ECONOMIA DOMESTICA

Sul decreto c'è aria di crisi (complessa)

Comuni dell'hinterland in rivolta per essere stati tagliati fuori dal tavolo di coordinamento aperto dal Mise. In ballo ci sono 150 milioni e Torino prova a fare l'asso pigliatutto. Lettera dei sindaci a Chiamparino

Nel decreto legge che riconosce il distretto industriale torinese “area di crisi complessa” si fa riferimento a un territorio che comprende 112 Comuni, ma al tavolo di coordinamento e controllo che dovrà essere istituito per individuare progetti e redigere progetti d’innovazione e sviluppo a partire dalla riconversione di siti industriali dismessi, è prevista la presenta del solo Comune di Torino (oltre alla Regione Piemonte, che ha compilato il dossier di candidatura, due rappresentanti del Mise, uno dell’Agenzia per la promozione delle imprese italiane all’estero e infine uno dell’Anpal, l’Agenzia per le politiche attive del lavoro). Non c’è la Città Metropolitana e tra i sindaci dell’hinterland monta il malessere, preoccupati di essere “tagliati fuori” da un provvedimento che dovrebbe garantire circa 150 milioni – in modo diretto e indiretto – a Torino e alla sua cintura.

Perché la Città Metropolitana è stata tenuta fuori dopo aver contribuito assieme alla Regione a redigere il dossier di candidatura (in particolare con il vicepresidente Marco Marocco e il consigliere delegato Dimitri De Vita)? C’è chi teme che Appendino, d’accordo con Luigi Di Maio, abbia deciso di fare la parte del leone e per questo, a pochi giorni dalla pubblicazione del decreto, il sindaco di Grugliasco Roberto Montà, consigliere metropolitano del Pd, ha scritto una lettera a Sergio Chiamparino e alla stessa prima cittadina, essendo lei anche sindaca metropolitana, per chiedere che venga reintegrato un rappresentante della Città metropolitana. In calce le firme di altri quindici sindaci della cintura, da Collegno a Chieri, da Moncalieri a Nichelino e poi Rivoli, Settimo, Rivarolo.

Contestualmente sta per essere presentata una mozione in Consiglio metropolitano volta a impegnare la sindaca “a sollecitare il Mise affinché rettifichi il Decreto prevedendo l’integrazione di un rappresentante” dell’ente di corso Inghilterra. Un documento che potrebbe trovare sponda anche tra i Cinquestelle, dove non mancano i consiglieri indispettiti dalla piega che sta prendendo la vicenda. “Potrebbe trattarsi di una mera dimenticanza di chi dovrebbe conoscere a menadito le funzioni fondamentali di una Città Metropolitana – afferma il grillino De Vita – o in alternativa un comportamento frutto di una proterva e crassa ignoranza”. Insomma, ci va giù pesante, soprattutto tenendo conto che i destinatari di cotanto livore sono compagni di partito più alti in grado come Appendino e Di Maio.

Leggi la lettera dei sindaci dell'hinterland di Torino

È critica anche l’assessora regionale alle Attività Produttive Giuseppina De Santis, “Penso che lì ci sia un errore – afferma –. Oltre alla presenza del Comune capoluogo deve essere rappresentata al tavolo anche la Città metropolitana. Ne parlerò col presidente e scriveremo al ministro”. Secondo De Santis, inoltre, laddove si parla di recupero di aree dismesse “è sensato che sia coinvolto anche il ministero dell’Ambiente”. Insomma, anche secondo la Regione il decreto va corretto. Intanto la stessa Regione ha inoltrato questa mattina a tutti gli stakeholder interessati dal programma – a partire da sindacati e imprese – l'invito a un primo incontro, fissato lunedì 6 maggio, per iniziare a discutere sui progetti da sottoporre al Governo.

Leggi la mozione per il Consiglio metropolitano

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