CENTRODESTRA

Rimpasto e Torino 2021, vertice Cirio-Molinari

Sul tavolo la sostituzione di Rosso e il candidato sindaco del centrodestra. Per l'assessorato il governatore proporrà tre scenari: Marrone, Lanzo, Magliano. Il segretario della Lega temporeggia. Terna di nomi per Palazzo civico: Fagioli, Damilano e Porchietto

Si potrebbe metterla così: l’azionista di maggioranza incontra il ceo e insieme cercheranno una quadra per risolvere questioni contingenti e incominceranno a ragionare su strategie per future acquisizioni. Due, infatti, sono i temi sul tavolo al quale si siederanno mercoledì sera o più probabilmente giovedì Riccardo Molinari e Alberto Cirio: il rimpasto di giunta e il candidato sindaco del centrodestra per le comunali di Torino del 2021.

Sul primo punto, reso necessario, “ma non indispensabile in tempi brevi” come si fa notare dal vertice della Lega, dopo le dimissioni di Roberto Rosso, il segretario del partito di Matteo Salvini da giorni non fa mistero di aver tirato il freno a mano. A un governatore che, al contrario, avrebbe in animo di cogliere l’occasione per rivedere la distribuzione di una serie di deleghe, cullando la non recondita ipotesi di allargare la maggioranza con l’assegnazione di quel posto al consigliere Silvio Magliano dei Moderati, Molinari sarebbe intenzionato a mettere più di un paletto. A partire dal perimetro della coalizione: a fronte della maggioranza bulgara uscita dalle urne il leader piemontese del carroccio non vede, al momento, la necessità di ampliamento,  tanto più fornendo all’eventuale nuovo alleato subito un posto in squadra. Anzi, su quel posto lasciato libero per le note vicende giudiziarie che hanno coinvolto Rosso Molinari ha messo la scritta “prenotato”.

Come già anticipato nei giorni scorsi dallo Spiffero, la Lega è fermamente intenzionata a piazzare un suo uomo, quasi certamente Riccardo Lanzo (ma lo schema potrebbe ancora cambiare, due novaresi in giunta potrebbe alterare gli equilibri interni) ridimensionando pesi e pretese dei Fratelli d’Italia che, quasi certamente dovranno farsi bastare la presenza al governo di Elena Chiorino e la presidenza dell’Atc Piemonte Nord presa con l’impegno di restituirla tra un anno alla Lega. E qui gira la battuta tra i capataz salviniani: “Quando loro ci restituiranno l’Atc rivedremo il posto in giunta”. E chi vuol capire capisca.

Dunque si complica la possibilità per Maurizio Marrone di entrare in giunta, così come il passaggio previsto in quel caso della Cultura dalla leghista Vittoria Poggio all’attuale capogruppo di FdI. Sarà una gatta da pelare, quella con i Fratelli, per Cirio. Il quale, tuttavia, potrebbe evitarla almeno per un po’ dando ascolto a quell’invito a non avere fretta che Molinari ribadirà, anche per evitare di passare da un valzer delle deleghe a una rumba che potrebbe coinvolgere pure il suo partito.

Non meno importante, anche se lo sguardo si apre oltre ipiazza Castello e si concentra su Palazzo civico, l’altro argomento del confronto di metà settimana. Sarà, quella, l’occasione in cui per la prima volta in maniera formale Cirio farà a Molinari il nome che egli ha in mente come candidato sindaco per il centrodestra unito e quanto più possibile allargato: quello di Franca Fagioli. Con l’oncologa, primario al Regina Margherita, Cirio si è visto ancora in questi giorni. Nulla più di una sorta di “ricognizione”, uno scambio di vedute, insomma nulla che possa far dire che Fagioli sarebbe pronta ad accettare la sfida, ma neppure nulla che lasci supporre il contrario. Il suo profilo non parrebbe trovare ostacoli nel vertice regionale della Lega che continua a indicare una figura civica come quella che occorre mettere in campo per vincere a Torino.

Profilo civico, un percorso professionale d’eccellenza, Fagioli ha tutte la carte in regola anche se per qualcuno nel centrodestra e in particolare nella Lega i suoi trascorsi nell’orbita del centrosinistra e in particolare dell’ex presidente della Regione Sergio Chiamparino rappresenterebbero un fardello il cui peso non sarebbe stato del tutto cancellato con lo spostamento verso il fronte opposto, anche nella battaglia condotta in prima persona per il Regina Margherita. E poi l’essere donna di sistema, caratteristica confermata anche dal suo ruolo nel consiglio generale della Compagnia di San Paolo, offrirebbe il destro ai detrattori o comunque a chi nutre perplessità. Il fatto, poi, che la sua “pre-investitura” arrivi proprio da Cirio, non può che alimentare i sospetti di un governatore più interessato a tessere relazioni con l’establishment piuttosto che a scontrarsi per conquistare Torino.

Nel novero dei papabili civici resta ancora, nel taccuino di alcuni esponenti di rilievo della Lega, il nome di Paolo Damilano. Le quotazioni dell’imprenditore che era stato a un soffio dalla candidatura alla presidenza della Regione paiono, tuttavia, in calo. Non per la sua figura, quanto per le dinamiche interne alla Lega che, per il “padrinaggio” di Giancarlo Giorgetti all’epoca in cui si profilava una corsa da governatore, in qualche modo potrebbero complicarsi. Inoltre, il “mestiere” di sindaco, più di trincea che di relazioni, pare poco attagliarsi all’imprenditore del vino e delle acque minerali. “Troppo fighetta”, taglia corto un alto papavero della Lega.

In questa situazione ancora incerta, ha ripreso vigore il nome di Claudia Porchietto. In molti, anche nella Lega, ritengono che la deputata di Forza Italia possa essere in grado di coniugare il tratto politico, quello necessario per marcare le contraddizioni del centrosinistra (vieppiù se si alleerà con il M5s), con la sua estrazione imprenditoriale, quindi in grado di far breccia in quel mondo con il quale il centrodestra da tempo ha interrotto i rapporti. La sua appartenza al partito berlusconiano non pare di per sé un ostacolo, né un pericolo per la Lega (“Forza Italia non esiste più”, sentenziano gli uomini di Salvini). In più i suoi rapporti, diciamo dialettici, con Cirio offrirebbero all’azionista di maggioranza sufficienti garanzie in caso di vittoria di una convivenza non appiattita sul governatore. Il suo nome, difficilmente, sarà pronunciato nell’incontro tra Cirio e Molinari. Ma si è appena all’inizio.

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