ALTA TENSIONE

Coprifuoco a Torino, fermati i violenti

Si conclude senza incidenti il corteo. Disinnescata la minaccia degli anarco-insurrezionalisti, molti provenienti dall'estero. Minacce alla sindaca Appendino e al ministro Salvini. Cinque arresti, decine di denunce e molti fogli di via. Sequestrato il kit di guerriglia urbana

Si è conclusa senza scontri la manifestazione promossa dagli anarchici a Torino. Oltre un migliaio i partecipanti, che hanno marciato per chilometri cercando di avvicinarsi all’Asilo di via Alessandria, sgomberato lo scorso febbraio dalle forze dell’ordine. A complicare i piani dei dimostranti, l’operazione preventiva della polizia, che intorno alle 13 ha bloccato in via Aosta duecento esponenti dell’ala antagonista, molti dei quali provenienti dall’estero (Spagna, Francia e Grecia). Il gruppo - secondo le forze dell’ordine, la frangia violenta del corteo - è stato circondato dagli agenti e solo dopo alcune ore è stato consentito di raggiungere la scuola Salvo D’Acquisto, occupata nei giorni scorsi. All’istituto, attorno alle 20 circa, è confluito anche il corteo, con la polizia che è rimasta a presidiare l’area.

“Volevano condizionare l’intera manifestazione” gli anarco-insurrezionalisti, molti dei quali stranieri, a cui la polizia ha impedito di prendere al corteo. “Non avevano intenzione di rispettare le regole – spiega il questore, Francesco Messina - e per questo motivo sono stati bloccati e identificati. Verranno denunciati perché trovati in possesso di un ingente quantitativo di materiale atto a offendere”, tra cui bocce di ferro, spranghe e materiale incendiario. “Abbiamo reso inoffensivo un gruppo di persone che voleva ridurre Torinoin un campo di battaglia”.

Il capo della polizia, prefetto Franco Gabrielli, ha telefonato a Messina, complimentandosi per il buon esito del dispositivo di sicurezza. “Abbiamo garantito la sicurezza dei torinesi in una giornata davvero complessa”, commenta il questore Messina, che estende i complimenti “a tutti i funzionari che hanno diretto il servizio e a tutti gli uomini che vi hanno preso parte. Ho una squadra di fuoriclasse”. Messina, che tra pochi giorni diventerà dirigente centrale anticrimine della Polizia di Stato, si dice “felice di avere preservato Torino, consentendo il regolare svolgimento alle tante manifestazioni in programma, dalla Biennale Democrazia alla partita di campionato della Juventus. E abbiamo anche garantito il diritto di manifestare liberamente, nel rispetto delle regole, a chi è sceso in strada”.

È stato però un sabato pomeriggio “blindato” quello appena concluso nel capoluogo piemontese, attraversato in lungo e in largo dalle scorribande di anarchici arrivati dall’Italia e dall’estero per “riprendersi la città”. Il bilancio, al momento, è di quattro arresti, numerose denunce e otto fogli di via da parte delle forze dell’ordine, che hanno sequestrato il kit completo per la guerriglia urbana: bombe carta, maschere antigas, tirapugni e coltelli, oltre ad una serie di indumenti. Tutti rigorosamente di colore nero.

“Torino non è questa, oggi è sembrato di vivere in una città sotto assedio”, rimarca il vicepresidente del Consiglio comunale Enzo Lavolta (Pd), mentre il capogruppo di Fratelli d’Italia Roberto Rosso chiede comunicazioni urgenti alla sindaca Chiara Appendino, bersaglio di pesanti minacce da parte dei manifestanti. “Appendino la scorta non ti basta” e “non sparare a salve, spara a Salvini” sono alcune delle scritte comparse sui muri del cimitero monumentale, in corso Regio Parco, quando il corteo era in corso già da alcune ore. Un migliaio le persone che hanno preso parte al momento culminante di una mobilitazione attiva ormai dal 7 febbraio, giorno dello sgombero da parte delle forze dell’ordine dell’Asilo occupato, per 25 anni base sotto la Mole delle attività di anarchici e antagonisti. Da allora è stato una escalation di arresti, scarcerazioni, denunce, dimostrazioni contro la sindaca Appendino, parapiglia, tensioni, polemiche politiche. Fino ad oggi pomeriggio, quando gli “anti-sistema” si sono ritrovati davanti alla stazione di Porta Nuova, dopo essere partiti da cinque differenti punti di una Torinoinsolitamente deserta, le serrande dei negozi abbassati e le strade vuote per la paura di altri incidenti, dopo quelli del corteo di protesta del 9 febbraio che mise il capoluogo piemontese a ferro e fuoco. 

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