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Analisi costi-benifici anche sull'acqua pubblica

L'assemblea di Smat vara uno studio sulla trasformazione della società in consorzio. Sei aree tematiche da approfondire: 90 giorni per ottenere le relazioni conclusive. Costerà 150mila euro

L’assemblea di Smat ha votato oggi l’avvio di uno studio per stabilire l’opportunità di una sua trasformazione in azienda consortile, come vorrebbero i comitati dell’acqua pubblica e il Movimento 5 stelle. Ora, il cda presieduto da Paolo Romano potrà procedere con l’individuazione dei professionisti ai quali verrà affidato il mandato di realizzare una vera e propria analisi costi-benefici su sei aree tematiche: l’efficienza gestionale, le ricadute sugli investimenti, il contenimento dei costi e gli effetti di possibili recessi, i processi di controllo, l’analisi giuridica e le conseguenze sull’inquadramento dei lavoratori. In sostanza tutte le ricadute positive e negative di una eventuale trasformazione da Spa a consorzio. Per questa consulenza la società stanzierà 150mila euro: ogni studio dovrà essere portato a termine entro 90 giorni dall'assegnazione.

Smat gestisce il servizio idrico integrato nell’area metropolitana di Torino, è un’azienda che conta 2,2 milioni di utenti, un piano di investimenti di oltre 2,5 miliardi fino al 2033, da realizzare senza chiedere soldi né garanzie ai soci, che anzi ottengono ogni anno un dividendo derivante dalla buona gestione. Nel 2018, per esempio, Chiara Appendino ha ottenuto 7,5 milioni di euro, un tesoretto fondamentale per chiudere il proprio bilancio.

La battaglia per l’acqua pubblica è uno dei pilastri del programma grillino e a Torino è considerata da molti alla stregua della Tav. La scelta di affidarsi a dei professionisti nasce dalla volontà della maggioranza del capoluogo di procedere con la trasformazione dell’attuale Spa in azienda consortile sul modello della Abc (Acqua bene comune) di Napoli. La prima a battersi è stata dal giorno del suo insediamento la consigliera Daniela Albano, che ha fatto approvare un documento in Sala Rossa volto proprio a intraprendere una nuova via per la gestione dell’acqua. L’analisi che verrà affidata dall’azienda nei prossimi giorni è un primo passo nella direzione auspicata.  

Un’operazione su cui, tuttavia, lo stesso amministratore delegato Marco Ranieri, nominato da Appendino, nutre fortissime perplessità come dimostra il parere fornito proprio da Smat alla deputata M5s Federica Daga, prima firmataria del progetto di legge sull’acqua pubblica a Montecitorio. Le aziende speciali (previste dal Progetto di legge dell’esponente grillina) “hanno l’obiettivo del pareggio di bilancio con l’implicito sostegno diretto da parte degli Enti Locali sia per l’attivazione degli investimenti, sia per il ripiano delle eventuali perdite di esercizio – aveva messo in guardia Ranieri –: tale situazione avrà come inevitabile effetto il blocco o la limitazione degli investimenti di cui il territorio ed il Paese hanno evidente bisogno”. Nel caso specifico di Smat, le conseguenze per gli oltre trecento Comuni soci potrebbero essere devastanti dal punto di vista finanziario: “La trasformazione di Smat in Azienda Speciale consortile può comportare la necessità di rimborsare subito l’indebitamento esistente pari a 382 milioni e di trovare adeguate garanzie per i nuovi finanziamenti (240 milioni per un totale di oltre 600 milioni) – aveva sottolineato Ranieri –. Garanzie che ovviamente dovranno essere assicurate dai Comuni consorziati”. Non solo. Tra gli effetti negativi di una trasformazione in consorzio c’è la “forte burocratizzazione degli atti con conseguente peggioramento dell’operatività”. I modelli proposti dalla parlamentare Cinquestelle, che sono gli stessi perseguiti dalla compagine pentastellata a Palazzo di Città “si prestano a maggiori ingerenze politiche” fanno notare i vertici di Smat. I quali poi tirano in ballo l’esempio dell’Asa di Castellamonte, dove il commissario straordinario ha chiesto 37 milioni ai Comuni consorziati per risanare un buco di 80 milioni che ha fatto andare gambe all’aria la società (di cui un ramo è stato acquisito proprio da Smat). 

Leggi il parere dell'azienda sulla trasformazione

Sul tema il dibattito è aperto anche all’interno del Pd dove tuttavia la maggioranza degli amministratori è favorevole a lasciare le cose come stanno: “Se ci possiamo permettere di spendere 150mila euro per uno studio dall’esito scontato è perché la Smat funziona e sarebbe il caso di lasciarla lavorare” dice il vicepresidente del Consiglio Enzo Lavolta; di tutt’altro tenore le dichiarazioni dell’assessore di Nichelino Diego Sarno, che saluta con favore quest’analisi “un obiettivo che inseguivo da quattro anni”.