Dopo le europee faremo (il) centro

Il partito/movimento di centro nascerà dopo le elezioni europee, cioè dopo il vero grande sondaggio politico popolare. Del resto, dopo il ritorno della sinistra attraverso la rinascita del Pd/Pds, dopo la rinnovata presenza del sistema proporzionale, dopo l’ascesa progressiva ed irreversibile della destra leghista e salviniana, e con il declino lento ma ormai inarrestabile del movimento populista ed antisistema dei 5 stelle, è del tutto naturale, nonché scontato, che ritorni il centro. Un centro plurale, riformista e democratico che non si esaurisce con la presenza cattolicodemocratica e popolare ma che contempla al suo interno anche questo filone ideale e culturale. E questo per un motivo molto semplice: la stagione della Democrazia Cristiana, cioè di un “partito di centro che guarda a sinistra” culturalmente omogeneo e compatto non è più riproponibile. È ormai una esperienza consegnata alla storia. Seppur importante e decisiva nella storia democratica del nostro paese.

Nel frattempo, soprattutto per le elezioni locali come quelle regionali piemontesi e in assenza di una lista che sia politicamente caratterizzata e culturalmente omogenea, seppur né clericale e né confessionale, è del tutto naturale che la presenza cattolico democratico e popolare sia presente in più liste e in più schieramenti politici. Un pluralismo politico - che nella politica italiana è un dato di fatto da qualche lustro - che trova anche nella prossima competizione regionale piemontese una concreta traduzione.

Ora, di fronte a questo scenario politico emergono due elementi specifici. Innanzitutto nessuno può ergersi ad interprete esclusivo della presenza cattolico-democratica e popolare alle prossime elezioni regionali piemontesi. Nessuna lista, com’è ovvio, e anche nessun singolo esponente politico. La presenza disseminata in più liste e nei due schieramenti di centrodestra e di centrosinistra va rispettata e va valorizzata al meglio. Sarà compito del futuro “partito di centro” ricomporre parte di questa presenza nel nuovo soggetto politico.

In secondo luogo, e in questa fase transitoria, questa presenza politica nella istituzione regionale piemontese dovrà almeno cercare di convergere sui grandi temi che sono direttamente riconducibili alla cultura cattolico-democratica e popolare. Sarebbe, questo, un atteggiamento politicamente responsabile e coerente per evitare di ridursi, com’è oggi purtroppo, ad una presenza puramente testimoniale e del tutto ininfluente nelle scelte concrete dei singoli partiti. A sinistra, con il ritorno del Pd/Pds, questa cultura - com'è a tutti evidente - si riduce ad essere l’esperienza dei cattolici indipendenti nelle liste di sinistra conosciuta tanti anni fa. Sul versante della destra la presenza cattolica è puramente virtuale e strumentale rispetto alle scelte concrete che caratterizzano quello schieramento. I 5 stelle, al riguardo, non meritano commento alcuno.

Ecco perché, e in attesa del dopo voto europeo per far decollare il nuovo quadro politico, la presenza politica dei cattolici democratici e popolari non può che essere plurale e disseminata dappertutto. Con nessuno che può ergersi a paladino esclusivo e autentico di questa cultura.

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