina a mollare l’osso? Meglio che si porti dietro un elmetto robusto” scherza un dirigente democratico.

Entro una decina di giorni si dovrà trovare il bandolo della matassa: il 25 marzo, infatti, è prevista la direzione del partito torinese e il 29 è in programma quella regionale, con il compito di varare le liste e assegnare eventuali deroghe. Difficile prevedere come andrà a finire, di certo monta nel Pd la voglia di facce nuove e anche anagraficamente più giovani, soprattutto dopo che sono stati annunciati i nomi degli altri big piemontesi in corsa per le europee, a partire da due componenti degli ultimi governi di centrosinistra, l’ex viceministro dell’Economia Enrico Morando e l’ex sottosegretario al Welfare Luigi Bobba. Per non dire del capolista in pectore, l'ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, prossimo ai 70 anni.

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