TRAVAGLI DEMOCRATICI

Inizia l'era Zingaretti, ecco i piemontesi in direzione

Dall'ex ministro Damiano al fassiniano Gallo, passando per il giachettiano Genoni. Borioli in Commissione di Garanzia. Il nuovo segretario del Pd usa il Cencelli e poi chiede ai suoi: "Mettiamoci alle spalle le contese sugli equilibri interni"

Uno per ogni corrente. Così i piemontesi ottengono un posto nella nuova direzione del Partito democratico varata nel giorno in cui l’assemblea nazionale ha eletto Nicola Zingaretti segretario. Dei magnifici cento fanno parte l’ex ministro Cesare Damiano (per qualche giorno concorrente dello stesso governatore laziale)) il fassiniano Raffaele Gallo, la deputata renziana Francesca Bonomo (che vince il testa a testa con una seccatissima Silvia Fregolent grazie all'intercessione di Luca Lotti) il collega Andrea Giorgis, legato alla sinistra cuperliana, il novarese Giuseppe Genoni, coordinatore regionale della mozione di Roberto Giachetti, l'orfiniana Chiara Gribaudo da Cuneo e il consigliere comunale di Torino Claudio Lubatti della componente di Matteo Richetti. Entra in direzione, tra i 14 scelti direttamente da Zingaretti, pure e il vercellese Andrea Pacella, ricercatore di 32 anni, già responsabile degli enti locali nella segreteria del partito piemontese di Davide Gariglio e soprattutto tra i primi a lavorare sottotraccia nella macchina elettorale di Zingaretti quando ancora non c'era neanche la data delle primarie. L’alessandrino Daniele Borioli, ex parlamentare e attuale tesoriere del Pd piemontese, va invece in Commissione di Garanzia. A loro si aggiungono i membri di diritto: il governatore del Piemonte Sergio Chiamparino, l'ultimo segretario dei Ds Piero Fassino, la vicepresidente del Senato Anna Rossomando e il segretario regionale Paolo Furia

Finisce così, ufficialmente, l’era di Matteo Renzi al vertice del Nazareno, quartier generale che verrà smantellato dopo essere stato almeno momentaneamente rottamato colui che l’ha abitato per quattro anni, dal 2014 al 2018, fino alle dimissioni dopo la sconfitta elettorale del 4 marzo. L’ex premier Paolo Gentiloni è stato eletto presidente, Anna Ascani e Deborah Serracchiani sono le sue vice, mentre Luigi Zanda è il nuovo tesoriere (con 83 astenuti).

Tra i componenti della direzione tanti big delle varie correnti tra cui Goffredo Bettini, Francesco Boccia, Carlo Calenda, Monica Cirinnà, Tommaso Nannicini, Marianna Madia, Marco Minniti, Antonio Misiani, Andrea Orlando, Roberta Pinotti, Barbara Pollastrini, Lia Quartapelle, Marina Sereni, Sandra Zampa, Matteo Richetti, Alessia Morani, Francesco Russo, Alessia Rotta, Dario Stefàno, Beppe Fioroni, Giuditta Pini e Maria Elena Boschi. Tra coloro scelti direttamente dal nuovo segretario anche pezzi di una sinistra con cui Zingaretti è deciso a dialogare: si tratta di Marco Furfaro e Maria Pia Pizzolante, entrambi dell'associazione Futura di cui Laura Boldrini è presidente e che ha come rappresentante in Piemonte l’assessora regionale Monica Cerutti, candidata alle prossime elezioni con l’Italia in Comune di Federico Pizzarotti. (Qui tutti gli eletti in Direzione)

“Serve un nuovo Pd – ha detto Zingaretti nel suo intervento – deve cambiare tutto a cominciare dallo statuto per impedire la salvinizzazione del Paese”. “Ricordiamo che oggi 17 marzo si festeggia l’Unità d’Italia – ha proseguito – un augurio al Paese che amiamo e per il quale lottiamo. Ora dobbiamo muoverci. Insieme, io mi auguro, dobbiamo metterci di nuovo in cammino”. Un augurio che rivolge ai quasi duemila delegati dell’assemblea riunita all’hotel Ergife di Roma giacché “non è in gioco solo il governo ma le fondamenta irrinunciabili della nostra comunità politica. Il Paese è bloccato e sta decadendo. Il pil è fermo, nel prossimo autunno ci sarà bisogno di una manovra di decine di miliardi di euro e sarà drammatica”.

Una gestione che si prefigge di riunire tutte le anime del Pd e aprire al dialogo con gli altri pezzi della sinistra. Zingaretti incassa il sostegno dei suoi due competitor Giachetti e Maurizio Martina e pure quello di Matteo Renzi che ancora guida le truppe parlamentari. “Su tutte le questioni più urgenti – osserva ancora – abbiamo un governo che pronuncia solo degli imbarazzanti ni con un fraseologia tipica della prima Repubblica. L’Italia è un grande Paese che non si governa con i ni, non si governa con l’immobilismo”. “Dobbiamo rimettere al centro la persona umana -  continua – come hanno fatto le ragazze e i ragazzi scesi in piazza per il clima. Serve più riformismo per affrontare il futuro. Dobbiamo rimettere al centro la giustizia sociale, perché la lotta alla povertà è la condizione per stare meglio tutti”. Altro obiettivo è “ricostruire una classe dirigente italiana. Mettiamoci alle spalle le contese sugli equilibri interni, avviamo una dialettica nuova tra le componenti. Non dobbiamo più neppure lambire una politica lontana dalla vita”.

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