SCIUR PADRUN

Salto generazionale (all'indietro) per l'Unione industriale torinese

Si prepara la successione di Gallina al vertice di via Fanti. Due quarantenni i papabili: l'ex numero uno dei giovani Gay e Marco Lavazza. Ma il presidente dell'Amma, l'ultrasettantenne Marsiaj, vuole a tutti i costi la poltrona. La regia del direttore Gherzi

Il passaggio delle consegne è previsto in autunno, ma come da tradizione e da necessità le manovre per l’elezione del nuovo presidente dell’Unione Industrialedi Torino sono incominciate con buon anticipo e molta discrezione. L’unica certezza, in mezzo a ipotesi e primi nomi che prendono a circolare, deriva dalla regola: dopo i due mandati biennali consecutivi, l’attuale numero uno di via Fanti, Dario Gallina, non è 

rieleggibile. E, come già accaduto in passato, a curare una felpatisssima ma altrettanto incisiva regia per lo scouting e gli informali sondaggi tra le varie anime dell’associazione senza evitare di fornire sempre ascoltati suggerimenti pare essere anche in questa occasione il direttore dell’associazione datoriale Giuseppe Gherzi, all’Unione Industriale dal lontano 1977 e quindi conoscitore come pochi altri o forse nessuno delle dinamiche che preludono e al passaggio del testimone.

Osservando la storia più o meno recente di quella che è pur sempre un fulcro della politica industriale torinese (e non solo) è difficile non notare come, dopo il periodo Fiat-centrico e un certo esaurirsi delle grandi famiglie industriali nel novero delle presidenze di via Fanti, proprio quei suggerimenti del navigato direttore abbiano in qualche modo finito col condurre verso scelte connotate dalla indiscussa rappresentatività, ma forse meno operative che in passato lasciando insomma quell’incombenza proprio al direttore stesso, anche per dare continuità tra un mandato e l’altro.

A quella di Gallina, guardando il borsino attuale dei papabili, potrebbe seguire una presidenza affidata a all’ex numero uno dei Giovani Industriali Marco Gay, 42enne imprenditore impegnato nel settore digitale e di Industria 4.0, ma anche quella di Marco Lavazza, nato nel 1977, vicepresidente del gruppo e responsabile finanziario dell’azienda di famiglia, da tempo delegato ad occuparsi delle relazioni istituzionali e di quel rapporto con la città, che il colosso del caffè ha negli ultimi anni rafforzato non poco.

Non è affatto escluso che, da qui all’autunno, altri nomi si aggiungano a questi due. Anzi un terzo pare già spuntare, almeno dando credito ai rumors che descrivono l’attuale presidente di Amma, l’associazione che raggruppa le oltre 600 aziende del comparto meccanico e meccatronico, Giorgio Marsiaj. Classe 1947, un ritrovato protagonismo sia associativo sia politico (con la montiana Scelta civica prima, sul fronte Sì Tav negli ultimi mesi), scalpiterebbe non poco per conquistare la poltrona di via Fanti. Un salto generazionale, ma all'indietro.

A favore del fondatore, presidente e amministratore delegato di Sabelt Spa, azienda leader nella produzione di sedili sportivi per auto di alta gamma e di cinture di sicurezza e abbigliamento tecnico per il motorsport e applicazioni speciali di sistemi di ritenuta nel settore aerospace e aviation, giocherebbe una prassi non scritta, ma seguita in molte occasioni quando si è trattato di desinare un nuovo inquilino di via Fanti: il passaggio dalla guida di Amma, appunto. Il peso della meccanica (e della sua evoluzione meccatronica) nel comparto industriale torinese è palesato dai numeri (delle aziende, degli addetti e del fatturato), e questo secondo alcune interpretazioni sarebbe alla base di un certo nervosismo al vertice dell’associazione in riferimento a una possibile esclusione, privilegiando i due nomi fatti in precedenza e connotati anche da un fattore generazionale.

E pure vero che la tradizione era già stata interrotta con il mancato passaggio dal vertice di Amma a quello dell’Unione Industriale dell’allora numero uno Alberto Dal Poz. In quel caso, tuttavia, era stato lo stesso Dal Poz a declinare la candidatura, che poi avrebbe portato all’elezione di Gallina. Il predecessore di Marsiaj avrebbe poi, ben presto, conquistato la guida di Federmeccanica nazionale. Insomma un’eccezione che, come si dice, confermerebbe la regola, non scritta.

Se sarà così, oppure se come molti prospettano la scelta per arrivare a una candidatura unitaria si ridurrà tra Gay e Lavazza, lo si appurerà nei prossimi mesi. Un tempo sufficientemente lungo per far entrare anche altri nella lista dei papabili alla presidenza dell’associazione datoriale impegnata in maniera forte e anche inusuale fino ad alcuni anni fa (come nel caso della partecipazione alle manifestazioni a favore della Tav) per lo sviluppo dell’economia piemontese.

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