SOTTOGOVERNO

Finpiemonte, Molina in pole

Perde quota la candidatura del numero uno di Confindustria Ravanelli. Per la guida della finanziaria regionale Molinari punta su un manager di sua fiducia. Polemiche su Zambon, presidente di Finpiemonte Partecipazioni: abita a Roma e si vede poco

Tra le questioni da affrontare e le grane da risolvere che mercoledì Alberto Cirio, al rientro dal suo tour all’estero, troverà sul suo tavolo c’è pure il dossier sulla presidenza di Finpiemonte. A quella che non è mai diventata la banca del Piemonte immaginata da Sergio Chiamparino, ma che resta pur sempre il braccio economico-finanziaro per eccellenza della Regione, serve un nuovo vertice. In virtù dello spoils system, ma anche per quelle dimissioni rassegnate mesi fa da Stefano Ambrosini e congelate su richiesta del governatore nell’attesa della nomina del successore. Nel frattempo Ambrosini è stato indagato per fatti non legati a Finpiemonte, ma alla sua attività professionale. E anche questo ha contribuito a un’accelerazione da parte della Lega, partito cui la spartingaia assegna quel posto.

Il problema è che nel partito di Matteo Salvini si accelera sì, ma muovendo il volante in più direzioni. Una di queste, quella che pareva fino a poco tempo fa la strada più lineare e in discesa, conduceva dritti a Fabio Ravanelli, attuale presidente di Confindustria Piemonte, ormai agli sgoccioli del mandato. L’arrivo di più di un segnale di perplessità dai mondi dell’impresa, dell’artigianato e di quegli ambienti che non gravitano attorno al sistema di via Vela ha imposto un brusco ripensamento. Inoltre, Ravanelli è novarese e secondo il Cencelli della Lega la poltrona di Galleria San Federico non spetta al partito di San Gaudenzio. Anche per questa ragione si era affacciato un altro nome: quello di Paolo Damilano, l’imprenditore delle acque minerali e dei vini di pregio, per settimane candidato in pectore alla presidenza della Regione quale civico proposto dalla Lega su consiglio di Giancarlo Giorgetti, prima che la questione si definisse con l’investitura di Cirio da parte di Silvio Berlusconi, con placet di Salvini.

Il dossier è stato, nei fatti, sottratto dalle mani di Fabrizio Ricca, pur essendo il titolare della delega nella giunta regionale, al quale viene rimproverata la scelta giudicata anche all’interno della stessa Lega “non felicissima” del numero uno di Finpiemonte Partecipazioni, ovvero il carneade Francesco Zambon. Nominato lo scorso ottobre è praticamente uno sconosciuto a Torino, anche perché, riferisce un insider, è residente a Roma e si fa vedere molto saltuariamente negli uffici della società. E anche sul suo profilo professionale iniziano ad addensarsi dei dubbi, a partire dalla dichiarazione dei redditi che, per un manager del suo calibro, nel 2018 era zero.

Allontanandosi la prospettiva di un duello tra imprenditori, combattuto all’interno della Lega tra chi punta su Ravanelli e chi su Damilano, si fa spazio una terza via. È quella che starebbe tracciando in prima persona Riccardo Molinari, per uscire da un impasse e mettere sulla poltrona segnata dalla bufera sui milioni spariti, una figura non legata ai mondi dell’impresa pur frequentandoli e conoscendoli da tempo per mestiere. Nel taccuino del segretario regionale della Lega alla voce Finpiemonte ci sarebbe il nome di Roberto Molina. Alessandrino, funzionario del Banco Bpm con ruoli di rapporto con il mondo produttivo in varie province del Piemonte, già segretario alessandrino della Lega, Molina è amico di lunga data di Molinari e suo storico collaboratore e supporter in tutte le competizioni elettorale fin dagli esordi dell’attuale capogruppo alla Camera. All’epoca della giunta di Roberto Cota, Molina era stato nominato al vertice delle Terme di Acqui ed era stato protagonista di un braccio di ferro per conservare in mano pubblica l’acqua termale nel momento di predisporre i bandi per l’affidamento ai privati del complesso termale. Quando il Comune di Alessandria passa dal centrosinistra al centrodestra, il bancario approda a dirigere il gabinetto del sindaco Gianfranco Cuttica di Revigliasco. Resterà lì fino all’agosto dello scorso anno quando decide di tornare a tempo pieno al suo lavoro nell’istituto di credito.

Nega che la sua decisione sia la conseguenza degli attacchi da parte del centrosinistra e del Pd in particolare sul suo emolumento – “Dicevano che percepivo 180mila euro mentre il mio stipendio in Comune, certificato dal cud, era di 37.389 euro” – ma certo quelle bordate continue non avevano certo contribuito a farlo proseguire al fianco del sindaco. “Con le mie dimissioni l’opposizione ora perde il suo bersaglio preferito - aveva detto lasciando Palazzo Rosso – ora dovrà per forza iniziare a pensare a qualcosa di concreto”. Adesso qualcosa di concreto sembra prospettarsi, nuovamente, per lui. La nomina del presidente e del cda di Finpiemonte è in capo alla giunta regionale, ma se Molinari sbroglia i nodi all’interno del suo partito e porta a Cirio il nome di Molina, non sarà certo il governatore a mettersi di traverso.

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