LA NUOVA REGIONE

Cirio s'inchina alla Lega

Dall'Autonomia ai Migranti, dalla Sanità alle Partecipate, alle case popolari "prima agli italiani": il governatore dopo essere stato bacchettato dall'azionista di maggioranza fa un discorso improntato alla "discontinuità". Allasia nel mirino delle opposizioni

Un’ora per ribadire concetti (pochi) in gran parte arcinoti, già contenuti negli slogan della campagna elettorale e nei primi interventi dopo l’incoronazione. Il presidente Alberto Cirio si presenta in aula con le linee programmatiche in cui ripercorre i pilastri della sua azione amministrativa, ma soprattutto paga dazio al partito che rappresenta ben più dell'azionista di maggioranza della coalizione. E lo fa non tanto nell'ovvio riconoscimento del peso determinante che la Lega ha avuto nel successo elettorale, superiore alle stesse attese dei vincitori, ma nel sottolineare su tutti i temi di quella "discontinuità" che era apparsa parecchio in ombra nel saluto istituzionale pronunciato al debutto dell'assemblea di Palazzo Lascaris. Una settimana fa, avevano non poco indispettito i seguaci di Matteo Salvini i toni esageratamente concilianti nei confronti del predecessore, Sergio Chiamparino, e gli attestati di merito attribuiti alla giunta di centrosinistra. Un "continuismo" indigesto, prontamente segnalato con qualche bordata e, soprattutto, messaggi subliminali che, alla prova dei fatti, hanno raggiunto lo scopo: un Cirio che titilla le papille sovraniste e identitarie leghiste, dalla solidarietà "che deve fare rima con legalità" alle case popolari "prima agli italiani". Fino al passaggio finale nel quale il governatore di Forza Italia cita e fa propria la "rivoluzione del buonsenso", cavallo di battaglia del Capitano.

All'inizio del suo discorso Cirio elenca gli assi portanti del programma. Il primo è quello dell’autonomia, ringraziando il presidente del Consiglio Stefano Allasia che nel giorno d’esordio l’aveva colto in contropiede annunciando addirittura l’istituzione di una commissione speciale sull’argomento. Il governatore va oltre: “Il 19 luglio in occasione della festa del Piemonte ci sarà a Torino una giunta regionale tematica dedicata all’autonomia” dice Cirio, piegandosi al suo primo alleato. “Sarà – ha spiegato – una giunta di studio aperta a soggetti esterni esperti della materia che porteranno il loro contributo”. Tra questi lo stesso Allasia e l’assessore dell’Autonomia della Lombardia, Bruno Galli. “Chiederemo di aumentare il numero delle materie perché quelle richieste dalla passata giunta le consideriamo troppo limitative, mancano per esempio il commercio estero e l’innovazione”.

Tra i banchi di maggioranza la folta pattuglia unita dalla spilletta di Alberto da Giussano puntata sul bavero delle giacche annuisce e applaude a comando sotto la guida di un altro Alberto, Preioni da Domodossola, ineffabile capogruppo dall'eloquio incespicante. Insieme all’autonomia, Cirio individua altre due priorità: la relazione con l’Europa – “sull’utilizzo dei fondi strutturali è vero che siamo nella media italiana, ma non siamo nella media delle grandi regioni europee” – e la semplificazione legislativa e la sburocratizzazione: “Abbiamo un migliaio di leggi in vigore, e 300 regolamenti attuativi. Non bisogna fare danni, la delegificazione però serve alle imprese e anche all’amministrazione pubblica”.

Voleva un’altra velocità per il suo Piemonte Cirio, e ad altissima velocità è finito tra le braccia di un alleato che lo cinge fino a strangolarlo. In sanità viene sdoganato definitivamente il rapporto con il settore privato e annunciata per settembre una giunta tematica a Novara sulla Città della Salute. L’aveva richiesta l’assessore Matteo Marnati, novarese, leghista, è stato subito accontentato. Una strizzatina d’occhio al Carroccio arriva anche sul delicato tema dei migranti su cui “la Regione farà la sua parte ma per noi non c’è solidarietà senza legalità e rispetto delle regole e delle leggi”.

L’apprezzamento della Lega al nuovo atteggiamento di Cirio viene sottolineato da ben due applausi, concessi dal presidente Allasia in deroga al regolamento, un atteggiamento fin troppo permissivo che ha provocato l’insurrezione delle opposizioni, già sul piede di guerra dopo la gestione delle deleghe di comitati e fondazioni nell’orbita di Palazzo Lascaris, all’interno dell’ufficio di presidenza. Un esordio non dei più felici, quello dell'ex parlamentare un tempo di provata fede cotiana (da Roberto Cota, per dieci anni leader del Carroccio bossiano e per quattro anni presidente della Regione, oggi un reietto per il nuovo corso salviniano): un piglio tra lo sfottò e l'arrogante, un'interpretazione del regolamento a dir poco eccentrica, una lettura sincopata e claudicante. Certo, se era prevedibile un esercizio del ruolo poco notarile le attese sono state di gran lunga superate, in peggio.

Il governatore si occupa anche delle partecipate, annunciando l’intenzione di voler sfoltire ulteriormente la presenza della Regione laddove non è strategica. “Perché i cittadini piemontesi – ha detto Cirio – non possono pagare le perdite di società che non riescono a stare sul mercato”. La Lega approva, la pace sembra fatta dopo i mugugni seguiti alla seduta di sette giorni fa.

Passando alle infrastrutture, confermato l'impegno a favore della Tav, e una maggiore attenzione sul Terzo Valico, la Asti-Cuneo, il collegamento tra Verbania e Locarno, la ferrovia tra Novara e Milano, il raddoppio della Novara-Vercelli e la Pedemontana di Biella. Per quanto riguarda i Giochi invernali del 2026 Cirio non si arrende: “Presenteremo il nostro dossier al sottosegretario Giorgetti, certi che qualcosa di buono potrà arrivare”, mentre sulla Ztl resta la distanza con Chiara Appendino: “Quando parliamo di inquinamento – conclude il governatore – dobbiamo affidarci ai dati e non a scelte ideologiche”.

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