URNE VIRTUALI

La Lega tira la volata a Cirio

Secondo gli exit poll in Piemonte decisa affermazione del candidato del centrodestra (45-49 per cento contro 36,5-40,5). La coalizione di centrosinistra frena la rimonta di Chiamparino. Il presidente uscente: "Se i dati saranno confermati, sarà una vittoria netta di Cirio e del centrodestra"

La prudenza è d’obbligo e mai troppa. Fatta questa premessa per nulla di maniera nell’attesa dei primi risultati effettivi del voto di oggi, è un Piemonte che svolta con decisione a destra e punisce il centrosinistra (o comunque non gli rinnova la fiducia) che ha governato negli ultimi cinque anni, quello che esce dai primi exit poll.

Il miracolo di Gianduja, come Sergio Chiamparino aveva definito la sua tutt’altro che facile riconferma alla presidenza della Regione, in base alle rilevazioni di più istituti di ricerca non avvererebbe, aprendo la porta dell’ufficio al piano nobile del palazzo di Piazza Castello all’eurodeputato uscente di Forza Italia Alberto Cirio. Il distacco tra i due è indicato tra il 6 e 7 per cento, cifra frutto della ponderazione tra i voti ai candidati presidenti e quelli delle alleanze a loro supporto.

In testa, secondo il consorzio Opinio Italia per la Rai c’è Cirio: il candidato del centrodestra è accreditato tra il 45% e il 49%, con il governatore uscente Chiamparino tra il 36,5% e il 40,5%. Staccato Giorgio Bertola, candidato del Movimento 5 Stelle, per il quale la forchetta è tra il 12% e il 16% (cinque anni fa aveva sfiorato il 21,5%). Confinato all’irrilevanza Il Popolo della Famiglia, con Valter Boero, che nelle migliori previsioni non supererebbe l’1%.

Un centrodestra a trazione leghista che si attesterebbe attorno alla cifra record del 50% (nel 2014 con il Pd oltre il 40% alle europee, Chiamparino venne eletto con il 47,9%), sempre nel caso venga confermato dallo spoglio di domani, non solo avrebbe resa vana quella riduzione della distanza tra i due candidati attribuita a una non facile rimonta personale del presidente uscente, ma facilmente ipotecherebbe a favore dello stesso centrodestra un buon numero di Comuni storicamente in mano al centrosinistra nei quali si è andati al voto. Ma questo lo si vedrà domani, dopo che il risultato finale del voto per il nuovo governo del Piemonte sarà assai più certo per arrivare nel pomeriggio a essere definitivo e si passerà allo scrutinio delle comunali. Tornando a quello che fin dall’inizio è stato un duello, con un esordio da missione impossibile per Chiamparino e la sua coalizione, starebbe proprio nella debolezza di quest’ultima e in particolare del Pd la ragione di quei circa quindici punti di differenza tra il centrosinistra e il centrodestra.

Certamente è l’onda lunga e possente della Lega a portare alla guida della Regione il politico di Alba, la cui candidatura era stata ufficializzata con un ritardo che aveva lasciato intravvedere una possibile forzatura del Carroccio, tanto da essere emersa la possibile discesa in campo, ben vista e a tratti perorata dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, dell’imprenditore Paolo Damilano.

Alla fine il vecchio patto che assegnava a Forza Italia il candidato governatore era stato mantenuto, pur con un accaparramento quasi totale di posti nel listino e poltrone in giunta da parte della Lega. Guardando ancora alle rilevazioni all’uscita dai seggi, si comprende come la stessa forchetta che negli ultimi giorni alcuni sondaggi indicavano sovrapponibile, riducendo o annullando il distacco di Cirio nei confronti di Chiamparino, sia stata una sorta di illusione ottica, frutto di un’interpretazione delle intenzioni di voto molto segnata dalla notorietà del secondo rispetto al primo, così come di un voto valutato senza tenere conto nella maniera opportuna della scelta politica degli elettori, dell’effetto traino delle europee e, più di ogni altra cosa, di quel vento che neppure gli eccessi di Matteo Salvini e la tensione crescente (con tutto quel che ne consegue) all’interno dell’alleanza di governo ha fatto cambiare.

Anzi, la voglia di cambiamento dopo cinque anni per molti versi non certo indimenticabili e contraddistinti da decisioni e scelte (spesso non del tutto autonome, come nel caso della sanità commissariata con il piano di rientro) poco o per nulla premianti per una maggioranza che ha visto, nel frattempo, il suo principale partito crollare alle politiche dello scorso anno e non trovare ancora una strada chiara da imboccare.

Di questo si è ben presto reso conto Chiamparino, il quale non a caso è andato segnando giorno dopo giorno la sua candidatura e la sua campagna elettorale con una dimensione sempre più civica e sempre meno legata al suo partito. Scelta strategicamente oculata, anche se stando agli exit poll, non in grado di colmare – neppur mettendo in conto la spesso citata anatra zoppa, ovvero una vittoria personale senza una maggioranza uscita dal voto – una distanza che il centrodestra, sempre più egemonizzato dalla Lega, ha saputo conservare.

Nelle ultime settimane era apparso chiaro come sul terreno di battaglia si muovessero un candidato forte sostenuto da una coalizione debole (Chiamparino) e un avversario (Cirio) che non poteva vantare (anche per questione di età) la notorietà dell’uscente e la sua forza, ma aveva dalla sua un’alleanza i cui numeri lasciavano poco spazio all’immaginazione.

“Prenderemo anche il Piemonte” aveva ripetuto più volte Salvini. Se, come pare, ci è riuscito questo non solo rafforzerà il vicepremier nei suoi futuri rapporti di forza con l’alleato di governo Cinquestelle, ma soprattutto aggiunge l’ultimo tassello mancante a quella macro regione del Nord (Dal Friuli Venezia Giulia al Veneto, passando per Lombardia e Liguria) nelle mani del centrodestra la cui stragrande maggioranza delle azioni è saldamente detenuta in via Bellerio. Sarà da vedere, in questo Nord ormai conquistato del tutto al centrosinistra, quale sarà il ruolo del Piemonte nei prossimi cinque anni.

Intanto arrivano le prime reazioni agli exit poll. "Per me non sono una sorpresa. - dice il capogruppo alla Camera e segretario regionale del Carroccio Riccardo Molinari -  Sul territorio si percepiva la forza di Cirio. Questa presunta remuntada di Chiamparino non la capisco proprio".

Da Forza Italia, Osvaldo Napoli spiega che quella del suo compagno di partito è " la vittoria dei piemontesi che vogliono la Tav, chiedono sviluppo e crescita, infrastrutture piu' moderne e meno burocrazia".

A mezzonotte in una breve nota Chiamparino anticipa in qualche modo il riconoscimento della vittoria al suo avversario:  “Naturalmente un commento sul voto regionale sarà possibile solo sulla base dello spoglio reale, ma è evidente - afferma il presidente uscente - che se gli exit poll venissero confermati, la vittoria di Alberto Cirio e del centrodestra sarebbe netta. In attesa dei risultati ufficiali, che consentiranno di fare valutazioni più approfondite, voglio ringraziare chi mi ha votato e tutti coloro che mi hanno sostenuto ed aiutato in questa campagna elettorale”.

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